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Da Erion una strategia in cinque punti per far avanzare l’economia circolare in Italia


All’Hotel Nazionale di Piazza Montecitorio si è svolto questa mattina a Roma il “Forum Erion sui modelli circolari per la crescita”, evento organizzato dal più importante Sistema multi-consortile di Responsabilità estesa del produttore (Epr), che ha riunito istituzioni, imprese e stakeholder del settore, per discutere il ruolo strategico dell’economia circolare, in un quadro nazionale ed europeo in piena evoluzione normativa. 

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Erion è infatti un Sistema multi-consortile costituito da sei Consorzi – Erion Weee (Raee), Erion Professional (Raee professionali), Erion Energy (accumulatori), Erion Packaging (imballaggi dei prodotti tecnologici), Erion Care (prodotti del tabacco) ed Erion Textiles (tessili), che nel 2024 ha trattato oltre 268mila tonnellate di materiali (+6%) avviati a riciclo per un valore che ha superato i 130 milioni di euro.

Ma la giornata è stata soprattutto un’occasione per riflettere sull’evoluzione normativa, sullo stato dell’economia circolare italiana e sulle importanti sfide che il settore ha di fronte.

Nonostante l’Italia si posizioni come leader nell’economia circolare con un tasso di circolarità del 20,8% – ben al di sopra della media europea dell’11,8% – il Paese fatica ancora a tradurre questa performance in uno sviluppo economico e industriale realmente competitivo.

Come sottolineato nel corso dell’evento, l’economia circolare non è solo una risposta all’emergenza climatica, ma anche una leva per la competitività europea, per la creazione di nuovi posti di lavoro nel comparto, che ha registrato un calo del -7% rispetto al 2019 e per la riduzione della dipendenza da Materie prime critiche provenienti da Paesi terzi. In Italia, questa dipendenza è ancora elevata: 48% nel 2023, più del doppio della media europea (22%).

«La circolarità non può più essere vista soltanto come un obiettivo ambientale – ha sottolineato Danilo Bonato, Direttore Sviluppo strategico e Relazioni istituzionali di Erion – Va intesa come asset industriale strategico per rafforzare l’autonomia produttiva europea, creare nuova occupazione e accelerare la decarbonizzazione. Operiamo in un quadro normativo troppo frammentato e complesso, che scoraggia le imprese e ostacola la circolazione dei rifiuti da cui ricavare Materie prime critiche».

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Erion ha voluto puntare i riflettori su 5 leve strategiche da rafforzare per uno sviluppo dell’economia circolare italiana:

1. Sviluppare una politica di filiera integrata per la gestione dei rifiuti: è necessario costruire un ecosistema connesso, che superi l’attuale approccio frammentato in cui ogni attore opera in modo indipendente, per adottare un modello di filiera che assicuri all’industria del riciclo un flusso adeguato di prodotti a fine vita da trasformare in materie prime e un efficiente mercato di sbocco per queste ultime;

2. Implementare un mercato unico dei rifiuti; serve armonizzare le normative europee per facilitare la circolazione dei rifiuti e dei materiali riciclati tra Paesi Ue, ridurre i costi e favorire lo sviluppo di una filiera industriale competitiva a livello sovranazionale. Inoltre, è necessario migliorare l’architettura normativa dell’end of waste, ampliandone il raggio d’azione e omogeneizzandone l’applicazione negli Stati membri;

3. Costruire modelli di raccolta efficienti ed armonizzati: è fondamentale uniformare i sistemi di raccolta dei rifiuti, adottando le migliori pratiche e investendo in infrastrutture moderne per garantire quantità e qualità elevate di materiali da riciclare;

4. Valorizzare le competenze dei sistemi Epr: i sistemi di Responsabilità estesa del produttore hanno una approfondita conoscenza dei processi delle filiere di competenza e comprendono le problematiche degli attori coinvolti, potendo così facilitare una gestione integrata ed efficace dei prodotti a fine utilizzo, con particolare attenzione al riciclo di Materie prime strategiche;

5. Incrementare la cultura dell’economia circolare: per far funzionare bene il sistema del riciclo, è essenziale un cambiamento culturale rilevante.  Serve investire per educare cittadini e imprese sull’importanza del riciclo, promuovendo comportamenti sostenibili attraverso campagne informative incisive e progetti di formazione innovativi.

«Per una maggiore affermazione dell’economia circolare è essenziale lo sviluppo impiantistico a cui il Pnrr sta dando un grande supporto, così come la semplificazione amministrativa e la comunicazione al cittadino», argomenta Laura D’Aprile (capodipartimento Mase) ricordando il bando ministeriale da 24 mln di euro aperto fino al 4 luglio, mentre per Antonio Misiani – responsabile Economia del Pd – resta molto da fare, dall’incremento del Green public procurement (Gpp) alla necessità di «una vera semplificazione delle normative e maggiore certezza del diritto, perché le aziende devono avere certezza di poter operare nel giusto senza incorrere in controindicazioni legali tra chi fa impresa e chi fa le leggi. E poi bisogna investire sulla formazione delle nuove competenze perché la domanda e offerta di lavoro passa anche attraverso l’economia circolare».

Per Marco Ravazzolo di Confindustria «è essenziale abbattere le barriere commerciali tra i paesi europei per i materiali riciclati, così come semplificare il riutilizzo degli scarti in nuovi processi produttivi attraverso la simbiosi industriale», mentre l’economista Edoardo Croci ricorda che «in Italia abbiamo ancora 24 miliardi annui impegnati in sussidi ambientalmente dannosi, parte di esse potrebbe essere destinata invece all’economia circolare e rappresentare un’occasione importante per tutto il Paese. Altrettanto importante sarà lo sviluppo di quegli strumenti come il passaporto di prodotto che potranno sviluppare la conoscenza sui prodotti e la relativa riciclabilità».

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La chiusura del prof. Leonardo Salvemini ha sottolineato infine la necessità dello sviluppo di una cultura ambientale che trasformi la sindrome Nimby (acronimo di “Not In My Backyard”, cioè “non nel mio cortile”) in una opposta sindrome Plimby (acronimo di “Please in my backyard” cioè “per favore nel mio cortile”), nonché  l’importanza dello sviluppo di una nuova fiscalità ambientale, in linea con l’art 9 della nostra Costituzione in cui è stata inserita la tutela ambientale “nell’interesse delle future generazioni”.



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