I meccanismi di prezzo dell’energia, legati ancora al gas nonostante la crescita delle rinnovabili, stanno penalizzando le imprese italiane. Confindustria propone una riforma del mercato per riflettere il reale costo di produzione e salvaguardare la tenuta del tessuto industriale.
La transizione energetica avrà successo solo se sarà sostenibile anche dal punto di vista economico, dicono gli esperti, e per questo, oltre agli incentivi per la produzione di energia verde, servono regole di mercato e politiche tariffarie che ne trasferiscano i benefici reali a chi l’energia la consuma ogni giorno per creare lavoro, innovazione e valore.
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L’appello al “disaccoppiamento” tra elettricità e gas non è nuovo, ma diventa ogni giorno più urgente. Emanuele Orsini, presidente di Confindustria, chiede un intervento deciso del governo e delle autorità regolatorie per introdurre un sistema di prezzi che rifletta realmente i costi di produzione dell’energia elettrica. In altre parole, se il mix energetico nazionale si basa per una quota significativa su fonti rinnovabili, il loro costo (più basso e stabile) dovrebbe diventare determinante nel prezzo finale, anziché essere annullato dal prezzo del gas.
L’idea condivisa anche in Europa
Si tratta di un’idea condivisa anche da altre associazioni di categoria e rilanciata in più occasioni a livello europeo. Già nel 2022, durante la crisi energetica innescata dalla guerra in Ucraina, la presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen aveva annunciato una riforma del mercato elettrico europeo che superasse la logica marginalista per incentivare davvero la transizione verde e tutelare imprese e cittadini da picchi speculativi.
Oneri generali di sistema: un peso da ridurre
Un altro punto critico sollevato da Orsini riguarda gli oneri generali di sistema: voci che compongono la bolletta elettrica e che includono, tra le altre cose, i costi per incentivare le rinnovabili, il sostegno alla cogenerazione, la copertura dei regimi tariffari speciali e i costi per lo smantellamento del nucleare. Secondo i dati di ARERA aggiornati al 2024, questi oneri pesano per circa 40 euro per megawattora (MWh).
Attualmente, alcune categorie come gli artigiani e i commercianti in bassa tensione godono di esenzioni parziali o totali. Orsini chiede che tali agevolazioni siano estese anche alle piccole e medie imprese industriali, che rappresentano l’ossatura del sistema produttivo italiano. Per molte di esse, soprattutto nel manifatturiero, l’energia elettrica è una voce di costo significativa, e ogni margine di risparmio può fare la differenza tra la competitività e il rischio di chiusura.
Energia e competitività: i numeri parlano chiaro
L’allarme di Confindustria non arriva per caso. Secondo l’ultima analisi di Confartigianato (aprile 2024), il prezzo medio dell’energia elettrica per le imprese italiane è ancora superiore del 15% rispetto alla media UE, nonostante la discesa dei prezzi all’ingrosso rispetto ai picchi del 2022. In particolare, il comparto della meccanica, che esporta gran parte della propria produzione, risente in maniera significativa di queste distorsioni, che rendono più costosi i beni “Made in Italy” rispetto a quelli di paesi con costi energetici più bassi.
La spesa complessiva delle imprese per l’energia
Secondo i dati dell’Istat e dell’Ufficio Studi di Confindustria, nel 2023 la spesa complessiva delle imprese italiane per l’energia elettrica ha superato i 45 miliardi di euro, con un impatto diretto sulla marginalità e sulla propensione a investire in innovazione e sostenibilità.
Il ruolo delle rinnovabili nel nuovo scenario
Mentre l’Italia accelera sulla transizione energetica e sull’indipendenza dal gas, i meccanismi regolatori e tariffari restano ancorati a logiche superate. Secondo il rapporto “Electricity Market Report 2024” di RSE (Ricerca Sistema Energetico), le rinnovabili coprono ormai oltre il 36% della domanda elettrica nazionale, con punte superiori al 50% nei mesi primaverili. Il fotovoltaico, in particolare, ha registrato un incremento di oltre il 20% della capacità installata tra il 2022 e il 2024.
Se il trend continuerà – e il PNRR prevede ulteriori investimenti in questa direzione – sarà sempre più insostenibile mantenere un prezzo dell’energia legato al gas. La richiesta di Confindustria è, quindi, anche una spinta per una riforma strutturale del mercato che valorizzi il nuovo mix energetico.
La richiesta di disaccoppiare il prezzo dell’elettricità da quello del gas e di alleggerire la bolletta dagli oneri generali è, in sostanza, una chiamata all’azione. Non è solo un problema tecnico o di bilancio: è in gioco la capacità delle imprese italiane di restare competitive, proprio mentre i margini di guadagno si riducono e le sfide globali richiedono decisioni strategiche.
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