L’Italia ha un’opportunità unica per colmare il proprio ritardo digitale e rilanciare la competitività del tessuto imprenditoriale: merito dei fondi Ue. I fondi strutturali dell’Unione Europea, in particolare il Fondo Europeo di Sviluppo Regionale (Fesr), si sono rivelati infatti principale volano per la trasformazione digitale delle pmi, soprattutto nel Mezzogiorno.
La digitalizzazione è una leva strategica per modernizzare l’apparato produttivo, favorire la transizione verso un’economia data-driven e sostenere la resilienza delle imprese nei mercati globali. Come sottolineato dalla Commissione Europea nel portale Kohesio, l’Italia è tra i Paesi con il maggior numero di progetti cofinanziati nel quadro della politica di coesione: solo per il periodo 2014–2020 sono stati avviati oltre 42.000 interventi legati all’innovazione e alla digitalizzazione delle imprese.
Questa strategia ha permesso di ridurre il divario digitale tra le regioni, puntando su formazione Ict, infrastrutture digitali, acceleratori di impresa, connessioni a banda ultralarga, servizi cloud e cybersecurity.
Campania, Puglia ed Emilia-Romagna: i fondi Ue diventano innovazione
Uno degli esempi emblematici di successo è rappresentato dalla Apple Developer Academy di San Giovanni a Teduccio, alle porte di Napoli. Qui, un’ex area industriale in riqualificazione è stata trasformata in un polo di alta formazione e innovazione, grazie ai fondi Fesr e Fse. L’Academy ha formato oltre 1.500 studenti in competenze avanzate di programmazione e sviluppo app, favorendo la nascita di startup e attirando investimenti internazionali. Come riportato dalla Regione Campania, “l’investimento ha attivato un ecosistema autosostenibile e innovativo con ricadute durature sul comparto Ict locale” .
In Puglia, il progetto Smart Puglia ha valorizzato i fondi europei per stimolare una “specializzazione intelligente”. L’obiettivo? Sostenere l’innovazione nei settori ad alta intensità tecnologica come le biotecnologie, l’energia pulita e le tecnologie dell’informazione. Risultato: miglioramento delle infrastrutture digitali, aumento delle competenze e crescita delle pmi innovative. La Regione ha anche finanziato startup d’avanguardia come quella che ha creato la prima mano bionica adattiva, un caso studio oggi raccontato nelle migliori esperienze Ue.
In Emilia-Romagna, la Rete Alta Tecnologia si è affermata come best practice: una rete di laboratori e centri di ricerca, cofinanziata dal Fesr, ha sostenuto le imprese nella sperimentazione di nuovi prodotti e processi digitali. Il sistema ha rafforzato la competitività internazionale delle imprese industriali e manifatturiere, soprattutto nei distretti dell’automazione, packaging e biomedicale.
Calabria e Sicilia: i fondi Ue per ridurre i divari
Nel Mezzogiorno, i fondi Ue hanno un impatto trasformativo non solo sulle imprese, ma sull’intero ecosistema territoriale. In Calabria, attraverso il portale CalabriaEuropa, sono stati attivati numerosi progetti legati alla digitalizzazione dei processi industriali e all’e-Government per le imprese, in una logica di semplificazione e trasparenza.
In Sicilia, il portale Euroinfosicilia documenta interventi significativi che puntano a sviluppare poli di innovazione e a rendere più attrattivo l’ambiente per le startup digitali. I fondi strutturali hanno contribuito, per esempio, all’implementazione di piattaforme digitali per l’industria agroalimentare, con soluzioni IoT e blockchain per la tracciabilità dei prodotti.
Il Piano Italia 5G e il Bonus Connettività
Un ulteriore impulso alla digitalizzazione delle imprese arriva dall’integrazione tra i fondi UE e il Piano Italia 5G, uno dei pilastri del Pnrr. Il piano, gestito dal Dipartimento per la trasformazione digitale, prevede oltre 2 miliardi di euro per portare la copertura 5G nelle aree industriali e nei territori a fallimento di mercato.
Come dichiarato dal Ministro per l’Innovazione: “Con il Piano Italia 5G vogliamo garantire che ogni impresa, anche nei comuni più piccoli, abbia accesso a una connettività di nuova generazione, condizione necessaria per innovare, esportare, crescere”.
In parallelo, il Bonus Tlc (voucher connettività per le imprese) ha distribuito migliaia di contributi economici, cofinanziati anche da risorse europee, per dotare le PMI di connessioni ultraveloci e strumenti digitali. Secondo i dati del portale OpenCoesione, oltre il 65% dei progetti digitali cofinanziati in Italia è localizzato in regioni del Sud.
Il potenziale del digitale nella coesione territoriale
L’infrastruttura informativa è oggi un pilastro della trasparenza e della partecipazione. Portali come OpenCoesione e Kohesio offrono accesso libero a dati su migliaia di progetti finanziati con fondi Ue. Un patrimonio informativo che consente di tracciare investimenti, territori coinvolti, ambiti di intervento e soggetti beneficiari.
Da queste banche dati emerge con chiarezza una geografia della digitalizzazione in continua espansione. I progetti classificati nella categoria “imprese e Ict” mostrano una crescita del 18% tra il 2018 e il 2023, con picchi di investimento in Campania, Lazio ed Emilia-Romagna. L’analisi dei dataset rivela anche un impatto importante sul fronte occupazionale: ogni euro investito in digitalizzazione produce un effetto moltiplicatore sulla creazione di nuovi posti di lavoro qualificati.
Politica di coesione e futuro digitale
Il successo della trasformazione digitale delle imprese italiane passa anche dalla capacità di costruire competenze. L’Academy di Napoli, le startup pugliesi, i laboratori emiliano-romagnoli rappresentano l’Italia che cambia, che innova, che si connette. Come sottolinea la campagna istituzionale Le parole della coesione, promossa dall’Agenzia per la Coesione Territoriale, la parola chiave è “opportunità”: “Le politiche di coesione permettono ai cittadini di ogni territorio di accedere agli strumenti della modernità”.
La digitalizzazione delle imprese italiane non è dunque un traguardo, ma un percorso strategico che ha bisogno di visione, continuità e investimenti. I fondi Ue rappresentano l’ossatura di questa trasformazione, non solo per le risorse messe a disposizione, ma per l’approccio integrato che promuovono: inclusivo, multilivello, orientato ai risultati.
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