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Tassa patrimoniale sulla casa, l’OCSE insiste ma la riforma del catasto resta un tabù


Aumentare le tasse sulla casa: lo propone l’OCSE, nel nuovo Outlook economico pubblicato il 3 giugno 2025. La riforma del catasto si farà? Non è in programma, ma il Fisco italiano resta attenzionato speciale

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Una tassa patrimoniale sulla casa, unita al lavoro di contrasto all’evasione fiscale, per liberare risorse utili per gli investimenti pubblici.

È l’OCSE a puntare l’attenzione sulla necessità di “riforme significative”. L’Outlook economico pubblicato il 3 giugno 2025 rievoca il grande classico della riforma del catasto, argomento che resta però un tabù.

Non ha trovato posto nell’ambito della legge delega per la riforma fiscale la proposta di una graduale revisione delle rendite per adeguarle rispetto ai valori di mercato e patrimoniali.

Il tema però resta al centro dell’attenzione, così come lo è l’attuazione della riforma fiscale. Le osservazioni dell’OCSE arrivano dopo pochi giorni da quelle del Fondo Monetario Internazionale, che ha tra le altre cose puntato il dito contro la flat tax per le partite IVA.

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Perché l’OCSE richiama in campo la tassa patrimoniale sulla casa

L’Economic Outlook pubblicato dall’OCSE il 3 giugno 2025 punta l’attenzione non solo sui dati e sulle prospettive in materia di crescita economica, ma anche sulle riforme necessarie all’Italia per sostenere gli investimenti pubblici.

Dalla crescita del PIL più debole nel 2025, unitamente alle sfide globali dovute alla questione dei dazi, alla fluttuazione dei prezzi dell’energia, fino ad arrivare alla debolezza generalizzata della produzione industriale e degli investimenti (complice anche lo stop al superbonus edilizio), l’Organizzazione internazionale evidenzia la necessità di riforme significative.

Secondo l’OCSE serve dare una spinta agli investimenti pubblici e all’attuazione dei progetti finanziati dal PNRR, per rispondere alla situazione di incertezza sul fronte globale che potrebbe portare a una contrazione degli investimenti e delle assunzioni da parte delle imprese, così come a una riduzione dei consumi per le famiglie.

Per liberare risorse per gli investimenti pubblici serve però “aumentare le imposte sugli immobili” , così come “contrastare l’evasione fiscale e contenere la spesa pensionistica”.

Questo quanto si legge nell’Outlook economico di giugno, che tra i passi necessari per rispondere alle sfide nazionali (e non) richiama in campo l’idea di una tassa patrimoniale, in particolare sulla casa, per favorire gli investimenti pubblici.

Non è la prima volta che l’OCSE chiede di tassare in maniera maggiore le proprietà immobiliari. Senza andare troppo a ritroso, già lo scorso anno era stata posta all’attenzione la necessità di spostare il peso del Fisco dal lavoro alle successioni e ai beni immobiliari, evidenziando espressamente la necessità di una riforma del catasto.

Il tema però resta un tabù per l’Italia. Dopo anni di attese e annunci, una revisione delle regole di tassazione dei patrimoni immobiliari non rientrerà nel piano di riforma fiscale avviato con la legge delega n. 111/2023.

Patrimoniale, la riforma del catasto dal 2026 rimasta fuori dalla legge delega fiscale

C’è da evidenziare che quelle dell’OCSE non sono direttive. Si tratta esclusivamente di “indicazioni”, che assumono però un peso importante considerando la rilevanza internazionale non solo dell’Organizzazione stessa, ma anche dei dati forniti.

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Sul tema della patrimoniale sulla casa è però difficile che si arrivi a qualcosa di concreto. Vale la pena ricordare che di catasto si è a lungo dibattuto nel corso dei lavori per l’approvazione della legge delega in materia fiscale.

Una prima versione del testo in discussione prevedeva un piano di revisione, a partire dal 2026, con il fine ultimo di aggiornare le rendite prevedendo un meccanismo di adeguamento periodico, basato anche sui valori di mercato.

Un progetto di ammodernamento del catasto che, dopo un lungo tira e molla, è rimasto fuori dalla legge delega n. 111/2023. Eppure la necessità di una revisione delle regole è lampante, se si considera che il Catasto italiano è datato 1939 e che le successive revisioni non ne hanno modificato l’impatto di fondo.

La legge delega 23/2014 (art. 2) aveva peraltro già previsto la revisione del Catasto dei fabbricati. Ma tale delega non è stata poi attuata.

Non solo OCSE: anche il FMI osserva il Fisco italiano. Nel mirino la flat tax per le partite IVA

Le osservazioni dell’OCSE fanno tornare alta l’attenzione su tematiche spinose, complesse da affrontare anche alla luce del peso politico che avrebbe una revisione di regole consolidatesi negli anni.

C’è da evidenziare inoltre che il catasto non è il solo punto critico. Il Fondo Monetario Internazionale ha recentemente puntato l’attenzione, con uno sguardo molto critico, sul regime forfettario per le partite IVA.

Senza girarci troppo attorno, con le raccomandazioni all’Italia datate 29 maggio il FMI ha proposto l’abolizione della flat tax per le partite IVA, meccanismo ritenuto distorsivo e che mina all’equità del sistema fiscale.

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Intanto però la riforma fiscale, sulla quale procede il lavoro di attuazione per tappe, nulla prevede in tal senso e anzi, al contrario, crescono le pressioni per portare il limite per l’applicazione della tassazione ridotta da 85.000 a 100.000 euro.

Il percorso seguito nell’attuazione della delega fiscale, e più in generale sul fronte degli obiettivi del Governo, è di gran lunga differente rispetto a quello suggerito dagli analisti esteri. Ed è al momento difficile ipotizzare che vi siano cambi di rotta.



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