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difficile da pignorare

 

oltre 70mila morti premature l’anno


Procedere rapidamente sulla strada della decarbonizzazione, ricorrere a efficienza energetica e fonti rinnovabili, e togliere veicoli inquinanti dalle nostre strade trasformando il modo in cui ci muoviamo è urgente e necessario se vogliamo risolvere l’emergenza sanitaria dell’inquinamento atmosferico e fermare la crisi climatica”. È quanto sostiene il Rapporto “MobilitAria 2025”, realizzato da Kyoto Club e dall’Istituto sull’inquinamento atmosferico del Consiglio nazionale delle ricerche, che analizza la qualità dell’aria e fa il punto sullo sviluppo della transizione ecologica nel settore dei trasporti.

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Secondo lo studio, siamo tornati a una condizione pre-pandemica. In sostanza, l’auto è ancora il mezzo preferito dagli italiani per gli spostamenti urbani, e ciò si riflette nel tasso di motorizzazione più elevato dell’Unione europea: nei grandi centri urbani italiani circolano dalle 2,5 alle 4 volte più auto rispetto ai livelli compatibili con una mobilità sostenibile. Di conseguenza, il nostro Paese si conferma “maglia nera” in Europa per decessi prematuri attribuibili agli inquinanti prodotti dai trasporti, come PM2,5, biossido di azoto (NO₂) e ozono (O₃). Secondo i dati dell’Agenzia europea per l’ambiente, in Italia nel 2022 ci sono state 48.600 morti premature causate dal PM2,5, 9.600 per NO2 e 13.600 per O₃. Inoltre, siamo tra i Paesi europei con il maggior impatto sulla salute associato all’esposizione di questi tre inquinanti.

Per quanto riguarda le emissioni climalteranti di CO2, nel 2024 il settore dei trasporti è l’unico ad aver aumentato la quantità di gas serra prodotti rispetto ai livelli del 1990.

L’analisi sulle città

Non mancano però segnali incoraggianti. A Bologna, in particolare, si registra un calo significativo del biossido di azoto (inquinante prodotto soprattutto da motori diesel): in un solo anno le concentrazioni medie sono scese del 35%, passando da 43 a 28 microgrammi al metro cubo (μg/m³). Si tratta del miglior risultato tra le 14 grandi città italiane monitorate (Bari, Bologna, Cagliari, Catania, Firenze, Genova, Messina, Milano, Napoli, Palermo, Reggio Calabria, Roma, Torino, Venezia). In altre città ci sono stati progressi più contenuti, tra il 3% e il 20%, a Bari e Venezia si è osservato addirittura un peggioramento (+4%). Cagliari, Napoli e Messina mostrano invece valori stabili.

Per quanto riguarda il particolato atmosferico, le medie annuali del PM10 nelle città metropolitane restano al di sotto dei limiti di legge. Anche i valori del PM2,5 risultano all’interno delle soglie di legge che, però, sono molto più tolleranti di quelli raccomandati dall’Organizzazione mondiale della sanità (Oms). Per l’Oms, infatti, i valori del PM2,5 – tra gli agenti patogeni più pericolosi per la salute umana – sono troppo distanti dai limiti consigliati.

Milano si conferma la più vicina agli standard europei di mobilità sostenibile, pur continuando a fare i conti con seri problemi legati alla qualità dell’aria. Fanalino di coda Catania, che detiene anche il più alto tasso di motorizzazione: nella città, il numero di auto e moto in circolazione supera quello degli abitanti.

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Interessanti anche i dati sulle differenze di genere nella mobilità urbana. A Roma le donne ricorrono con maggiore frequenza al trasporto pubblico, inoltre camminano più degli uomini. Un divario che si fa ancora più marcato in termini di sicurezza stradale: gli uomini rappresentano circa il 75% delle vittime di incidenti, ciò conferma una maggiore propensione alla guida veloce e imprudente.

Carenza di infrastrutture

Riguardo al capitolo infrastrutture, l’unico fronte su cui si registra una relativa continuità è quello dei progetti legati al ripensamento del trasporto pubblico nelle grandi città. Tuttavia, i fondi del Pnrr hanno appena sfiorato i centri urbani piccoli e medi, che restano ai margini dei grandi piani di investimento. E il tempo stringe: la scadenza fissata al 30 giugno 2026 per l’impiego delle risorse europee si avvicina rapidamente, minacciando di lasciare molte iniziative incompiute.

Sul tema fondi non è intervenuta nemmeno la Legge di bilancio 2025, che conferma un quadro poco incoraggiante per la mobilità sostenibile: non sono previsti nuovi finanziamenti per metropolitane, tramvie, busvie veloci, reti ciclabili urbane o ciclovie turistiche. Anzi, pesano alcuni tagli significativi a risorse già stanziate: il governo ha deciso di spostare 1,5 miliardi di euro per la realizzazione del Ponte sullo Stretto di Messina (portando l’impegno economico complessivo per l’opera a oltre 13 miliardi di euro).

Intanto, lo sviluppo delle infrastrutture ciclabili è praticamente fermo, penalizzato dall’esaurimento dei fondi Pnrr e da una scarsa volontà politica. Anche la mobilità condivisa è in sofferenza, colpita da misure restrittive che hanno avuto un impatto diretto soprattutto sull’uso dei monopattini. Sulla transizione elettrica, l’Italia continua a restare indietro: la quota di veicoli elettrici cresce con lentezza, rimanendo ben distante dai tassi a doppia cifra già raggiunti in molti Paesi europei.

Le proposte che emergono dal Rapporto

Per affrontare seriamente le emergenze urbane legate alla mobilità e alla qualità dell’aria serve un deciso cambio di rotta. Il primo passo è una revisione del Codice della strada, il quale deve riconoscere il diritto delle città a regolare traffico, velocità e sicurezza. Strumenti come le “Città 30”, le “Ztl dinamiche”, unite a un sistema avanzato di regolazione degli accessi, devono diventare una parte importante delle politiche urbane.

Sul piano nazionale occorre una strategia chiara sia per dimezzare l’uso dell’auto privata sia per potenziare ed elettrificare il trasporto pubblico, le reti tranviarie e metropolitane, la mobilità ciclabile e quella condivisa. Le città vanno poi messe in condizione di pianificare e agire sul lungo periodo attraverso lo stanziamento di nuovi fondi per il trasporto pubblico locale e la costruzione di piani decennali per lo sviluppo delle infrastrutture basate sul ferro. In parallelo, va favorita l’elettrificazione del parco veicolare e rafforzata la logistica urbana a basse emissioni. È fondamentale, infine, recepire la nuova Direttiva europea sulla qualità dell’aria rafforzando, di pari passo, l’attività di monitoraggio ambientale, e migliorando la trasparenza dell’informazione su questi temi.

Scarica il Rapporto

 

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Copertina: 123rf



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