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Il pmi manifatturiero dell’eurozona ai massimi da tre anni


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Reuters

Segnali positivi dalla manifattura dell’eurozona. L’indice pmi manifatturiero dell’eurozona di Hcob e S&P Global è salito a maggio a quota 49,4, da 49 di aprile, ai massimi da agosto 2022, confermando in generale i segnali di stabilizzazione del comparto manifatturiero, che si avvicina alla soglia di 50 che separa le fasi di contrazioni ed espansione. “Il settore manifatturiero dell’eurozona ha registrato a maggio un altro aumento mensile consecutivo della produzione, che estende l’attuale sequenza di espansione a tre mesi”, sottolinea Hcob, secondo cui “anche la domanda di beni dell’eurozona ha mostrato segni di stabilizzazione dopo un periodo prolungato di contrazione, mentre le aziende sono state meno aggressive con i tagli all’occupazione, agli acquisti di input e alle scorte”. Quanto alla fiducia delle imprese, si è attestata “al livello più alto da febbraio 2022 con un valore superiore alla media storica”.

Secondo Cyrus de la Rubia, capo economista della Hamburg Commercial Bank “continua ancora la tendenza al rialzo del pmi principale” supportato “dall’aumento della produzione osservato da marzo”. “Il dato che è particolarmente incoraggiante è l’incremento della produzione in tutte e quattro le principali economie dell’eurozona, che evidenzia quanto davvero sia diffusa tale ripresa”, sostiene de la Rubia. Nonostante l’esistenza del “grande rischio” rappresentato da un aumento dei dazi Usa sull’export dell’Ue, “le aziende sono tuttavia notevolmente più ottimiste rispetto al mese scorso riguardo a un aumento della produzione nei prossimi dodici mesi, il che dimostra una certa resilienza, anche di fronte a potenziali mosse protezionistiche dall’altra parte dell’Atlantico”.

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Positivo il dato della Francia, dove l’indice Pmi è salito a 49,80 punti a maggio dai 48,70 punti di aprile del 2025, rispetto a un’attesa degli analisti di 49,5 punti. Per quanto riguarda l’Italia, l’indice Pmi si è attestato a maggio a 49,2, in lieve peggioramento rispetto al 49,3 di aprile. Dall’indagine sui direttori degli acquisti emerge “ancora una volta un settore manifatturiero in Italia in contrazione, a causa delle deboli condizioni della domanda” anche se “un calo più contenuto dei nuovi ordini ha tuttavia contribuito ad un rinnovato ottimismo nel settore, che ha spinto le aziende ad aumentare leggermente i volumi di produzione”, si legge in una nota.

Secondo Nils Müller, junior economist, della Hcob (Hamburg Commercial Bank) “il settore manifatturiero italiano ha mostrato ulteriori segnali di stabilizzazione. Malgrado in marginale calo rispetto ad aprile, i dati raccolti mostrano un settore che sta cautamente uscendo da una prolungata fase di contrazione. La produzione in particolare è aumentata per la prima volta da oltre un anno, grazie all’acquisizione di nuovi clienti e ai timidi segnali di ripresa della domanda, soprattutto dai mercati di esportazione europei”.

Per quanto riguarda la Germania, l’indice Pmi manifatturiero è sceso a maggio a quota 48,3, in lieve calo rispetto al 48,4 di aprile, valore massimo da 32 mesi a questa parte. Per la Germania si tratta del “terzo aumento mensile consecutivo dei livelli di produzione”, trend “in linea con l’ulteriore crescita dei nuovi ordini dall’estero mentre “il calo dell’occupazione e dell’attività di acquisto in tutto il settore ha rallentato” in coincidenza “con un miglioramento del sentiment sulle prospettive di produzione per l’anno a venire”. Per il capo economista di Hcob, Cyrus de la Rubia, “vale la pena guardare oltre il dato principale del Pmi, che è leggermente sceso” per soffermarsi sui “segnali incoraggianti” che emergono dal quadro complessivo. “La produzione è ora aumentata per il terzo mese consecutivo e gli ordini esteri sono in aumento da due mesi consecutivi. Inoltre, l’aumento della produzione non si limita a un solo settore, ma si manifesta a livello generale, nei beni strumentali, nei beni intermedi e nei beni di consumo”.





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