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WWF * 8 GIUGNO: «GIORNATA MONDIALE DEGLI OCEANI, ALLARME POSIDONIA NEL MEDITERRANEO»


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08.22 – domenica 8 giugno 2025

I mari italiani, come quelli di tutto il Mediterraneo, sono ancora ricchi di praterie di Posidonia oceanica, ecosistemi chiave per la biodiversità ma anche molto fragili a seguito di diverse minacce antropiche, tra cui gli ancoraggi. Un nuovo studio del WWF evidenzia l’urgente necessità di proteggere tali praterie in tutto il Mediterraneo dai danni causati dall’ancoraggio delle imbarcazioni. Il rapporto lanciato oggi in occasione della Giornata Mondiale degli Oceani, rivela l’entità dei danni inflitti alle praterie marine mediterranee dall’ancoraggio, con oltre 50.000 ettari di Posidonia oceanica – una specie chiave di fanerogame marine endemica del Mare Nostrum – potenzialmente colpiti solo nel 2024 (pari a 70.000 campi da calcio), che equivale a una perdita economica in termini di servizi ecosistemici di oltre 4 miliardi di euro all’anno.

Lo studio Safeguarding Mediterranean Seagrass Meadows from Anchoring Damage (Salvaguardare le praterie di fanerogame marine del Mediterraneo dai danni causati dall’ancoraggio), si basa su dati avanzati del sistema di identificazione automatica (AIS) per mappare le pressioni dell’ancoraggio su Posidonia oceanica in tutta la regione. L’ancoraggio è una delle minacce più critiche e prevenibili per la Posidonia oceanica: questa pianta marina (che comunemente viene scambiata per un’alga) ha una crescita lenta ed è vitale per la biodiversità marina, la protezione delle coste e la regolazione del clima. Queste praterie sommerse color smeraldo sostengono la pesca, sequestrano grandi quantità di carbonio, paragonabili alle emissioni di 430 milioni di automobili all’anno. Inoltre, proteggono le coste dall’erosione: i ‘tappeti’ marroni che si accumulano sulle spiagge sono costituiti dalle foglie più esterne e mature della pianta, e diventano air-bag naturali capaci di ridurre la violenza del moto ondoso sulle spiagge e quindi la loro erosione.

BUTTA L’ANCORA …..
Il rapporto del WWF rileva che nel 2024 oltre 179.000 imbarcazioni potrebbero aver gettato la propria ancora sulle praterie marine, il 45% delle quali di dimensioni superiori ai 24 metri. Le grandi imbarcazioni sono responsabili di quasi il 60% del totale delle aree impattate, con regioni hotspot che includono Italia, Spagna, Turchia, Grecia e Francia. In alcune zone, fino al 50% delle praterie marine è stato potenzialmente colpito da ancoraggi non regolamentati. Al contrario, le aree con norme di ancoraggio rigorose, come il sud della Francia, mostrano tassi di impatto significativamente inferiori.

Lo studio verrà anche presentato presso la UN Ocean Conference, la Conferenza delle Nazioni Unite che si tiene a Nizza dal 9 al 13 giugno, unito a raccomandazioni sia per i governi che per i diportisti.

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“I danni da ancoraggio sono lenti a guarire, con cicatrici che richiedono anche più di 100 anni per riprendersi. La protezione e una migliore gestione rappresentano i modi più efficaci per salvaguardare questi ecosistemi di importanza critica”, afferma Mauro Randone, Manager del Marine Ecosystem Program del WWF Mediterraneo e tra gli autori del report.

Le raccomandazioni principali includono: l’applicazione di divieti nazionali di ancoraggio sulle fanerogame marine per le imbarcazioni di dimensioni superiori ai 15 metri, l’espansione di infrastrutture di eco-mooring (boe fisse che impediscono il danneggiamento delle praterie sommerse) e le zone protette. Inoltre, il WWF chiede di rafforzare la cooperazione transfrontaliera per la protezione delle fanerogame marine e di investire nell’educazione ambientale, nell’applicazione e nella scienza del restauro.

