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Lo sviluppo sostenibile le politiche troppo timide e l’impegno di ciascuno


Cara Elisabetta,
la nona edizione del Festival dello Sviluppo Sostenibile ha superato ogni aspettativa: oltre 1.300 eventi in tutta Italia e in 13 Paesi esteri (+45% in più del 2024) con una partecipazione fisica e online mai così alta. È la conferma che una parte sempre più ampia del Paese ha scelto la sostenibilità come bussola del proprio agire, dalla scuola all’impresa, dal volontariato alla ricerca. Non si tratta più di testimonianze isolate e le evidenze emerse durante il Festival descrivono un’Italia che innova per rendere lo sviluppo più sostenibile da tutti i punti di vista. Le imprese orientate alla sostenibilità crescono più delle altre e sono più solide e competitive. 

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I dati elaborati dall’ASviS insieme a Oxford Economics, presentati nel «Rapporto di Primavera 2025» pubblicato in apertura del Festival, confermano che questa è la strada da seguire con decisione: politiche tempestive e strutturate verso la neutralità climatica e l’innovazione possono far aumentare il Pil italiano dell’8,4% entro il 2050, mentre l’inazione, innescando una catastrofe climatica, determinerebbe una caduta del Pil pari al 23,8%. Attuare politiche industriali, sociali e ambientali ispirate all’Agenda 2030 dell’Onu è possibile ed è il modo per assicurare al Paese un futuro prospero, equo e sostenibile. Ma le politiche pubbliche italiane appaiono timide, inadeguate e spesso contraddittorie. E anche l’Europa, dopo l’avvio del Green Deal, rischia di arretrare sotto la pressione di interessi politici ed economici di breve respiro. Sarebbe un errore storico. Le centinaia di organizzazioni che hanno animato il Festival hanno voluto ribadire che l’Agenda 2030 non è una lista di desideri, ma l’unica strada possibile per assicurare il benessere della generazione attuale e di quelle future. La società civile italiana c’è e la politica non può permettersi di ignorarla.
Enrico Giovannini, direttore scientifico di ASviS 




















































Caro Enrico,
siamo felici degli ottimi risultati del Festival al quale anche quest’anno abbiamo aderito con Milano Civil Week. Il motivo della nostra scelta convinta sta proprio in quel «civil» e quindi nell’impegno «civico» di ciascuno al quale anche voi ci richiamate da anni. Servono politiche più coraggiose, senza dubbio, serve contrastare la (contro) cultura del «La crisi climatica non esiste», serve continuare a sostenere le aziende più impegnate nelle politiche di sostenibilità ambientale, sociale e di governance. Tutto ciò non deve diventare però un comodo alibi per scaricare le responsabilità personali su quelle collettive e non cambiare alcuna abitudine nelle nostre vite quotidiane: nel contenimento dell’uso energetico e nella scelta di energie rinnovabili; usando la bicicletta invece dell’automobile quando possiamo; premiando con i nostri acquisti le aziende più virtuose sulla sostenibilità. Perché il cambiamento dipende anche da noi.

2 giugno 2025

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