18.39 – mercoledì 11 giugno 2025
(Il testo seguente è tratto integralmente dalla nota stampa pubblicata nel sito https://www.cgil.tn.it/news) –
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Rapporto Bankitalia. In Trentino cresce la produttività non i salari. Cgil Cisl Uil rilanciano l’urgenza di sgravi fiscali selettivi per le imprese e di un piano per l’industria, l’innovazione e il terziario avanzato.
E’ un Trentino che si muove a più velocità quello che emerge dal Rapporto annuale della Banca d’Italia sull’economia regionale per il 2024. In provincia come in Alto Adige hanno il segno più sia l’occupazione, sia la produttività. Cresce, ma non recupera l’inflazione degli ultimi anni, invece il reddito reale delle famiglie. E’ su questo dato che si concentrano Cgil Cisl Uil del Trentino, commentando l’analisi presentata oggi pomeriggio. “Il Rapporto conferma il quadro di un’economia stabile anche se ancora in leggera espansione. Trovano però conferma soprattutto i timori legati al rallentamento del comparto industriale, mentre servizi e turismo continuano a crescere – fanno notare i tre segretari provinciali Andrea Grosselli, Michele Bezzi e Walter Largher -. In questo contesto, almeno fino alle fine del 2024 si è mantenuta positiva la dinamica dell’occupazione, seppur c’è un rallentamento nell’attivazione di contratti di lavoro stabili. Il dato che più preoccupa però è quello relativo ai redditi”. Mentre nel 2023 le retribuzioni sono cresciute senza purtroppo tener il passo con l’inflazione, il 2024, invece, segna un passo indietro: Bankitalia rileva una crescita media delle retribuzioni meno sostenuta di quella nazionale.
L’altra faccia della medaglia è il dato sulla produttività: mentre i salari si sono ridotti, la produttività del lavoro in Trentino dal 2007 è cresciuta più della media nazionale, anche se meno dell’Alto Adige. “E’ evidente che siamo di fronte ad un sistema squilibrato. In Trentino si è creata occupazione e con essa è aumentata la produttività rispetto alla media nazionale mentre le retribuzioni non sono salite adeguatamente restando sotto la media italiana e così relegando spesso le persone a lavori poveri che riguardano prevalentemente donne e giovani. Tutto questo conferma che ci sono margini per migliorare i salari in Trentino attraverso i contratti collettivi decentrati. Inoltre abbiamo l’urgenza di riprendere in mano il filo delle politiche del lavoro e della formazione da una parte, e dall’altra di realizzare nuove politiche industriali sostenendo le aziende che tornano ad investire nella ricerca e sviluppo e nella crescita dimensionale grazie alle quali le nostre imprese possono raggiungere rapidamente i livelli di produttività dell’Alto Adige”.
Un partita che si può giocare a livello provinciale nell’ambito del confronto sull’emergenza salariale. “Il sindacato confederale ha fatto le proprie proposte che vanno nella direzione di rafforzare la selettività degli sgravi fiscali alle imprese che scommettono sulla contrattazione integrativa e sulla partecipazione, nonché di garantire sostegni ai settori ad alto valore aggiunto e capaci di forti investimenti in innovazione. Intanto constatiamo che nonostante il tempo trascorso poche sono le misure concrete messe in atto dalla Giunta provinciale”, concludono.
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