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Chi guida davvero la transizione ecologica? Le professioni ESG che cambieranno le imprese


Dal Sustainability Manager all’analista ESG: ecco i professionisti che aiutano le imprese a integrare la sostenibilità nei processi aziendali e perché oggi la formazione conta più che mai

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La transizione ecologica nelle aziende non si realizza solo con buone intenzioni. Servono competenze specifiche per integrare concretamente i criteri ESG (ambientali, sociali e di governance) nelle strategie aziendali e nei processi produttivi. A guidare questo cambiamento sono nuove figure professionali specializzate, sempre più richieste dalle imprese che vogliono affrontare la sfida della sostenibilità con metodo e visione.

Secondo il rapporto GreenItaly 2024 di Fondazione Symbola e Unioncamere, il 13,4% degli occupati in Italia è impiegato in professioni green. Una quota destinata a crescere, spinta dall’evoluzione normativa, come l’introduzione della direttiva europea CSRD, che ha esteso l’obbligo di rendicontazione non finanziaria a molte più imprese. Un cambiamento che rende imprescindibile la presenza in azienda di competenze ESG.

Tra le figure più strategiche c’è il Sustainability Manager, che ha il compito di definire e monitorare le politiche ambientali e sociali dell’impresa, promuovendo pratiche sostenibili lungo tutta la catena del valore. “La sfida principale per il Sustainability Manager sarà adottare un approccio cross-settoriale capace di generare connessioni trasversali tra le tematiche ESG e l’operato dell’azienda a 360 gradi”, ha dichiarato Piergiorgio Palamara, manager – climate change and sustainability services in EY e coordinatore scientifico di alcuni Master della 24ORE Business School, in un comunicato del 4 giugno.

A questa figura si affiancano professioni complementari come l’ESG Analyst, che elabora dati e indicatori di sostenibilità per supportare le decisioni aziendali; il Circular Economy Consultant, esperto in modelli produttivi a ciclo chiuso; e il Renewable Energy Specialist, focalizzato sull’efficienza energetica e sulle fonti rinnovabili.

“La sostenibilità, per sua natura, è una materia interdisciplinare che richiede un approccio trasversale”, ha aggiunto Palamara. “Nei programmi di studio, le principali aree tematiche confermano l’importanza dei servizi legati al climate change, mentre emergono con forza temi come la biodiversità e il rispetto dei diritti umani”. A tutto ciò si aggiunge la crescente influenza dell’intelligenza artificiale nei processi di analisi e rendicontazione ESG.

La domanda del mercato è chiara: servono professionisti in grado di coniugare competenze ambientali, sociali, normative e tecnologiche. Non si tratta solo di rispondere a un’esigenza regolatoria, ma di costruire un modello di impresa più responsabile, resiliente e in linea con gli obiettivi europei di neutralità climatica.

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In un contesto in cui la sostenibilità non è più un’opzione, ma un dovere operativo, investire nella formazione significa dotarsi degli strumenti per gestire il cambiamento. E contribuire, concretamente, alla costruzione di un futuro più giusto e vivibile per tutti.

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