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Così la coesione favorisce la crescita dell’economia. Presentato il rapporto promosso dalla fondazione Symbola


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in foto Ermete Realacci, presidente di Symbola

Il rapporto “Coesione è competizione” di Fondazione Symbola, Intesa Sanpaolo, Unioncamere e Centro Studi delle Camere di commercio Guglielmo Tagliacarne in collaborazione con Aiccon Ipsos, è stato presentato oggi al seminario di Fondazione Symbola da Ermete Realacci, presidente della Fondazione Symbola; Gian Maria Gros-Pietro, presidente Intesa Sanpaolo; Eugenia Rocella, ministro per le Pari Opportunità e la Famiglia; Paolo Gentiloni, copresidente Task Force sul Debito Onu; Giuseppe Tripoli, segretario generale Unioncamere; Nando Pagnoncelli, presidente e Ad Ipsos Italia. Ne hanno discusso Leonardo Becchetti, ordinario di Economia politica dell’Università di Roma Tor Vergata; Simone Gamberini, presidente Legacoop; Vincenzo Boccia, presidente Associazione Italiana degli Insigniti della Legion d’Onore; Vanessa Pallucchi, portavoce Forum nazionale Terzo Settore; Francesco Starace, partner Eqt Group; Stefania Trenti, head of Industry & Local Economies Research Intesa Sanpaolo; Giorgio Vittadini, presidente della Fondazione per la Sussidarietà; Stefano Zamagni, presidente Emerito Pontificia Accademia delle Scienze Sociali. Al termine dell’evento è stato consegnato il riconoscimento “Coesione è Competizione” alle imprese presenti nel rapporto, esempi virtuosi di come la coesione generi competitività, innovazione e valore per il Paese.



I fattori più significativi della competitività in Italia
Il rapporto analizza e racconta i fattori più significativi della competitività del nostro Paese, con particolare attenzione verso gli aspetti che non vengono colti dagli indicatori economici più diffusi, sottolineando l’importanza della collaborazione per le imprese. La coesione migliora il legame e il radicamento nelle comunità e nei territori, accresce il senso di appartenenza e soddisfazione di vita dei dipendenti, il coinvolgimento e il dialogo con i clienti.
Nel 2024, le imprese coesive rappresentano il 44% delle imprese manifatturiere italiane, una quota in crescita di 12 punti percentuali rispetto al 32% del 2018 (e di un punto percentuale rispetto al 2023). Ancora più significativo è l’aumento del numero medio di relazioni instaurate con soggetti del territorio, passate da 1,9 a 2,8 nel corso dello stesso periodo, a comprova di una sempre maggiore complessità delle relazioni strette dalle imprese con i principali attori del territorio in cui si trovano ad operare.
Si conferma, anche per il 2024, la consuetudine da parte delle imprese coesive a stabilire legami con i lavoratori. Crescono le collaborazioni con tutti gli stakeholder considerati, dalle altre imprese alle associazioni di categoria, dalle banche agli enti non profit, dalle istituzioni locali ai clienti, delineando un ecosistema sempre più aperto e interdipendente; con un’unica eccezione data da una minore relazionalità del mondo imprenditoriale con quello scolastico/accademico.

Aumentano gli investimenti delle Pmi coesive nella transizione verde e digitale
Sette imprese coesive su dieci hanno investito in sostenibilità ambientale negli ultimi tre anni e più di otto su dieci lo hanno fatto in tecnologie digitali 4.0. Inoltre, più del 60% delle imprese coesive ha investito in attività di ricerca e sviluppo. Questa apertura all’innovazione emerge con maggiore vigore nei territori che possono essere essi stessi considerati più “coesivi”, poiché caratterizzati da un più elevato livello di ricchezza prodotta oltre che da una maggiore generatività del tessuto imprenditoriale e da un più intenso benessere espresso in termini di soddisfazione dei cittadini per la propria vita, di partecipazione degli stessi alla vita civica, politica e culturale, nonché di impegno nei confronti della crisi climatica.

