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In Trentino sempre più appalti vanno ai grandi studi. L’appello degli architetti: «A rischio il futuro dei professionisti locali»


di
Marika Giovannini

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Dopo il nuovo ospedale di Trento, sono stati assegnati a imprese esterne anche i progetti del polo culturale di Levico e della scuola di Pergine: «Requisiti irraggiungibili, servono nuove linee guida»

La questione, tra gli architetti trentini, è nell’agenda da tempo. E solleva più di una preoccupazione. Perché dopo la brusca frenata dell’attività provocata dal Covid, seguita dalla crisi, ogni bando di progettazione diventa importante. Eppure con l’entrata in vigore del nuovo codice degli appalti, per i piccoli studi come quelli trentini aggiudicarsi una gara è diventato sempre più complicato: spesso, infatti, a vincere sono gli studi più grandi, quasi sempre provenienti da fuori provincia. Che possono vantare maggiore esperienza. E che possono affrontare gare europee con più chance di risposta ai requisiti previsti. «Un problema, a rischio è lo stesso futuro degli studi trentini» osserva l’ex presidente degli architetti Marco Giovanazzi. Che invita a trovare soluzioni. «Con la Provincia — rilancia l’attuale presidente dell’ordine Marco Piccolroaz — abbiamo condiviso delle linee guida per cercare di dare qualche possibilità in più agli studi locali».

I precedenti

Gli esempi di bandi di progettazione off limits per i piccoli studi trentini, negli ultimi mesi, non mancano: oltre a quello del Polo ospedaliero e universitario del Trentino, la cui portata fin dall’inizio era parsa fuori scala per i professionisti locali, ci sono il bando per il nuovo polo culturale di Levico (andato a uno studio di Milano), quello per la nuova sede della scuola «Ciro Andratta» di Pergine (che sarà disegnata da un raggruppamento di imprese guidato dalla Eutecne di Perugia), la nuova mensa della scuola di Lavis.




















































«Tutti bandi che i Comuni hanno elaborato in modo corretto» precisa Giovanazzi. Che però rileva il problema: «Il nuovo codice spinge a prevedere una gara unica per affidare tutti i servizi tecnici». E questo ha un effetto immediato: anche per i lavori di piccole o medie dimensioni, la somma di tutti i servizi porta a cifre importanti. E magari anche a una gara europea. Dove, tra i criteri di partecipazione, a spiccare sono le referenze: lo studio che vuole partecipare, in sostanza, deve dimostrare di aver progettato opere simili negli ultimi anni. «Ma tra Covid e crisi — osserva Giovanazzi — gli studi trentini che possono vantare determinate referenze sono pochi». E a quel punto, ad avere la meglio nelle gare sono «studi da fuori provincia, oppure grosse società di ingegneria». Oppure, ancora, raggruppamenti di società, «ma se un piccolo studio si mette insieme a uno studio importante, poi chi farà il progetto?». In questa situazione, conclude l’archietto, «gli studi locali sono spesso tagliati fuori. Eppure in provincia abbiamo studi di alta qualità, anche giovani, che vincono premi». Un problema, ammette Giovanazzi, «di difficile soluzione». «Però — è l’appello — è necessario provare ad affrontarlo, con le risorse dell’autonomia». Anche per evitare un altro rischio, avanzato da Giovanazzi: la spersonificazione. «Un grande studio di Milano tenderà a proporre progetti simili in diversi luoghi, senza un’analisi del contesto».

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Un appello alla Provincia

Rileva il problema anche Piccolroaz. Che aggiunge un ulteriore tassello: «In un momento di crisi come quello attuale, che coinvolge tutti, bandi che un tempo non interessavano ai grandi studi ora diventano appetibili anche per loro. E su opere più piccole, la loro esperienza, che è estremamente superiore a quella richiesta per un intervento di quel livello, viene premiata anche in modo eccessivo». Mettendo ai margini i piccoli studi trentini, che dunque fanno fatica a competere in alcuni contesti. «Si tratta — osserva il presidente dell’ordine — di un tema di preoccupazione anche per le amministrazioni locali». Che si devono rapportare magari con società da fuori provincia, che poco sanno del contesto trentino. E con cui è comunque più complicato scambiare informazioni.

Ma qualche passo, per provare ad affrontare la situazione, è già stato fatto. Per quanto possibile. «La nostra autonomia in questo — ammette Piccolroaz — è praticamente nulla». Però, con la Provincia, gli ordini hanno aperto un dialogo che ha portato alla condivisione, nel mese di maggio, di un protocollo di linee guida per i bandi affidati con il criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa: indicazioni che, ovviamente, non potranno favorire i progettisti trentini. Ma che, in qualche modo, cercheranno di agire su alcuni parametri. Ad esempio, ritoccando un po’ gli equilibri tra il peso della parte tecnica e quella economica (oggi il rapporto è 30% per la parte economica e 70% per la parte tecnica). «Nei prossimi mesi — definisce l’agenda il presidente dell’ordine — queste linee guida dovrebbero essere approvate dalla giunta provinciale e dovrebbero dunque provare a limitare questa situazione che però, ormai, è inserita in un quadro nazionale per il quale la nostra autonomia non può fare nulla».

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3 giugno 2025

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