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nella bozza della Regione chiesti due euro al giorno ai braccianti


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La Regione Puglia non può più assicurare il contributo di 350mila euro per l’accoglienza dei braccianti nella foresteria “Boncuri” di Nardò. E, dopo averlo discusso con aziende e Prefettura, ieri si è presentata al tavolo prefettizio per proporre ai sindacati la firma di un “Protocollo d’intesa per la definizione di un modello pubblico-privato e sostenibile”, che prevede un contributo di 100 euro al mese a carico di ogni azienda per ciascun lavoratore impiegato e di 2 euro al giorno a carico di ogni bracciante. 

I sindacati

La Cgil è insorta, la Cisl si è detta parzialmente favorevole, la Uil ha preferito per ora non esprimersi. Intanto, la raccolta delle angurie è iniziata. E, a causa della mancata apertura della struttura, i lavoratori sono come ogni anno costretti a ripararsi in alloggi di fortuna nelle campagne limitrofe, alla mercè di chi voglia reclutarli in maniera illegale. La foresteria è, infatti, nata nel 2017 in funzione anti-caporalato, composta da 80 moduli per 320 posti letto. Il protocollo vuol rivoluzionarne la governance. Finora, la Regione – presente ieri con l’assessore Viviana Matrangola – si è occupata di pagare e il Comune di Nardò di manutenere e affidare la struttura ad associazioni ed enti del terzo settore locali. E siccome i risultati sono stati buoni, si ritiene che il contributo regionale debba gradualmente ridursi, fino ad azzerarsi nei 3 anni di durata del protocollo. L’obiettivo è “la piena auto sostenibilità del modello”. Le aziende si sarebbero dette disponibili. I lavoratori, che già patiscono condizioni di difficoltà economica, potrebbero quantomeno storcere il naso: «Non rientrando la foresteria regionale tra le misure di assistenza e di sostegno alle vulnerabilità estreme, previste dai piani di welfare locale, è richiesto – recita il protocollo – che i lavoratori beneficiari della foresteria, compartecipino attivamente alle sue spese di funzionamento, proporzionalmente alle proprie possibilità, su principi di co-responsabilità». 
Secondo la bozza, i costi di gestione, manutenzione ordinaria e straordinaria dei moduli abitativi e dell’area interessata, di consumo energetico e idrico, di servizi di censimento, accoglienza, di presa in carico e supervisione dell’utenza, di erogazione pasti e di trasporto da e verso le imprese andranno suddivisi proporzionalmente tra i sottoscrittori del protocollo e i fruitori della foresteria. Ai lavoratori, come detto, è richiesto il pagamento di un “ticket di compartecipazione” di 2 euro al giorno. Le aziende dovrebbero, invece, compartecipare ai costi di gestione e fornitura pasti della foresteria, versando al Comune 100 euro al mese per lavoratore impiegato nella propria azienda (400 euro per l’intera stagione), in forma di “dote di integrazione sociale e alloggiativa” (Disa) che ricomprende il diritto per il lavoratore all’alloggio nella Foresteria e all’accesso al servizio mensa, al check up socio-sanitario in ingresso, all’orientamento legale, alla partecipazione a momenti di formazione civico-linguistica e di rafforzamento dell’autonomia. In questo modo, le aziende si garantirebbero anche l’attribuzione di un Marchio Etico nell’ambito della Rete del lavoro agricolo di qualità, che in Salento registra (al 15 aprile 2025) solo 8 iscrizioni.

Le contestazioni

Sia Cgil e Flai Cgil che Cisl e Fai contestano il mancato coinvolgimento nella definizione del Protocollo e la tardiva convocazione, e si oppongono alla richiesta del contributo di 2 euro ai lavoratori. Quanto alla spesa, Tommaso Moscara (Cgil) e Alessandro Fersini (Flai) hanno proposto una soluzione-ponte: «Riteniamo che la Regione per la stagione ormai iniziata debba procedere al finanziamento come negli anni passati. Una soluzione-ponte per arrivare preparati e con un percorso condiviso alla modifica della governance del modello Boncuri, che va affrontata durante tutto l’anno nella Sezione territoriale della Rete del lavoro agricolo di qualità, istituita e mai convocata», hanno detto sindacalisti. Che, poi, hanno espresso dubbi sulla modalità prevista di attribuzione del Marchio Etico, chiesto l’apertura del campo oltre il periodo estivo e l’incremento dei posti letto. Dal canto loro, Ada Chirizzi (Cisl) e Gianluigi Visconti (Fai) ritengono che la questione “Protocollo” non debba ostruire l’immediata apertura del campo. Quanto al contributo richiesto ai lavoratori, i segretari sostengono invece che «ancora una volta l’ente bilaterale Cassa Amica possa essere il luogo del sostegno ai migranti attraverso il contributo previsto al bando già approvato per la ricerca di alloggi nel Comune di Nardò e la sede delle azioni in essere per il coinvolgimento nel tessuto urbano degli ospiti del campo». Per Uila Lecce, la segretaria Antonella Rizzo, interpellata, ha detto di volersi esprimere solo dopo aver analizzato la documentazione ricevuta in prefettura. Presto il nuovo tavolo. 

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