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CF: approvati Bilaterali III, consultazione al via




Keystone-SDA

Il Consiglio federale ha approvato oggi i cosiddetti bilaterali III, e li ha inviati in consultazione fino al 31 ottobre.

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(Keystone-ATS) Relazioni stabili e prevedibili con l’UE e i suoi Stati membri sono nell’interesse della popolazione, delle imprese e della ricerca, ha dichiarato il consigliere federale Ignazio Cassis a Berna in una conferenza stampa. “Oggi è una giornata importante, una tappa importante lungo il percorso della Svizzera per stabilizzare e modernizzare le proprie relazioni con l’Unione europea”, ha aggiunto il ministro degli esteri.

La consultazione iniziata oggi concerne i testi negoziati, le leggi di applicazione e le misure d’accompagnamento. Tutti questi documenti sono stati pubblicati in data odierna.

Si tratta, come spiegato dal Segretario di Stato presso il Dipartimento federale degli affari esteri Alexandre Fasel, di 1889 pagine: 160 per le leggi, 799 per gli accordi e 930 per il rapporto esplicativo. “Le pagine che ho dovuto leggere sono in realtà 2800, considerando le varianti scartate”, ha detto Cassis. “È stato un lavoro immenso”, ma “appassionante”, ha precisato.

Un processo negoziale intenso

“È stato un processo di negoziazione intenso. Nessuna delle due parti ha fatto sconti”, ha affermato da parte sua il capo negoziatore svizzero Patric Franzen. L’ambasciatore ha sottolineato in particolare l’approccio settoriale adottato, che permette di definire chiaramente il campo di applicazione dell’adozione dinamica del diritto. La Svizzera è riuscita a negoziare importanti eccezioni che non sono soggette all’adozione dinamica del diritto, ha affermato.

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“L’immigrazione dall’Unione europea rimane orientata al mercato del lavoro”, ha aggiunto il segretario di Stato della migrazione (SEM) Vincenzo Mascioli. Solo chi ha un impiego può trasferirsi in Svizzera, e chi lo perde è obbligato a cercarne uno nuovo. “La Svizzera recepisce quindi solo parzialmente la direttiva UE sulla cittadinanza.

“La Svizzera continuerà a puntare sul principio della parità salariale per lo stesso lavoro nello stesso posto”, ha aggiunto la direttrice della Segreteria di Stato dell’economia (SECO) Helene Budliger Artieda. Questo principio continuerà a essere controllato: la Svizzera ha inoltre potuto negoziare le eccezioni necessarie.

Lavori durati mesi

Nel suo intervento Cassis ha ricordato le tappe eseguite finora: a fine 2024 il Consiglio federale aveva preso atto della conclusione materiale dei negoziati con Bruxelles. Da allora ha proceduto con la revisione giuridica, la cosiddetta “legal scrubbing”, e la traduzione dei testi nelle tre lingue ufficiali della Confederazione.

Il pacchetto è stato parafato il 21 maggio da Alexandre Fasel e dal suo omologo europeo. La decisione presa oggi dal Consiglio federale “segna la conclusione della preparazione della base legale per l’applicazione del pacchetto in Svizzera”, ha precisato Cassis.

Negli scorsi mesi, ha proseguito il ministro degli esteri, il Consiglio federale e i sei dipartimenti implicati hanno preso delle decisioni su diversi aspetti, che spaziano dalla protezione dei salari, alla partecipazione ai programmi UE come “Horizon”, passando per la struttura giuridica e il tipo di referendum – che il governo vuole facoltativo, quindi a maggioranza semplice, ndr. -, l’elettricità, la migrazione, la clausola di salvaguardia e il quadro finanziario.

Dall’accordo quadro ai Bilaterali III

Cassis ha poi ricordato come si è arrivati a quelli che sono ufficialmente chiamati “accordi del pacchetto concernente la stabilizzazione e l’ulteriore sviluppo delle relazioni tra la Svizzera e l’Unione europea”. Il punto di partenza è la rinuncia, nel maggio del 2021, a un accordo quadro istituzionale.

In seguito a tale rinuncia “si è creata incertezza per l’economia, per la ricerca e la nostra gioventù”, ha detto il consigliere federale. “La via bilaterale era diventata fragile”, ha aggiunto.

Per il proseguo il Consiglio federale ha così deciso di vagliare diverse opzioni possibili: aderire allo Spazio economico europeo (SEE) o all’UE, firmare un accordo di libero scambio di vasta portata, non fare niente oppure proseguire la via bilaterale. Quest’ultima opzione, che da 25 anni contribuisce in maniera determinante al successo della Svizzera, è stata ritenuta la più vantaggiosa. I punti su cui si è incentrata la valutazione dell’esecutivo sono tre: sicurezza, benessere e indipendenza.

