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Coopetition e sfide globali: il futuro dell’auto europea


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L’industria automobilistica europea vive oggi una trasformazione strutturale profonda. Dopo aver dominato per decenni grazie all’eccellenza nei motori endotermici, il comparto deve oggi fare i conti con dinamiche globali che minacciano il suo primato: l’elettrificazione spinta, il rafforzamento dei costruttori cinesi, il ritardo nello sviluppo di software, batterie e guida autonoma. In questo scenario, il concetto di coopetition, collaborazione strategica tra concorrenti, emerge come possibile via per ricostruire una competitività duratura.

Nel 2019, l’Europa immatricolava quasi 16 milioni di veicoli nuovi. Cinque anni dopo, i volumi sono scesi a 10,6 milioni, con una flessione produttiva del 6,2% su base annua. Al contrario, la Cina ha raggiunto il 35,4% della produzione mondiale. Si tratta di segnali inequivocabili: il sistema industriale europeo non è più leader e affronta un cambiamento non solo congiunturale, ma sistemico.

Il ruolo centrale dell’automotive europeo e il valore della coopetition

Nonostante questo scenario, l’automotive resta cruciale per l’economia continentale: genera 1.000 miliardi di euro di PIL, assorbe un terzo degli investimenti privati in R&S e impiega 13 milioni di persone. Inoltre, i costruttori europei detengono ancora il 40% del mercato globale dei veicoli commerciali. Tuttavia, mantenere questa centralità richiede un’evoluzione del modello industriale, con nuove forme di cooperazione tra imprese.

La rivoluzione digitale sta ridefinendo la natura stessa del veicolo: meno meccanica, più software; meno cilindri, più codice. Nel 2024, un’auto su cinque venduta è elettrica, e l’intelligenza artificiale è parte integrante delle piattaforme di bordo. Eppure, l’Europa è in ritardo su più fronti. Le imprese asiatiche e americane beneficiano di filiere verticali, accesso facilitato a materie prime critiche e politiche industriali aggressive.

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La Commissione Europea ha avviato un Piano d’Azione ambizioso: 3 miliardi di euro per rafforzare la produzione di batterie, la nascita dell’Alleanza per i veicoli autonomi e connessi, e misure per la diversificazione degli approvvigionamenti. Ma senza una convergenza industriale reale, queste iniziative rischiano di non bastare.

La coopetition, già sperimentata con successo nel settore aeronautico, può offrire al comparto automobilistico un vantaggio competitivo: condivisione dei costi di ricerca e sviluppo, piattaforme digitali comuni, co-investimenti in infrastrutture e competenze trasversali. I grandi player non possono più agire isolatamente. Il futuro appartiene a chi saprà costruire reti intelligenti e integrate.

Oggi le case automobilistiche agiscono sempre più come system integrator, orchestrando fornitori specializzati, startup, laboratori e partner tecnologici. In questo nuovo paradigma, la collaborazione tra concorrenti non è più un’opzione, ma una necessità per mantenere un ruolo attivo e strategico nel mercato globale.



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