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Alert dell’OCSE nelle stime economiche globali, la crescita rallenta anche in Italia. Cosa aspettarsi?


L’OCSE ha lanciato il suo “alert” sullo stato dell’economia globale: le stime aggiornate ora prevedono che la crescita del PIL globale rallenterà dal 3,3% del 2024 al 2,9% quest’anno e l’anno prossimo (supponendo che le aliquote tariffarie a metà maggio siano mantenute)”.

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I rischi per il rilancio economico mondiale sono al ribasso e i motivi sono ormai ben noti: la guerra dei dazi dall’esito incerto, un commercio internazionale sempre più ostacolato da barriere, ideologie nazionaliste e da misure protezionistiche, conflitti armati drammatici e lunghi, sfiducia di consumatori e imprese, minacce inflazionistiche, incertezza politica.

Stati Uniti, Canada, Messico e Cina sono i Paesi individuati come i motori negativi di questo trend al ribasso, con un maggiore rallentamento rispetto agli altri. Attenzione, però, anche all’Italia dove l’atteso rialzo del PIL dell’1% non arriverà neanche nel 2026 secondo le previsioni OCSE.

OCSE getta un’ombra sulla crescita mondiale: tutti i numeri delle stime

L’OCSE non ha usato mezzi termini nel presentare il suo rapporto sulle prospettive globali:

L’aumento dei costi commerciali, in particolare nei Paesi che stanno introducendo nuovi dazi, probabilmente alimenterà l’inflazione, sebbene ciò possa essere in parte compensato dal calo dei prezzi delle materie prime.

I rischi per le prospettive rimangono sostanziali. Tra le principali preoccupazioni figurano ulteriori escalation o improvvisi cambiamenti nelle politiche commerciali, comportamenti più cauti da parte di consumatori e imprese e una continua ridefinizione del rischio nei mercati finanziari.

In numeri, la crescita fino al 2025 “sarà particolarmente debole”, con un aumento del PIL mondiale appena il 2,6% nell’arco dell’anno fino al quarto trimestre e di appena l’1,1% negli Stati Uniti.

Nel G20, a fronte di un PIL globale a +2,9% nel 2025 e nel 2026 (in calo rispetto alle precedenti previsioni), degne di nota saranno l’India (+6,3% e +6,4% nel 2025 e nel 2026); l’Arabia Saudita (+1,8% e +2,5% nel 2025 e nel 2026); il Sud Africa (+1,3% e +1,4% nel 2025 e nel 2026). In questi Paesi la crescita sarà in costante aumento.

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Non può dirsi lo stesso, stando alle previsioni, per Stati Uniti, Canada, Francia, Regno Unito che vedranno passi in avanti molto deboli e non costanti. Le stime di crescita degli Stati Uniti, per esempio, sono state riviste al ribasso, portandosi a solo l′1,6% quest’anno e all′1,5% nel 2026. A marzo, l’OCSE prevedeva ancora un’espansione del 2,2% nel 2025.

Come ragioni dell’ultimo declassamento sono state citate le ricadute della politica tariffaria di Trump, l’elevata incertezza della politica economica, il rallentamento dell’immigrazione netta e una forza lavoro federale più ridotta

Per quanto riguarda l’inflazione, la tendenza è altrettanto preoccupante. “Si prevede ora che l’inflazione nell’OCSE sarà leggermente superiore fino al 2026 rispetto alle previsioni precedenti. L’inflazione a livello OCSE dovrebbe raggiungere il 4,2% nel 2025, in aumento rispetto al 3,7% delle proiezioni di dicembre, e il 3,2% nel 2026, rispetto a una precedente stima del 2,9%.”

L’allarme dazi è alto. Per questo, gli analisti dell’OCSE hanno indicato ai politici un approccio diverso per scongiurare un’ulteriore frammentazione degli scambi commerciali, attraverso riforme per accelerare la resilienza delle catene di approvvigionamento e la diversificazione di fornitori e consumatori da parte delle imprese.

Allo stesso modo, ci si aspetta la massima attenzione da parte delle banche centrali affinché continuino il percorso di abbassamento dei tassi di interesse dove possibile.

Anche i conti pubblici degli Stati sono sotto i riflettori. “Le pressioni di bilancio a breve termine derivanti dai costi del servizio del debito e dalla spesa militare saranno aggravate nel lungo periodo dai persistenti costi associati alla mitigazione e all’adattamento climatico e all’invecchiamento della popolazione”.

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Queste ultime sono sfide importanti, che chiamano urgentemente i Governi a fare riforme fiscali, visto che i rapporti debito pubblico/PIL elevati e in aumento in molte economie OCSE nel periodo 2025-2026.”

Misure ad hoc vanno anche studiate per rilanciare gli investimenti e incentivare le imprese a innovare e produrre.


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Quanto crescerà l’Italia? Le previsioni

Il focus sull’Italia dell’OCSE ha evidenziato che:

PIL rallenterà leggermente allo 0,6% nel 2025 e aumenterà allo 0,7% nel 2026. Si prevede che le perturbazioni delle politiche commerciali globali rallenteranno la crescita. L’aumento dei salari reali sosterrà la domanda dei consumatori. Gli investimenti saranno stimolati dall’attuazione accelerata dei progetti del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza”

Una stagnazione delle esportazioni è prevista nel 2025 a causa dei dazi e dell’incertezza sulle dinamiche commerciali globali. Attenzione anche all’industria:

“La produzione industriale è stata inferiore dell’1,8% a marzo 2025 rispetto all’anno precedente ed è in calo da oltre due anni. La debolezza è generalizzata, con la produzione di veicoli a motore e componenti particolarmente debole. Gli investimenti sono stati frenati dalla riduzione dell’edilizia residenziale con la riduzione del generoso credito d’imposta Superbonus dall’inizio del 2024.”

Inoltre, l’OCSE ha messo sotto la lente anche il riflesso della guerra tariffaria di Trump contro l’UE sull’Italia: “gli effetti indiretti potrebbero essere significativi, ad esempio attraverso le catene di produzione globali di veicoli a motore o una domanda globale più debole”.

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Massima allerta anche sulla concorrenza dei prodotti industriali cinesi che sta crescendo e sulla volatilità dei prezzi internazionali dell’energia e del gas, al quale il nostro Paese è fortemente legato.

Per i conti pubblici, le stime confermano la riduzione del disavanzo di bilancio nominale dello 0,6% del PIL. L’Italia, però, è chiamata a riforme sul sistema energia, fisco, pensioni, lavoro.


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