Microcredito

per le aziende

 

Il 21 giugno l’Europa si mobilita contro guerra e riarmo


È questo il momento di farsi sentire. A fine giugno all’Aja e poi a Washington i capi di governo dei paesi membri dei “due pilastri” della Nato, quello europeo e quello nordamericano, decideranno nei dettagli quanto spendere, con quali denari, per produrre quali armi e contro chi utilizzarle. Stiamo parlando di quantità di risorse enormi, mai così tante dalla fine della guerra fredda, tra Golden Dome Usa (lo scudo missilistico spaziale da 175 miliardi di dollari) e Rearm europeo (800 miliardi di euro).

Assistenza e consulenza

per acquisto in asta

 

Fermarli è possibile. Almeno in Europa. Il 21 giugno, in tutte le capitali, reti di associazioni, comitati, gruppi spontanei che animano i movimenti pacifisti diffusi in questi ultimi anni di guerre spietate hanno finalmente deciso di mettersi assieme e di prendere sul serio la grande minaccia che incombe sull’umanità: una nuova guerra mondiale.

Gino Strada amava stupire dicendo: «Non sono pacifista, sono contro le guerre», un paradosso per andare al sodo: la pace è anzitutto fermare qualsiasi conflitto armato tra gli Stati. Il cammino della pace non può che essere “disarmante”, per usare le parole del nuovo papa Robert Francis Prevost. E, prima ancora, Simon Weil a proposito della “deterrenza” scrisse: «Ciò che si definisce sicurezza nazionale è una condizione chimerica: in cui un paese conserverebbe la possibilità di fare guerra privandone tutti gli altri» (Sulla guerra, 1933-1943).

Verso la fine del documento approvato dal Parlamento europeo sulla sicurezza e la difesa comune (Risoluzione del Parlamento europeo del 2 aprile 2025, Relazione annuale sull’attuazione delle politiche di sicurezza e di difesa comune) c’è scritto che la Ue aprirà «un dibattito pubblico informato», per «sviluppare una comprensione condivisa e un allineamento delle percezioni delle minacce in tutta Europa», così da «garantire un sostegno da parte delle istituzioni democratiche, di conseguenza, dei cittadini» (§164). Bene, questo confronto pubblico, trasparente e certificato (speriamo) lo chiedono per prime le persone annichilite dal delirio bellicista che pervade il discorso pubblico, le televisioni, la stampa. Ma per essere vero dovrebbe svolgersi prima che vengano assunte decisioni irreversibili. Altrimenti non è un dibattito, ma un indottrinamento.

In ballo c’è una montagna di soldi – di ricchezza socialmente prodotta (il famoso 2 o 3 o 5 per cento del Pil) – che verrà inevitabilmente sottratta agli usi civili. Ma non è nemmeno questa la questione più grave. Il documento sulle politiche di sicurezza (59 pagine, 197 paragrafi), ribattezzato Readines 2030 (Pronti nel 2030), va letto e studiato per intero. Intanto: “pronti” a fare cosa? I 17 Obiettivi per lo sviluppo sostenibile dell’Onu e le relative Agende nazionali traguardate al 2030 (coincidenza!) non contemplano l’entrata in guerra. Cosa è cambiato da dover mutare così radicalmente tutti i piani? «La scelta del regime russo – si legge nella Risoluzione – di dichiarare guerra ai paesi europei» (§ B delle premesse). L’invasione dell’Ucraina è certo un atto intollerabile da qualsiasi parte lo si voglia vedere, in tutti gli aspetti umanitari e del diritto internazionale, ma per sanzionare tale realtà non vi è alcun bisogno di attribuire alla Russia delle finalità che non ha mai espresso e che ha sempre smentito. A chi giova ampliare ed esasperare i motivi del conflitto sul controllo delle zone russofone dei paesi usciti dalla Federazione russa? Comunque, la contro-scelta dell’Europa di cercare «la pace attraverso la forza» (§ 23) per realizzare il «piano per la vittoria dell’Ucraina» così come formulato da Zelensky (§ 28), entra in contrasto con quanto stabilito da quasi tutte le carte costituzionali nazionali e internazionali uscite dalla Seconda guerra mondiale. La nostra, come si sa, «ripudia la guerra […] come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali». Come l’Unione Europea intende superare questo ostacolo “formale” non lo dice. Per ora si limita a prepararsi all’eventualità che si verifichino le peggiori «minacce e rischi per la sicurezza», tenendo conto anche «dell’intensificarsi dei legami tra la Russia e la Cina» (§ 4 delle premesse), nonché delle «azioni aggressive della Cina nel Mar cinese” (§ 87). Faccia attenzione anche la Cina!

Esclusa a priori la riconciliazione, messa da parte la prevenzione, non rimane che la preparazione alla guerra. Come? Il documento Ue è lungo e dettagliato: si va dagli investimenti in armi, logistica e servizi annessi (da reperire a debito, secondo uno schema keynesiano) (§ 73 e successivi), allo sviluppo e coordinamento del comparto industriale militare (§ 47 e successivi); dal sostegno alle «tecnologie a duplice uso, applicabili sia nei contesti civili che militari» (§ 54), nucleare compreso, con particolare attenzione «al ruolo svolto nel settore della difesa dalla tecnologia di rottura emergenti, quali l’intelligenza artificiale, il calcolo quantistico, il cloud computing e la robotica» (§ 55) – e qui il pensiero va alle “armi autonome” approntate e sperimentate da Israele a Gaza – fino agli investimenti nel settore spaziale (§150 e successivi).

