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Presentazione del libro “Le grandi ipocrisie sul clima”: imprese, politica e società civile a confronto al Senato


Nella giornata di ieri martedì 10 giugno, la cornice della Sala Isma del Senato della Repubblica è stata lo scenario della presentazione del libro “Le grandi ipocrisie sul clima” di Roger Abravanel, saggista italiano, e Luca D’Agnese, Direttore Advisory e Competence center di Cassa Depositi e Prestiti. In un’epoca in cui la lotta al cambiamento climatico sembra essere ormai acquisita come urgenza globale, l’incontro ha rappresentato l’occasione per riflettere sui rischi di stallo nella lotta al riscaldamento globale.

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Una riflessione necessaria a cui hanno partecipato Alfredo Altavilla (Special Advisor for Europe, BYD), Renato Mazzoncini (Amministratore Delegato, A2A) e i senatori Mariastella Gelmini e Pier Ferdinando Casini. Il testo smaschera le incoerenze e le ambiguità della transizione in corso che sfocia in grandi “ipocrisie”. Una di queste, quella di coloro che propongono soluzioni di facciata, prive di reale efficacia, rimandando a oltranza quelle concrete, in un’ottica orientata al greenwashing. Il saggio propone una visione concreta: il “triangolo della sostenibilità”, un modello che chiama in causa la responsabilità collaborativa di imprese, istituzioni e società civile. Solo una sinergia autentica tra questi attori può trasformare la sfida climatica in un’opportunità di progresso tecnologico, culturale ed economico.

“Oggi la sostenibilità è diventata un mantra che ha invaso tutto, ma solo in superficie. Le aziende sono sommerse da metriche ESG. Intanto, le politiche pubbliche mostrano gravi incongruenze: abbiamo speso un miliardo in incentivi per le auto elettriche, andati via in circa 40 ore, ma l’80% dei benefici è finito all’estero. Nel frattempo, la narrazione dominante addita le tecnologie verdi come soluzione alla minaccia, dimenticando che il vero problema è il crollo strutturale del nostro sistema industriale – da 18 a 10 milioni di auto vendute in Europa. E forse l’aspetto più preoccupante è l’ignoranza diffusa”, ha esordito Roger Abravanel, saggista italiano e autore del libro.

A queste riflessioni ha fatto eco il co-autore Luca D’Agnese, Direttore Advisory e Competence center di Cassa Depositi e Prestiti., che ha aggiunto: “Entro il 2050, secondo le ultime ricerche di diversi istituti assicurativi, oltre 1,5 miliardi di persone saranno costrette a lasciare i propri territori per cause climatiche, una crisi senza precedenti. Dal 2023, le rinnovabili superano i fossili negli investimenti globali e le auto elettriche sono ormai centrali nel mercato Tuttavia, la transizione è a rischio: tra neonegazionisti e norme scollegate dalla realtà, l’Europa paga 60-80 euro per tonnellata di CO evitata, contro i 13 euro della Cina. Così, l’elettrificazione rischia di fallire, specie dove mancano colonnine e si parcheggia in strada”.

Sulla stessa linea si è espresso Alfredo Altavilla, Special Advisor for Europe di BYD, sottolineando così’: “Oggi il mondo viaggia a tre velocità nella transizione ecologica. Negli Stati Uniti il mercato continua a preferire SUV, in Cina bastano 24 ore per ottenere una targa su un’auto elettrica, a differenza delle vetture endotermiche, mentre in Europa il Green Deal ha generato l’effetto opposto, con il parco auto invecchiato di oltre due anni e le emissioni di CO che non diminuiscono significativamente. I prezzi delle auto salgono, i salari reali calano, e cresce solo il mercato dell’usato. Intanto, dei 680 milioni di euro del PNRR destinati alle colonnine, 560 milioni sono stato dirottati su bonus per chi l’acquisto di auto elettriche per chi ha un ISEE inferiore a 30.000 euro, dimenticando che chi rientra in quella fascia spesso ha ben altre priorità e al massimo pensa all’acquisto di un’auto usata”

“Serve un principio di obiettività: la responsabilità sociale d’impresa consiste nel rendere compatibili profitto e innovazione ambientale. È una sfida triplice – economica, tecnologica e culturale – che richiede visione e pragmatismo. I dati sul degrado ambientale sono evidenti, ma l’innovazione non può essere ingenua né ideologica. In questo contesto, il dialogo con la Cina è fondamentale: complesso, certo, ma necessario. Sui dogmi non si costruisce nulla; sulla cooperazione sì”, ha proseguito il Senatore Pier Ferdinando Casini.

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“Molti imprenditori del Nord Italia hanno ragione a lamentarsi della burocrazia del Green Deal. Serve passare a uno Smart Deal, come propongono Roger Abravanel e Luca D’Agense. Se apriamo il nostro sistema di tassazione a paesi dove l’energia pulita costa meno, possiamo trarne grandi vantaggi, riducendo i costi dell’energia per i nostri imprenditori. Alle PMI lombarde dico che gestiremo la transizione in modo efficace, ma la competizione è inevitabile per la competitività”. Così, la Senatrice Mariastella Gelmini ha ribadito l’impegno per un cambiamento nelle politiche europee.

Renato Mazzoncini, CEO di A2A ha dichiarato: “L’Italia consuma 1.800 TWh di energia primaria, ma solo 300 TWh sono elettrici: 1.500 TWh provengono ancora da gas e petrolio. Anche sul fotovoltaico siamo penalizzati: un pannello costa 100.000 euro/MW, ma l’impianto finito arriva a 900.000 euro/MW a causa di circa 250.000 euro di autorizzazioni e circa 150.000 euro di terreno. Non solo, In Arabia Saudita l’energia solare costa 10–12 €/MWh, da noi 60–70 €/MWh. Serve semplificare, non aggiungere ostacoli: la burocrazia oggi frena la transizione più del mercato”.

Visioni accomunate da un obiettivo comune, dare una sterzata alla rotta che porta verso una gestione efficace della lotta al cambiamento climatico. Un dibattito chiaro e costruttivo, reso possibile anche grazie a Roberto Sommella, Direttore di Milano Finanza e moderatore dell’incontro.





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