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Cambia il programma al G7 in Canada, guerra Israele-Iran: il piano Meloni


Il vertice del G7 in corso a Kananaskis, iniziato il 15 giugno, si sta rivelando un banco di prova critico per l’assetto internazionale. L’escalation tra Israele e Iran ha travolto l’agenda ufficiale, costringendo i leader presenti a ridisegnare le priorità diplomatiche.

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La crisi non è soltanto un conflitto regionale: è lo specchio di un equilibrio globale in disfacimento, in cui ogni attore cerca di riposizionarsi o di prenderne le distanze. La presidenza canadese tenta di preservare i temi economici previsti, ma la realtà impone un’altra traiettoria: contenere un’escalation che potrebbe deflagrare ben oltre il Medio Oriente. Questo G7, più che mai, espone le fratture tra alleati e l’urgenza di ridefinire le alleanze stesse.

Meloni incontra Merz e Starmer ma resta cauta sul ruolo della Russia

La premier Giorgia Meloni ha incontrato il cancelliere tedesco Friedrich Merz e il primo ministro britannico Keir Starmer nel tentativo di costruire una posizione europea condivisa, consapevole che la frattura interna al G7 può rivelarsi decisiva per gli equilibri futuri.

Finora ha scelto di non commentare l’ipotesi, rilanciata dagli Stati Uniti, di affidare alla Russia un ruolo negoziale nella crisi israelo-iraniana. L’attesa di Roma non è diplomatica, è strutturale: l’Italia, storicamente priva di autonomia strategica, si limita a monitorare le mosse di Washington prima di allinearsi.

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Ufficialmente, la linea italiana è quella della de-escalation e del dialogo multilaterale, ma nei fatti la postura di Meloni resta interamente condizionata dall’indirizzo americano.

Trump al G7 rilancia Putin come mediatore nel conflitto Israele-Iran

Il ritorno di Donald Trump al tavolo del G7 ha agitato gli equilibri. Poco prima del vertice, il presidente Usa ha spiazzato gli alleati proponendo Vladimir Putin come possibile mediatore nella crisi Teheran-Tel Aviv .

Questa sortita ha creato sconcerto tra gli altri leader: gli europei, saldi nel sostegno all’Ucraina, ritengono inaccettabile legittimare Putin come “uomo di pace”. Trump dal canto suo si è detto certo che la crisi si risolverà “presto” grazie al suo intervento .

L’Unione Europea spinge per il dialogo, Macron chiude all’ipotesi Mosca

L’Unione Europea ha reagito invocando la via diplomatica, coerente con la propria postura di attore economico privo di strumenti coercitivi autonomi. La presidente della Commissione Ursula von der Leyen ha ribadito che la soluzione di negoziare resta l’unico orizzonte praticabile, un richiamo che riflette tanto un’esigenza di stabilità quanto i limiti geopolitici dell’Unione.

Diversa l’impostazione francese: Emmanuel Macron ha escluso in modo perentorio il coinvolgimento della Russia nel processo di mediazione, consapevole che ciò equivarrebbe a una legittimazione strategica del Cremlino nel cuore del G7. Il rifiuto francese, più che un atto morale, è una mossa di contenimento: evitare che Mosca torni centrale nei negoziati globali.

L’Italia tra pressing Ue e incognita Usa: strategia di Meloni ancora incerta

Nella maggioranza di governo, Matteo Salvini è l’unico a ventilare l’ipotesi russa come canale di mediazione. Il suo invito a coinvolgere “tutti i pontieri” riflette una lettura pragmatica, ma anche un posizionamento tattico interno: mostrarsi autonomo sul piano internazionale senza pagare un prezzo elettorale interno.

Antonio Tajani, invece, esprime cautela, confermando la linea atlantista che da sempre contraddistingue Forza Italia. Giorgia Meloni, consapevole della fragilità dell’equilibrio interno e internazionale, continua a non pronunciarsi. L’Italia, come spessissimo si nota ultimamente, si muove lungo una traiettoria obbligata, oscillando tra il vincolo europeo e la subordinazione alla postura statunitense.

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