Richiedi prestito online

Procedura celere

 

Tutto ciò non è ancora nulla. Senza mobilitazione delle masse a sostegno della guerra non la si può fare. Serve quindi «rafforzare la resilienza [sic!] e la preparazione della società alle sfide in materia di sicurezza» (§164). A tal fine gli stati sono invitati a «mettere a punto programmi educativi e di sensibilizzazione, in particolare per i giovani, volti a migliorare la conoscenza e a facilitare i dibattiti sulla sicurezza, la difesa e l’importanza delle forze armate» (§164). Dovranno quindi essere messi a punto «programmi di formazione degli insegnanti e di cooperazione tra le istituzioni di difesa e le università, quali corsi militari, esercitazioni e attività di formazione con giochi di ruolo per studenti civili» (§ 167). Crosetto, con il suo Programma di comunicazione per la diffusione della “cultura della Difesa”, non si inventa nulla! Gli «Stati membri devono affrontare sfide cruciali relative al reclutamento e al mantenimento del personale nelle forze armate» (§168). Il tutto per «rafforzare la preparazione e la prontezza civile e militare dell’Europa (…) in particolare la resilienza psicologica degli individui e la preparazione delle famiglie» nelle situazioni di emergenza (§ 165). Il grottesco kit di sopravvivenza per le prime 72 ore di guerra predisposto dal governo svedese è preso ad esempio.

La Risoluzione del Parlamento europeo sull’attuazione della politica di sicurezza e di difesa comune che abbiamo fin qui richiamato, andrebbe letta assieme alla Comunicazione proposta dalla Commissione Ue il 26 marzo: “Strategia dell’Unione europea in materia di preparazione per prevenire e reagire alle minacce e alle crisi emergenti” (30 azioni chiave e un dettagliato piano d’azione). In questo documento la Commissione Ue intreccia “crisi e minacce” di diversa fattispecie: da quelle derivanti dai cambiamenti climatici e dalle pandemie alle «crescenti tensioni e conflitti geopolitici, alle minacce ibride e alla cibersicurezza, alla manipolazione delle informazioni e alle ingerenze straniere». Per ciò: «Dobbiamo prepararci ad affrontare incidenti e crisi su larga scala e intersettoriali, compresa la possibilità di aggressioni armate che colpiscano uno o più Stati membri». Come? «In un numero crescente di scenari (ad esempio emergenze sanitarie, eventi meteorologici estremi, attacchi ibridi e informatici), le autorità civili hanno bisogno di un supporto militare. In caso di aggressione armata, le forze armate avrebbero bisogno del supporto civile per garantire il funzionamento continuo dello Stato e della società. Occorre quindi migliorare l’interazione tra attori civili e militari [] che coinvolgono in modo coerente tutte le parti interessate civili e militari» (§5). Due le azioni da intraprendere: verso l’alto, migliorando la «cooperazione e l’integrazione con i partner strategici esterni come la NATO in materia di mobilità militare, clima e sicurezza, tecnologie emergenti, cibernetica, spazio e industria della difesa»; e verso la base della società coinvolgendo tutti i livelli di governo e le amministrazioni pubbliche in «un approccio che coinvolge l’intera società, riunendo i cittadini, le comunità locali e la società civile, le imprese e le parti sociali, nonché le comunità scientifiche e accademiche». In particolare «la Commissione svilupperà linee guida per lo sviluppo dei programmi scolastici, a partire dall’educazione della prima infanzia, per sostenere l’acquisizione di competenze di base sulla preparazione, compresa l’alfabetizzazione mediatica, come chiave per una cittadinanza attiva e informata e per combattere la disinformazione e la manipolazione delle informazioni. Gli insegnanti avranno accesso a risorse e opportunità di sviluppo professionale sulla piattaforma europea per l’istruzione scolastica». (§15).

Nulla di serio si dirà. In Europa l’immaginario orwelliano funziona ancora da anticorpo. Ma le politiche sulla sicurezza della UE non sono da sottovalutare poiché, da un lato, alimentano uno stato d’animo di inquietudine e di paura permanente e dall’altro accreditano l’inevitabilità dello scontro armato. Le guerre sono un fenomeno complesso, sono la forma estrema di violenza collettiva che per deflagrare hanno bisogno di molte condizioni: un oggetto conteso, una giustificazione, un dispendioso apparto tecnico-organizzativo e soprattutto una motivazione che giustifichi le sofferenze inaudite che patiscono le popolazioni civili. Rinunciando ad analizzare le cause storiche, ideologiche, economiche, geopolitiche del conflitto ucraino – così come delle altre 60 guerre in atto, Palestina compresa – l’attuale gruppo di comando della Ue ha deciso di sopravvivere a sé stesso e ai suoi fallimenti militarizzando la società civile e la sua economia. Sottrarsi a questo esito bellicista e autoritario è l’unico obiettivo davvero esistenziale per tutti gli europei.

L’articolo è tratto, in virtù di un accordo di collaborazione, da Comune-info
dove è stato pubblicato con il titolo Ultima chiamata



Source link

***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****

Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link

Cessione crediti fiscali

procedure celeri

 

Source link

Assistenza per i sovraindebitati

Saldo e stralcio