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parte dei fondi Covid sarà destinata al riamo/ Riallocazione di 335 miliardi per i progetti di difesa


L’UE ha approvato una decisione che cambia il percorso di una parte dei fondi nati durante l’emergenza Covid con circa 335 miliardi di euro del Fondo per la ripresa (istituito nel 2020 per affrontare le conseguenze economiche dell’emergenza) che saranno ora indirizzati verso progetti legati al riarmo; la Commissione, con il sostegno dei 27 Stati membri, ha infatti proposto di impiegare queste risorse per rafforzare l’industria militare comune, con investimenti in munizioni, sistemi missilistici, droni e tecnologie di protezione strategica.

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Il nuovo piano, che prevede anche l’attivazione di un fondo difesa dedicato da 150 miliardi di euro, segue lo stesso meccanismo di finanziamento introdotto durante il Covid, ovvero l’emissione di debito comune sui mercati e la presidente della Commissione, Ursula Von der Leyen, ha spiegato che la decisione risponde a un contesto di pressione esterna e alla necessità, secondo Bruxelles, di rafforzare le capacità europee in materia di sicurezza, anche per ridurre la dipendenza da attori esterni e migliorare l’autonomia industriale nel settore militare.



Inoltre, è stato proposto di estendere il quadro normativo legato all’EDIP – il programma per l’industria della difesa – così da rendere più semplice il trasferimento dei fondi da progetti originariamente previsti per lo sviluppo economico e infrastrutturale verso iniziative comuni nel campo della difesa e tra le opzioni c’è anche la possibilità per Paesi terzi, come il Regno Unito, di contribuire con una partecipazione massima del 35%.

UE: verso 800 miliardi per il riarmo entro il 2030, ma non tutti i Paesi sono in linea con il nuovo indirizzo

Oltre al fondo da 150 miliardi, l’obiettivo dichiarato dall’UE è arrivare a mobilitare fino a 800 miliardi di euro entro il 2030, per rafforzare le capacità difensive dell’Unione – una parte di queste risorse proverrà proprio dal Recovery Fund, che in molti Stati – come Romania, Bulgaria e Ungheria – non è stato ancora pienamente utilizzato, a causa di ritardi nei progetti, difficoltà burocratiche o mancanza di requisiti legati a governance e trasparenza.

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La Commissione, in questo contesto, ha chiarito che non è prevista alcuna proroga oltre il 2026 per l’utilizzo dei fondi originari, nonostante alcune richieste arrivate da governi come quello italiano e spagnolo; per accedere ai finanziamenti, i Paesi dovranno quindi rivedere i propri piani di investimento, riducendo le iniziative non più fattibili o reindirizzando le risorse verso settori che rientrano tra le nuove priorità strategiche dell’Unione.

Secondo quanto dichiarato dal Commissario europeo per l’Economia, Valdis Dombrovskis, la transizione sarà un modo per dare continuità al fondo anche nel nuovo contesto internazionale, mantenendo una coerenza con gli obiettivi comuni in materia di sicurezza e difesa, non mancano posizioni critiche – in particolare nei Paesi dell’Europa meridionale – dove si sta facendo strada la discussione sul riarmo e sulla legittimità di destinare a scopi militari risorse che erano state pensate per la ripartenza post-Covid, con investimenti in sanità, transizione ecologica e digitale.

Resterà da vedere come evolverà questo cambiamento, e se l’Unione Europea riuscirà a bilanciare le nuove priorità strategiche con le aspettative di una parte degli europei che continua a considerare la pace, la cooperazione e la solidarietà interna come principi fondamentali dell’Unione ed anche per questo motivo, il dibattito sulla riallocazione dei fondi Covid continuerà sicuramente ad essere centrale nei prossimi mesi, sia all’interno delle istituzioni europee che tra i governi nazionali.



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