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Blocco per auto diesel Euro5, ira Legambiente: “Si cerca di rinviare l’inevitabile”



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L’annuncio della Lega sulla presentazione di un emendamento al Decreto infrastrutture in discussione in Parlamento per scongiurare l’entrata in vigore delle misure antinquinamento previste dal decreto legge 121 del 2023, che imporrebbero dal prossimo ottobre uno stop alla circolazione delle auto con motore diesel di categoria Euro 5 (quelle immatricolate tra il 2011 e il 2015) in un’ampia fascia oraria dei giorni feriali – dalle 8.30 alle 18.30 – nei territori dei comuni con più di 30.000 abitanti situati in quattro regioni del bacino padano (Lombardia, Piemonte, Veneto ed Emilia-Romagna), è stato molto criticato da Legambiente Emilia-Romagna.

Per l’associazione ambientalista, infatti, “ancora una volta si cerca di rinviare l’inevitabile, per giunta imputando al Green Deal europeo le responsabilità di una misura varata dall’attuale governo nel 2023 e che, a ben guardare, ha una genesi ben più vecchia risalente al 2017, anno del nuovo accordo di programma per il risanamento dell’aria del bacino padano. Lo stesso governo che oggi vorrebbe derogare questo divieto imputando all’Europa la responsabilità della norma”.

In questi anni, secondo Legambiente, “nulla è stato fatto a livello centrale per gestire il prevedibile impatto di un provvedimento assolutamente necessario, non solo per tutelare la salute pubblica, ma altresì per evitare nuove sanzioni. Nel tempo trascorso non sono stati messi in campo strumenti e risorse utili ad accompagnare il necessario shift modale, dall’auto privata al trasporto pubblico locale, o il passaggio per i cittadini da veicoli inquinanti a mezzi a zero emissioni, tuttora necessari per diverse categorie di utenti, quali artigiani, piccole imprese o pendolari che non hanno accesso a efficienti infrastrutture di trasporto pubblico. Dunque, al danno dell’immobilismo sul fronte dell’inquinamento si aggiunge anche quello della mancata realizzazione di un sistema di mobilità zero emissions”.

Per Legambiente Emilia-Romagna “si preferisce invece attaccare le politiche europee, evocando la presunta contrarietà dei cittadini alle auto elettriche. Ma la realtà è ben altra. Infatti, gli incentivi per l’acquisto di nuove auto negli ultimi anni sono stati poco efficaci, non solo perché sul mercato mancano modelli di utilitarie elettriche a basso costo, ma anche perché gli incentivi economici sono stati stanziati in maniera tale che fosse più conveniente acquistare un’auto endotermica”.

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E, a proposito di investimenti e incentivi, “è bene ricordare che sul futuro delle infrastrutture del trasporto pubblico del Paese grava una pesante ipoteca, quella dei 13,5 miliardi di euro necessari a realizzare il ponte sullo Stretto. Nel contesto attuale, è inevitabile chiedersi quanti interventi si potrebbero realizzare con quei soldi per garantire ai cittadini delle regioni padane, e di tutte le altre, un trasporto pubblico più capillare ed efficiente, oppure quante misure di sostegno, come micro-credito o social leasing, si potrebbero erogare ad artigiani, imprese e famiglie per dotarsi di mezzi a zero emissioni”.






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