Sottosegretario per il Sud: la nomina su proposta di Meloni ma nel governo entra come indipendente. Il passato da bracciante in Calabria, i 4 anni alla guida della Cisl e gli scontri con Cgil e Uil sugli scioperi generali. Le opposizioni: «Nomina sconcertante»
Nel governo entrerà come indipendente, ma la sua nomina è stata proposta direttamente dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni, «perché vogliamo continuare a rafforzare l’occupazione nel Mezzogiorno che è stato la locomotiva d’Italia, è cresciuto più della media nazionale». Così Luigi Sbarra, da pochi mesi ex segretario generale della Cisl, da ieri è il nuovo sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con la delega per le politiche per il Sud. La delega finora era stata mantenuta dalla premier dopo che l’allora ministro Raffaele Fitto – titolare oltre che degli Affari Europei, delle Politiche di Coesione e del Pnrr, anche del Sud -, aveva lasciato il governo per la vicepresidenza della Commissione europea. E al Consiglio dei ministri di ieri, Meloni ha annunciato il nome di Sbarra da proporre al presidente della Repubblica. Più tardi il giuramento a Palazzo Chigi. «È per me un onore servire le istituzioni; il mio impegno sarà massimo per contribuire al rafforzamento dei processi di crescita, sviluppo, coesione e occupazione nel Mezzogiorno».
Dalla Calabria a Palazzo Chigi
Classe 1960, originario di Pazzano, piccolo Comune della Locride in provincia di Reggio Calabria, Luigi Sbarra ha lasciato dopo 4 anni la guida della Cisl appena il 12 febbraio scorso per raggiunti limiti di età consegnando il testimone a Daniela Fumarola, sua vice.
Ma la sua vita è stata sempre nel sindacato, a partire dalla Fisba, la federazione della Cisl dei braccianti agricoli in cui è attivo in Calabria fin dall’inizio del suo impegno. E sempre in Calabria è in prima linea nelle battaglie per i lavoratori di Gioia Tauro e della Locride, nelle zone industriali di Reggio Calabria e delle Saline Ioniche e contro le mafie in economia. E l’impegno per il Sud a distanza di anni torna nelle sue parole ieri dopo il giuramento: «Negli ultimi anni, grazie all’azione del governo Meloni, il Sud ha conosciuto significativi segnali di ripresa economica, sociale e occupazionale: è ora fondamentale consolidare questa traiettoria, colmando i divari storici e valorizzando le opportunità disponibili». Dal suo arrivo a Roma nel 2009 nella segreteria confederale nazionale della Cisl, si occupa di industria, terziario, trasporti, contrattazione e nel 2015 diventa il leader della Fai Cisl nazionale. Nel 2018 è segretario generale aggiunto con Annamaria Furlan di cui poi eredita il ruolo di segretario generale Cisl nel 2021.
La linea «morbida» della Cisl e gli scontri con Cgil e Uil
E alla «sua» Cisl dà una linea più morbida rispetto alle severe posizioni assunte da Cgil e Uil verso gli esecutivi Conte, Draghi e Meloni contro i quali arrivano anche gli scioperi generali. Scelta che porta la Cisl a non aderire mai alle proteste contro le manovre economiche dei tre governi preferendo un atteggiamento più dialogante. Ma porta anche a scontri e fratture con gli altri due sindacati confederali. Ecco perché ieri, tra i numerosi messaggi di auguri e congratulazioni, incluso quella della segretaria Cisl Fumarola («È un incarico che riconosce lo spessore politico e il radicamento sociale di una persona che ha dedicato l’intera vita alla difesa e la promozione del lavoro, alla coesione e allo sviluppo, in particolare nel Sud del nostro Paese»), non sono mancati gli attacchi.
Da Cinque Stelle e Pd soprattutto. Con la deputata M5S Chiara Appendino che definisce la nomina «sconcertante, un premio fedeltà per la connivenza a un governo che sta passando nel tritatutto i diritti dei lavoratori». Mentre per il dem Arturo Scotto, «ora forse è più chiaro perché si schierò con forza per il no al salario minimo». Franco Mari di Avs sentenzia: «Ci avremmo scommesso, la nomina di Sbarra è in perfetta continuità con il ruolo di sostegno al governo Meloni avuto fino ad oggi». Ma un altro dem, Piero De Luca, si augura che «riesca a fare meglio dei suoi predecessori».
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