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Italia Dreaming. A Mantova Realacci lancia gli Stati generali dell’industria green e delle imprese innovative, delle associazioni e della solidarietà. Qualità, bellezza, efficienza, competizione. Su Greenreport in diretta streaming


Nel Paese dove la politica lascia in lockdown o nelle ultime file le economie green e per la sostenibilità ambientale e climatica, a Mantova la Fondazione Symbola di Ermete Realacci porta invece in primo piano le migliaia di micro e grandi imprese che meravigliano il mondo proponendo prodotti e soluzioni per invertire la rotta. Se tutto cambia intorno a noi a velocità pazzesca, se siamo imprigionati nello storytelling della paura tra guerre di aggressioni tribali e sterminii primitivi, nel bullismo di chi costruisce dazi e muri e nutre rancore sociale, c’è una Italia che nel suo piccolo sa recuperare e rilanciare le ragioni che hanno segnato la nostra epica storia.

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In un mondo che appare sempre più instabile e insicuro preda di un bullismo primordiale e dove ogni continente pensa solo a come trasformarsi in fortezza militare, accelerare la cultura della sostenibilità ambientale, la responsabilità sociale, la qualità etica, la forte apertura all’innovazione e alle nuove sfide climatiche e del mercato globale sembra un azzardo, un andare contromano. Invece la risposta che serve all’Italia, oggi più che mai, è quel “Realaccismo” che indica l’impossibilità di demoralizzarsi e la necessità di concentrarsi sull’esatto opposto, partendo dalla nuova visione proposta fin dall’ormai storico “Manifesto di Assisi”, lanciato da Ermete Realacci nel solco tracciato dall’Enciclica Laudato Si’ di Papa Francesco insieme al padre francescano Enzo Fortunato, con al centro la battaglia climatica intesa come “la più lunga e più grande opera pubblica italiana a difesa degli interessi e del futuro degli italiani”.

Adesso Realacci, dal 12 al 15 giugno, a Mantova, riunirà con la sua Fondazione Symbola – e greenreport.it ospiterà in diretta streaming le sessioni più importanti – per il XXIII seminario estivo mondi produttivi e sociali, volontariato e associazionismo, ricerca e professioni, piccoli comuni e nuove geografie di territori in transizione, alleanze per nuove energie e Intelligenza artificiale e filiere del Clean tech intorno al tema-segnale: “Se l’Italia fa l’Italia”. L’inventore e promoter della Green economy italiana, è riuscito ad aggregare, in una larghissima rete di relazioni unica e trasversale, mondi economici, produttivi, tecnologici e di ricerca finora distinti e distanti ma che insieme portano sui mercati internazionali il meglio dell’Italia “a misura d’uomo e capace di futuro”. Una sorta di Confindustria Green con le migliori e diffuse energie nazionali.

Andrà ascoltato con attenzione il racconto che faranno analisti, leader di associazioni e imprenditori impegnati in produzioni ad alta sostenibilità ambientale e sociale: è di una Italia che c’è, che non si limita solo a resistere ma ha avviato piccole grandi rivoluzioni industriali di prodotto e di processo. È il Paese che lavora, ancorché oscurato e trascurato, ma formando e spingendo in avanti e nonostante tutto la nostra “competitività, l’innovazione, la qualità, l’autonomia energetica rinnovabile e il benessere dei territori unici al mondo”, spiega Realacci.

Il grande seminario si apre non a caso con la presentazione del rapporto “sull’Artigianato futuro del Made in Italy”. Sottotesto: “Perché siamo chiamati ad essere creativi, a forgiare percorsi nuovi e originali”. Il ricco programma – su symbola.net – offre analisi e soluzioni per affrontare le grandi crisi: ambientale, demografica, energetica, economica e sociale. Realacci sdoganerà come sempre dalla marginalità l’Italia dei piccoli Comuni considerata a torto “minore” ma che conta almeno 10 milioni di abitanti che vivono nel 72% dei municipi del nostro Paese, forti di una identità condivisa, custodi di tesori d’arte e tradizioni, di orgoglio e passione ma anche di grandi frustrazioni abitando in zone bellissime ma abbandonate dagli investimenti pubblici, su alture ancora non connesse ed esposte a spopolamento e agli effetti del cambiamento climatico non più solo minacce ma spesso emergenze.

