Sconto crediti fiscali

Finanziamenti e contributi

 

Orsini (Confindustria): “Cambiare il Jobs Act sarebbe un salto nel passato”


Festa dell’Innovazione

Investi nel futuro

scopri le aste immobiliari

 

“Siamo contrari a certe tematiche referendarie”, dice il presidente dei confindustriali. “Dove deve insistere l’Italia per tornare a crescere? Investimenti, energia, burocrazia, demografia, capacità di attrarre i giovani”


L’endorsement non c’è, ma come se. “Non entro nella bagarre politica”, premette Emanuele Orsini. “Però sul referendum dico che siamo contrari a certe tematiche: cambiare il Jobs Act sarebbe un salto nel passato. Il quadro attuale funziona molto bene”. La variabile Trump, invece? “Penso che il governo italiano cerchi in tutti i modi di trovare il dialogo: c’è consapevolezza che il mercato Usa, il secondo per esportazioni, sia fondamentale per il nostro paese. Piaccia o no, però siamo obbligati a mantenere certi rapporti”. Infine l’ampio mea culpa del sistema paese. “La burocrazia in primis: per aprire un nuovo stabilimento in Italia ci vogliono due anni e mezzo più che in Spagna. È un gap enorme, su cui dobbiamo lavorare in modo oggettivo e veloce”. Insieme ad altre quattro macroaree prioritarie: “Investimenti, demografia, energia, rendere l’Italia un paese attrattivo per i giovani”.

Finanziamenti personali e aziendali

Prestiti immediati

 

 

È un appello su più dimensioni, quello che arriva dal presidente di Confindustria alla Festa dell’Innovazione a Venezia, intervistato dal direttore Claudio Cerasa. Partendo da un dato a tema: “Oggi le imprese italiane sotto i 50 addetti utilizzano l’intelligenza artificiale e le relative tecnologie avanzate soltanto nell’1,4 per cento dei casi. Per quelle sopra i 50 addetti si arriva all’8,6, a fronte di una media europea del 13,5. Dobbiamo spingere: non possiamo tirarci indietro. Certo le considerazioni legali e di privacy meritano attenzione, ma ne va dello sviluppo del nostro paese”, sottolinea Orsini. “Sia l’Italia sia l’Europa hanno investito poco nelle intelligenze artificiali, rispetto ai 300 miliardi stanziati dagli Stati Uniti e ai 100 della Cina, mentre l’Ue si ferma a 30. All’interno del piano industriale straordinario che abbiamo richiesto, necessitiamo di nuove tecnologie, digitale, ricerca e sviluppo”.

E per crescere, devono tornare a crescere anche i salari. “Un problema nazionale, non abbiamo paura di dirlo”, continua il numero uno dei confindustriali. “Si può fare di più e meglio: costruire insieme ai sindacati, ormai è troppo tempo che non li incontriamo, e insistere sui contratti di produttività. Non significa far andare le persone a doppia velocità, ma quei contratti rappresentano un sistema globale nel mondo del lavoro. Parlare di innovazione dove tutto è basato su spazio e tempo, quando l’AI di spazio-tempo non ha nulla, è obsoleto. Su questi capitoli – insieme ad altri di grande urgenza, come la sicurezza sul lavoro – dobbiamo insistere. Produrre di più significa distribuire di più”.

Eppure i sindacati in primis faticano a riconoscerlo. “La produttività è un tema che impatta su tanti capitoli. Anche la logistica, dove siamo il 19esimo paese d’Europa: abbiamo un enorme problema demografico, una carenza di lavoratori qualificati. Cercare di dividere l’impresa dal lavoratore è un errore. In un momento storico come questo dobbiamo tutti pensare al bene del paese”. Voto al governo sull’attenzione a tutti questi temi? “Ci stiamo lavorando”.





Source link

***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****

Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link

Prestito condominio

per lavori di ristrutturazione

 

Source link

Assistenza e consulenza

per acquisto in asta