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Il valore della difesa italiana è di 16 miliardi di euro. Crosetto: «Chiesto quadro minacce, informerò tutti i leader»


Alla presentazione è intervenuto anche Lorenzo Guerini. Il presidente del Copasir si è soffermato sulla solidarietà occidentale: «È stata un pilastro delle relazioni internazionali negli ultimi decenni e vederla messa in discussione o affrontata in questo modo è un tema che non può essere vissuto con un’alzata di spalle, come un tema ordinario. Siamo in una fase straordinaria e non bastano le solite frase sull’amicizia, sulla storia e sui valori comuni – ha aggiunto Guerini -. In questo momento non si devono nascondere i problemi con i quali siamo chiamati a confrontarci, che rendono ancora più importante il quadro delle scelte che siamo chiamati a realizzare» che «sul piano politico è trovare il modo di dare e rilanciare una nuova prospettiva strategica nel quadro della Nato. La discussione del prossimo summit Nato non può essere solo l’irrealistico tema del 5%, a meno che non facciamo operazioni di maquillage di spesa che poi non hanno a che fare con la realtà. Il tema non è fissare irrealistici obiettivi» sugli investimenti nella Difesa, «come abbiamo fatto nel 2014. Non penso basti ora, invece bisogna lavorare a un realistico rafforzamento delle capacità militari, nazionali e europee, in un nuovo quadro strategico dell’Alleanza atlantica, con un rafforzamento del pilastro europeo dell’Alleanza e delle scelte che l’Europa deve fare, in tante direzioni. Il quadro con cui ci confrontiamo, soprattutto la consapevolezza delle lacune, richiede scelte e responsabilità. Parlare di autonomia strategica europea senza parlare di investimenti in Difesa, di industria della Difesa, soprattutto tecnologica, è parlare di nulla. Servono scelte, investimenti, e spiegare all’opinione pubblica», ha concluso Guerini.

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«Negli anni – ha ricordato Giuseppe Benedetto, presidente di Fondazione Luigi Einaudi – ci siamo accomodati nel nostro benessere, ignorando che nuove barriere, meno visibili, ma altrettanto profonde, sorgevano a est del nostro continente. Mentre ci illudevamo che la storia fosse finita, altri scrivevano un nuovo capitolo, fatto di guerra ibrida, manipolazione culturale e attacchi silenziosi alla coesione delle nostre democrazie. Non si tratta più soltanto di conflitti armati ma di una lotta quotidiana per la difesa di quei valori che davamo per scontati, acquisiti. È tempo che l’Europa prenda atto delle minacce esterne e delle sue debolezze interne».

Il moltiplicatore degli investimenti e quello occupazionale

L’industria della Difesa, rileva il report della Fondazione Luigi Einaudi, è caratterizzata da un elevato contenuto tecnologico e da lunghe catene di fornitura, che generano un effetto moltiplicatore di notevole portata sull’economia complessiva. Per ogni euro di valore aggiunto generato direttamente dal settore, se ne produce un multiplo nelle filiere di subfornitura e nei servizi dell’indotto. I rapporti spesso indicano un moltiplicatore doppio o triplo della produzione e del valore aggiunto: per ogni euro investito, se ne generano 2 o 3 per l’economia nel suo complesso. Lo stesso si può dire per il moltiplicatore occupazionale, perché per ogni posto di lavoro diretto, se ne creano altri nell’indotto.

Il valore della difesa italiana è di 16 miliardi

L’indagine, curata per conto della fondazione da Alberto Pagani, professore a contratto all’Università di Bologna dal 2022 dove svolge le sue ricerche nell’ambito degli studi strategici relativi alla sicurezza nazionale, fornisce alcuni dati che aiutano a farsi un’idea dell’importanza del comparto. I dati AIAD (Federazione aziende italiane per l’aerospazio, la difesa e la sicurezza) indicano oltre 50.000 addetti impiegati dalle sole imprese federate. Considerando anche l’occupazione indiretta e quella indotta, mette in rilievo l’indagine, il numero di lavoratori legati al settore aumenta in maniera significativa. Il rapporto Cesi-Italia fa riferimento a un totale di 159.000 persone. Nel 2023, le autorizzazioni all’esportazione di armamenti hanno raggiunto i 4,76 miliardi di euro, ma si stima che il valore dell’industria della Difesa italiana si aggiri intorno ai 16 miliardi di euro.

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Allargando lo sguardo all’Europa, il fatturato dell’industria della difesa nel 2023 è stato di 158,8 miliardi di euro, con un incremento del 16,9% sull’anno precedente, con conseguenti incrementi occupazionali del 8,9%, e dei valori di borse delle aziende, sia pubbliche che private, che operano in questo settore. Il settore industriale della Difesa occupa in UE 581.000 lavoratori, a cui si devono aggiungere gli incrementi, non calcolabili con precisione, nell’indotto e nelle filiere produttive. Le supply chains produttive dell’industria della Difesa incrociano infatti molti altri comparti produttivi, poiché buona parte delle subforniture sono dual-use.



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