Il rapporto si conclude con un forte invito all’azione: “Preservare e ripristinare le praterie di fanerogame marine non è solo una missione ecologica, ma una necessità strategica per il nostro futuro. I governi devono agire ora per vietare le pratiche di ancoraggio dannose e promuovere un uso sostenibile del mare”.

ITALIA: HOT SPOT NEL MEDITERRANEO PER IMPATTO
L’Italia, insieme a diverse altri paesi come Francia, Spagna, Grecia e Turchia, è considerata un hotspot di ancoraggio. Nel Golfo Aranci, La Maddalena, si registra il più alto tasso di ancoraggi sulla Posidonia oceanica, con oltre 13.000 ancoraggi, in particolare durante la stagione estiva (maggio-settembre), quando il traffico di imbarcazioni da diporto può aumentare fino a quattro volte.

“Purtroppo l’Italia, insieme a Francia, Croazia, Spagna, Turchia e Grecia non solo registra il maggior numero di ancoraggi di imbarcazioni sulle fanerogame marine, ma deve anche affrontare il maggior numero di potenziali conseguenze ecologiche significative. Abbiamo quindi una grande responsabilità per mettere in atto tutti gli sforzi possibili di conservazione e trovare delle soluzioni per contrastare questa minaccia. Proteggere questi ecosistemi tanto ricchi quanto fragili deve diventare uno sforzo congiunto tra istituzioni, cittadini, ricercatori” ha dichiarato
Giulia Prato, responsabile Mare di WWF Italia.

PROTEGGERE E RESTAURARE
Una delle soluzioni per contrastare le attività antropiche, come l’ancoraggio e la degradazione degli habitat, è il restauro ecologico, sia attivo che passivo. Il primo consiste nella ricostruzione dell’habitat attraverso, ad esempio, la ripiantumazione di fanerogame o la reintroduzione di specie nel loro ambiente naturale. Viene utilizzato quando né i processi naturali né i cambiamenti nella gestione delle risorse sono in grado di recuperare un sistema degradato in un tempo ragionevole. Il restauro passivo, secondo il WWF da privilegiare per prevenire a monte i potenziali danni, prevede la creazione di aree tutelate come le Aree Marine Protette o di altre misure di protezione di ambienti degradati per facilitare la loro resilienza naturale come, ad esempio, la creazione di eco-ormeggi per ridurre l’impatto su habitat quali i posidonieti o sul coralligeno. Allo scopo di ripristinare gli ecosistemi, la Commissione Europea ha emanato la Nature Restoration Law, la prima legge che pone obiettivi per ripristinare gli ecosistemi degradati o gli ecosistemi che non hanno raggiunto un buon livello di salute ambientale, in particolare quelli con maggior potenziale di assorbimento per il carbonio e i più importanti per ridurre l’impatto dei disastri naturali.

IN ITALIA PROGETTI ‘SALVA POSIDONIA’
In Italia il WWF inizierà a ottobre un importante progetto per la protezione, tutela e ripiantumazione della Posidonia oceanica lungo i nostri fondali: “Insieme per il Sud Adriatico: recupero del paesaggio marino della Puglia meridionale”. Il mare adriatico che costeggia la Puglia meridionale, infatti, ospita una delle ultime roccaforti europee di fanerogame marine, minacciata da ancoraggi cambiamento climatico. Il progetto del WWF Mediterraneo e del WWF Italia si concentrerà sul ripristino attivo e passivo delle praterie di fanerogame marine coralligeno e dune costiere e supporto allo sviluppo socio-economico sostenibile del territorio insieme alle comunità locali per ripopolare l’ecosistema marino, proteggere le coste e rafforzare la resilienza dell’ecosistema al cambiamento climatico.

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