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Invece, non fare nulla non sarebbe nell’interesse del Paese. La conseguenza non sarebbe lo status quo, ma una partecipazione sempre più limitata al mercato interno, ha avvertito Cassis.

Il pacchetto, ha poi precisato Cassis, non costituisce un cambio di rotta della politica estera svizzera. “Rappresenta né più né meno ciò che è necessario per mantenere la via bilaterale su basi solide”. Con esso si garantisce la partecipazione svizzera al mercato interno europeo in settori chiaramente definiti e cooperazioni in specifici ambiti di interesse, mantenendo il più ampio margine di manovra politico possibile, ha chiarito Cassis.

Quattro decreti federali

Secondo quanto annunciato in aprile dal governo, al Parlamento saranno presentati quattro decreti federali: uno per la stabilizzazione delle relazioni bilaterali e tre per il loro ulteriore sviluppo nei settori della sicurezza alimentare, dell’elettricità e della sanità.

Alexandre Fasel ha poi detto che, con i Bilaterali III, gli atti giuridici dell’UE con carattere legislativo rilevanti per la Confederazione sono 95. Per attuare gli accordi sono previste la modifica di 32 leggi svizzere (di cui 12 subiranno modifiche importanti e 20 solo adeguamenti di minore entità) e l’emanazione di tre nuove leggi.

Sicurezza, benessere e sovranità

Riguardo alla questione della sicurezza, Ignazio Cassis ha citato un proverbio arabo “chi vive in pace con i suoi vicini, può dormire senza paura”. Lo stesso, ha ribadito il consigliere federale, vale anche per gli Stati. La parte degli accordi riguardante la stabilizzazione contribuisce alla sicurezza della Svizzera. L’accordo sull’energia elettrica migliora la sicurezza dell’approvvigionamento. Gli accordi in materia di salute e alimentazione proteggono anche i consumatori.

Il governo non ha perso di vista neppure la questione del benessere: l’UE è il più importante partner commerciale della Svizzera, ma anche le relazioni con gli Stati Uniti e la Cina saranno ulteriormente sviluppate, ha rassicurato il “ministro” ticinese. Il Consiglio federale ha commissionato diversi studi. Questi dimostrano che senza gli accordi con l’UE, tra qualche anno il prodotto interno lordo della Svizzera sarebbe più basso.

Per quanto concerne l’indipendenza del paese, Cassis ha ribadito che “la Svizzera è uno Stato sovrano e ha negoziato nuovi accordi con l’UE in modo sovrano”. Gli accordi rafforzano l’indipendenza invece di indebolirla. Il diritto dell’UE viene adottato in modo dinamico, ma il Parlamento e il Consiglio federale hanno sempre l’ultima parola. I nuovi accordi prevedono regole chiare in caso di conflitti. Si tratta di un netto progresso rispetto alla situazione precedente.

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Cassis ha anche ricordato come un franco su due guadagnati all’estero proviene dal mercato unico dell’UE. “E se noi vogliamo vendere lì i nostri prodotti, in questo mercato da 450 milioni di consumatori, dobbiamo adattarci e adottare le loro regole del gioco”, ha sostenuto il consigliere federale.

Un miliardo all’anno

Cassis non ha poi nascosto che l’accesso al mercato interno dell’UE non sarà gratuito: costerà alla Svizzera circa un miliardo di franchi all’anno. Oltre al contributo fisso di coesione di 350 milioni di franchi a partire dal 2030, ci saranno i costi annui per i programmi di ricerca dell’UE (circa 650 milioni di franchi) e per il programma di scambio studentesco Erasmus plus (circa 165 milioni di franchi).

Per il ministro degli estri “si tratta di un investimento sensato”. Se le aziende svizzere possono vendere nel mercato dell’UE, questo crea benessere. Rispondendo alle domande dei giornalisti, Cassis ha fatto notare che la Svizzera dovrebbe comunque investire, anche senza il pacchetto di accordi con l’UE, “semplicemente con meno risultati”.

Ad esempio, quando la Svizzera non ha potuto partecipare ai programmi di ricerca Horizon, anche ciò ha avuto il suo prezzo, ha sottolineato il ticinese. Chiaramente il Consiglio federale ha valutato costi e benefici ed ha ritenuto che il santo valga la candela.

Questa discussione si farà anche in Parlamento, ha detto Ignazio Cassis. La firma degli accordi e la loro trasmissione al Parlamento per la ratifica è prevista nel primo trimestre del prossimo anno, ha concluso il consigliere federale.

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