Realacci schiera a Mantova personaggi e brand che sono già oltre la linea degli obiettivi del Green deal europeo, che senza lamentarsi hanno già ridotto le emissioni nette di gas a effetto serra per azzerarle entro il 2050, come si è impegnata a fare l’Italia. La sfida della sostenibilità, spiega Realacci, “va presa come la grande occasione per rimettere in movimento il nostro Paese, non perdere occasioni ed economie e restare protagonisti oggi e in futuro. Siamo spesso primi in Europa e nel mondo per l’alta tecnologia e l’industria, l’agricoltura e la gestione idrica, l’artigianato e i servizi pubblici, il riciclo dei rifiuti e i prodotti alla ricerca, e vale la pena disegnare una road map avendo punti di forza nella green economy e nell’economia circolare che ci mettono in prima fila nella partita dell’adattamento e del contrasto alla crisi climatica come vantaggio competitivo, la nostra componente cromosomica”.

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Siamo, insomma, l’Italia che deve fare l’Italia, lo slogan storico coniato da Realacci che spiega: “Se da Nazione povera di materie prime, siamo stati capaci più volte di reinventarci affrontando e abbattendo tante barriere, oggi dobbiamo esserne capaci ancora di più. E le nostre necessità, i nostri punti di debolezza, devono diventare grandi opportunità non solo nelle difese collettive dai grandi rischi ma base per una economia efficiente e utile, che produce più ricchezza consumando meno”. Riassume così la sfida che seduce fior di industriali ed economisti: “Siamo primi al mondo in moltissime produzioni e il mondo aspetta l’Italia. La green economy più competitiva, con tante nostre imprese, è vincente e produce posti di lavoro perché affonda le radici, spesso secolari, in un modo di produrre legato alla qualità, alla bellezza, all’efficienza, alla storia delle città, alle esperienze positive di comunità e territori. E anche perché riesce a fare della coesione sociale un fattore produttivo. Larga parte della nostra economia dipende e dipenderà sempre più da questo”.

Del resto siamo tra le 7 Nazioni più industrializzate del mondo con Canada, Francia, Germania, Giappone, Regno Unito e Stati Uniti. Siamo tra i 5 Paesi al mondo con una bilancia commerciale manifatturiera in positivo con oltre 900 categorie di prodotto e sul podio per surplus con l’estero, e in Europa con la più alta percentuale di riciclo sulla totalità dei rifiuti con il 79% contro una media del 38%. Siamo culla di cultura, primi al mondo, con la Cina, con 55 Patrimoni dell’Umanità Unesco. Siamo leader mondiali con punte di eccellenza nel sistema agricolo per sostenibilità e competitività. Siamo l’Italia con punti di forza che ci rendono unici e irriproducibili, con talenti nei campi più disparati.

Realacci prova a far rialzare la testa all’Italia che produce orgoglio, qualità e bellezza. Ce n’è bisogno nello stupore per massacri quotidiani senza fine dall’invasione russa all’Ucraina alle stragi in Medioriente e nei conflitti dimenticati. Rimaniamo spettatori globali spaventati e inermi di fronte a scenari sociali e globali che mutano come non era mai accaduto dal dopoguerra e che rischiano di buttare all’aria priorità ambientali e strategie green accelerando solo il riarmo e i sistemi di difesa? Come contrastiamo la “guerra più stupida della storia”, come il Wall Street Journal definisce i dazi e i superdazi sparati alzo zero dalla Casa Bianca da The Commander in Chief contro il resto del mondo che, a sua volta, risponde con i controdazi? Se il delirio di onnipotenza di Trump sta tracciando nuove frontiere economiche, modificando la geografia dei tradizionali rapporti internazionali con pazzesche mosse unilaterali, se il tycoon molto masochista ha dato anche il suo secondo tragico bye bye all’Accordo sul clima firmato a Parigi, con un bullismo scellerato che dà gas all’escalation dei rischi non solo nei Paesi dimenticati e più poveri e disperati ma anche nell’Europa diventata improvvisamente nemica, se la politica è quella che è, se i ritardi sono sempre clamorosi e il Piano nazionale di adattamento climatico resta missing e un mare di opere previste e finanziate dal Pnrr sono ancora lontane dai cantieri, a Mantova Realacci e i protagonisti del seminario indicheranno il “che fare” e come accelerare rafforzando i nostri asset.



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