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Intesa Sanpaolo: 10 miliardi per l’agroalimentare, ma senza ESG niente credito


Intesa Sanpaolo stanzia 10 miliardi per le filiere agroalimentari italiane. Ma per accedere al credito, le imprese dovranno dimostrare investimenti concreti in sostenibilità e strategie ESG. Al via il ciclo Agri-Talk, prima tappa a Firenze

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Intesa Sanpaolo ha annunciato un nuovo piano di sostegno al settore agroalimentare italiano: 10 miliardi di euro destinati alle filiere produttive, con un focus di 1,5 miliardi riservati al comparto vitivinicolo. La cornice dell’annuncio è Agri-Talk, il ciclo di incontri territoriali voluto dalla banca per coinvolgere direttamente le oltre 80.000 imprese agroalimentari clienti della sua Direzione Agribusiness.

Ma il finanziamento non sarà automatico: le aziende dovranno dimostrare una chiara strategia di sostenibilità. I criteri ESG (ambientali, sociali, di governance) sono infatti diventati il nuovo spartiacque nell’accesso al credito.

10 miliardi per un settore strategico, ma serve evolversi

L’agroalimentare è uno dei pilastri dell’economia italiana: nel 2024 ha generato 81 miliardi di euro di valore aggiunto (pari al 4,1% del PIL), con 1,43 milioni di occupati e un export record di 67,5 miliardi (+8,3% rispetto al 2023). Ma si trova a fronteggiare sfide epocali: cambiamento climatico, incertezza globale, nuove abitudini di consumo e digitalizzazione.

“Il nostro nuovo intervento mira a sostenere l’economia italiana attraverso le filiere agroalimentari, espressione autentica del Made in Italy. Oggi servono nuove strategie e investimenti per consolidare il posizionamento competitivo”, ha dichiarato Massimiliano Cattozzi, responsabile Direzione Agribusiness.

ESG e innovazione: condizioni per il credito

Per ottenere i finanziamenti, le imprese dovranno puntare su quattro direttrici:

  • investimenti in sostenibilità e impianti resilienti al cambiamento climatico;
  • crescita dimensionale, anche tramite acquisizioni;
  • apertura a nuovi mercati e contrasto all’incertezza internazionale;
  • qualità, tracciabilità e continuità aziendale.

Senza piani credibili in questi ambiti, l’accesso al credito sarà difficile. E i dati lo confermano: solo il 5% delle aziende vitivinicole italiane è oggi guidato da under 40, ma proprio queste mostrano le migliori performance economiche.

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Il vino italiano in prima linea

La prima tappa di Agri-Talk si è svolta a Firenze e ha riguardato la filiera vitivinicola. Nel 2024 l’Italia è tornata prima al mondo per quantità di vino prodotto (44 milioni di ettolitri, +15% sul 2023), con esportazioni da 8,1 miliardi di euro (+5,5%). Gli USA sono il primo mercato, seguiti da Germania e Regno Unito. Ma incombono i dazi statunitensi, e cresce la concorrenza globale, in particolare dalla Francia.

Le 7.000 aziende vinicole clienti di Intesa Sanpaolo (84% piccole imprese) dovranno ora investire in innovazione, digitalizzazione, resilienza climatica e valorizzazione della biodiversità: l’Italia vanta 80 varietà autoctone (il 75% del patrimonio vitivinicolo), il numero più alto d’Europa.

La banca ha stanziato 1,5 miliardi solo per questo comparto, da impiegare in coltivazione, trasformazione, affinamento, tracciabilità e commercializzazione.

Sostenibilità, clima e biodiversità

Secondo un’indagine interna, la filiera del vino è tra le più colpite dai rischi meteo. Per questo Intesa Sanpaolo spinge le aziende verso la selezione di vitigni resilienti, l’uso della robotica e della digitalizzazione, e l’integrazione con l’enoturismo sostenibile.

Le opportunità internazionali restano ampie: ad esempio in Cina, dove oggi dominano i vini francesi. Ma la struttura produttiva italiana è frammentata: il 35% delle cantine ha meno di 5 ettari (in Francia solo il 7%), rendendo difficile fare sistema.

Una banca (anche) green

Con 250 punti operativi (95 filiali specializzate) e circa 1.100 specialisti, la Direzione Agribusiness supporta 80.000 clienti nel passaggio verso modelli più sostenibili, anche attraverso formazione e strumenti non finanziari.

Intesa Sanpaolo ha erogato oltre 11 miliardi al settore dal 2020. Il nuovo piano da 10 miliardi si inserisce nei 410 miliardi destinati al PNRR, di cui 115 miliardi in finanziamenti a impatto entro il 2025.

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La banca conferma così la sua strategia: sostenere le imprese che scelgono di evolversi, non solo in termini produttivi, ma anche sociali e ambientali.

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