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Sostenibilità, le telco in ritardo sulla transizione ecologica


Il settore delle telecomunicazioni in Italia risulta ancora piuttosto indietro rispetto alla transizione ecologica. A evidenziarlo è Deloitte & Touche, la società di revisione e organizzazione contabile del network Deloitte, attraverso “Csrd Insights”, un’indagine che analizza un campione di 85 società quotate sul mercato Euronext Milano, pari all’81% della capitalizzazione complessiva. Si tratta delle aziende che nel 2024, per la prima volta, hanno applicato la Corporate Sustainability Reporting Directive (Csrd) e gli European Sustainability Reporting Standards (Esrs), i framework che determinano i nuovi criteri per la redazione di report sulla sostenibilità delle attività aziendali e sulle strategie per ridurne l’impatto ambientale.

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In questo scenario, il 31% dei report analizzati dichiara l’adozione di un piano di transizione. Emergono soprattutto i settori Automotive, Oil Gas ChemicalsMining & Metalse Power Utilities & Renewables. Nel comparto Financial Services, il 47% dichiara l’adozione del piano di transizione: l’adesione alla Net Zero Banking Alliance ha supportato gli operatori nella predisposizione di piani di transizione per la mitigazione dei cambiamenti climatici e nella definizione e conseguente rendicontazione di obiettivi misurabili. Le imprese del settore Telecommunication, Media & Entertainment non hanno invece dichiarato l’adozione di un piano di transizione né la fissazione di obiettivi di riduzione.

Un elemento fondamentale per integrare nelle strategie aziendali i rischi e le opportunità connessi ai cambiamenti climatici in orizzonti di medio lungo termine è l’analisi di scenario. Ebbene, il 77% dei report include informazioni di questo tipo: tutti gli operatori dei settori Automotive, PowerUtilities and Renewablese Oil Gas Chemicals Mining and Metals ne dichiarano l’utilizzo. Seguono Financial Services, Industrial Products & Construction, Hospitality& Services. Consumer Products e Telecom, Media and Entertainment, invece, rendicontano le analisi di scenario meno frequentemente.

Nel complesso, comunque, l’analisi di scenario è utilizzata nel quadro più generale della valutazione della materialità finanziaria, al fine di esplorare potenziali vulnerabilità dell’impresa e per valutare la resilienza del modello di business ai rischi materiali.

Lo scenario italiano

I report analizzati da Deloitte mostrano una forte variabilità nell’estensione della rendicontazione, presentando una media di 150 pagine, con un range che va da 54 a 379 pagine. L’estensione dei report risulta variabile e differenziata da settore a settore. Questo evidenzia tanto il grande impegno delle aziende nel primo anno di reporting, quanto l’opportunità per una maggiore razionalizzazione dei contenuti in futuro.

Significativa la variabilità anche nel numero di impatti, rischi e opportunità Esg individuati. Nonostante ciò, il 100% delle società esaminate rileva come centrali i temi del cambiamento climatico (Standard europeo E1), della forza lavoro propria (Standard europeo S1) e della condotta aziendale (Standard europeo G1).

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Rispetto al percorso verso attività Net-zero, il 68% delle aziende dichiara di aver fissato degli obiettivi di riduzione delle emissioni, nonostante solo il 31% abbia già definito il proprio piano di transizione. Il 42% del campione ha indicato l’anno-obiettivo di riduzione: di questi il 78% ha fissato obiettivi Net-zero al 2050 (concentrati sui settori Financial Services e Industrial Products and Construction). La restante parte del campione analizzato non dichiara di aver fissato l’anno-obiettivo di riduzione.

Una azienda su quattro ha introdotto temi “entity-specific”, riferiti all’area sociale e di governance, soprattutto nei settori Industrial Products and Construction, Financial Services e Retail Wholesale & Entertainment. Tra i temi più ricorrenti ci sono innovazione, cybersecurity & AI, qualità e continuità del prodotto/servizio.

Crescono consapevolezza e commitment da parte delle imprese

“Grande impegno da parte delle imprese per rispondere alle nuove richieste informative e al contempo un quadro di elevata variabilità nell’estensione dei report, con una spiccata differenziazione per settore e altrettanta variabilità nel numero di impatti, rischi e opportunità identificati”, commenta Valeria Brambilla, numero uno di Deloitte & Touche.

“L’esperienza della prima stagione di reporting Csrd ha accresciuto consapevolezza e commitment da parte delle imprese e avviato un percorso di profonda trasformazione nella sfera dell’informativa di sostenibilità”, sottolinea Alessandra Cerruti, Partner Deloitte & Touche. “Le evidenze emerse dallo studio delineano una serie di indicazioni utili per affrontare la prossima stagione di reporting, in un percorso che punti a razionalizzare l’informativa e a promuovere una sempre maggiore comparabilità tra gli operatori, nel rispetto delle peculiarità di ciascun settore, comunicando in maniera sempre più trasparente, accurata ed efficace al mercato la propria strategia di sostenibilità”.

L’iniziativa Csrd Connect

“Consapevoli della necessità delle imprese di confrontarsi dopo questo primo anno di applicazione della Csrd e di quanto sia complesso seguire un quadro in continua evoluzione, anche alla luce delle annunciate misure di semplificazione nell’ambito del pacchetto Omnibus, abbiamo lanciato Csrd Connect, una nuova iniziativa che ha l’obiettivo di fornire strumenti utili per affrontare il futuro del reporting di sostenibilità, favorendo il dialogo tra imprese, professionisti ed esperti di settore”, aggiunge Barmbilla.

Nell’ambito dell’iniziativa Csrd Connect, Deloitte avvierà un ciclo di workshop tecnici rivolti alle aziende soggette alla normativa e, a settembre 2025, organizzerà un evento dedicato all’analisi delle priorità e dei temi chiave per la nuova stagione di reporting.



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