Realacci: La coesione formidabile fattore produttivo
“La coesione è un formidabile fattore produttivo – dichiara
Ermete Realacci, presidente della Fondazione Symbola – in particolare in Italia. L’incrocio tra imprese, comunità, territori, innovazione e bellezza è fondamentale per la nostra economia e per il made in Italy. L’Unione Europea ha indirizzato le risorse del Next Generation EU e anche del Recovery Fund per rilanciare l’economia su coesione -inclusione, transizione verde e digitale. Con l’obiettivo di azzerare le emissioni nette di CO2 entro il 2050. L’Italia può essere protagonista della sostenibilità se si sente parte di una sfida comune come le imprese raccontate in questo rapporto. Perché, come afferma il Manifesto di Assisi, ‘affrontare con coraggio la crisi climatica non è solo necessario ma rappresenta una grande occasione per rendere la nostra economia e la nostra società più a misura d’uomo e per questo più capaci di futuro’”.

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Gian Maria Gros – Pietro: Intesa Sanpaolo a sostegno della transizione
“Le imprese hanno capito il valore della coesione: essere propense a mettersi in relazione con istituzioni, clienti, dipendenti, comunità – dichiara
Gian Maria Gros – Pietro, presidente Intesa SanPaolo – anche con aziende concorrenti se utile alla crescita, in una logica di filiera e di collaborazione – incide in termini di fatturato, occupazione, produzione ed export. Intesa Sanpaolo promuove questo modello di rete, accompagnando le imprese verso i propri obiettivi di transizione e mettendo a loro disposizione 200 miliardi di euro entro il 2028. Il rapporto della Fondazione Symbola evidenzia come la coesione porti compattezza e solidità al tessuto imprenditoriale, oltre a essere un ancoraggio di competitività per le imprese, elementi tanto più necessari in tempi di incertezza”.

Tripoli: La coesione è un valore sociale e una leva economica
“Il rapporto mostra come la coesione sia non solo un valore sociale –
Giuseppe Tripoli, segretario generale di Unioncamere – ma anche una leva economica. Nei territori a maggiore coesività, infatti, la povertà si mantiene costantemente al di sotto della media nazionale e anche il valore aggiunto pro-capite appare più elevato (38mila euro rispetto ai 28mila dei territori meno coesivi). Nelle aree più coesive, inoltre, si rileva anche una maggiore generatività d’impresa: il tasso di iscrizioni delle imprese è del 5,7% contro il 5,3% dei territori a minore presenza di imprese coesive). La capacità di creare relazioni solide con stakeholder, istituzioni e comunità si traduce in imprese più dinamiche, aperte all’innovazione e capaci di generare opportunità. Favorire la coesione significa, quindi, rafforzare la competitività dei territori e sostenere uno sviluppo più equo e duraturo”.

L’alleanza tra imprese e terzo settore: modelli virtuosi
Il rapporto contiene esempi di imprese come Angelini Industries, che grazie alla coesione con le università è riuscita a formare e intercettare nuovi talenti; storie che raccontano come l’alleanza tra imprese e terzo settore possa trasformare l’accoglienza dei migranti, nel caso dell’Azienda agricola biologica Caravaglio, o la solidarietà, nel caso del Gruppo Arena, in competitività aziendale; collaborazioni tra imprese e mondo della finanza che hanno permesso a ICAM di crescere nel mercato globale o di consolidare la propria filiera, come anche nel caso di Fileni; storie di imprese come SBF-VISA GROUP, leader nel mercato delle giostre co-progettando con i clienti, come Lil Milan, che grazie a dialogo e ascolto è riuscita a co-creare valore con la propria community, come Novamont e Gruppo SIAD, che hanno creato sinergie con le istituzioni per essere più competitivi rafforzando anche il territorio; legami tra imprese che insieme sono riuscite a migliorare qualità, sostenibilità e competitività globale – lo dimostra l’esempio del Consorzio Tutela Grana Padano – o acquisire nuove competenze, come insegna Yoomee. E quando le imprese mettono al centro del proprio modello di business la relazione con i propri lavoratori, si rafforza la competitività e migliorano le performance aziendali: lo raccontano i successi di Dal Ben e di Feralpi Group.

Il rapporto si trova su www.symbola.net



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