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Responsabilità estesa del produttore, Ue: “Semplificazioni entro fine anno”




L’Ue punta a semplificare la Responsabilità Estesa del Produttore con un pacchetto Omnibus atteso entro fine anno, per ridurre oneri e frammentazioni normative. In cantiere anche la riforma di end of waste e sottoprodotti con il futuro Circular Economy Act. Le imprese chiedono però misure più incisive su mercato dei riciclati, concorrenza e spedizioni transfrontaliere


Semplificazioni in vista per la disciplina della responsabilità estesa del produttore. Entro la fine dell’anno la Commissione europea adotterà un nuovo pacchetto Omnibus con interventi sul fronte della normativa ambientale, diretti soprattutto a facilitare il rispetto degli obblighi derivanti dall’istituzione dei regimi EPR “senza creare nuove barriere di mercato”. È quanto si legge nella comunicazione di Bruxelles con la strategia per il rilancio del mercato unico dell’Ue, nata sulla scorta delle indicazioni contenute nelle relazioni di Enrico Letta, Mario Draghi e Sauli Niinistö sullo stato di salute dell’economia dell’Unione e presentata nei giorni scorsi dalla Commissione. Obiettivo della strategia, si legge, è quello di rafforzare il ruolo di “driver della competitività” esercitato dal mercato unico, ma anche di consolidarne la capacità di “proteggere il modello sociale europeo, sostenere la transizione pulita e garantire la nostra sovranità strategica e la nostra sicurezza”.

La finalità resta quella già indicata nel Clean Industrial Deal: rilanciare la competitività dell’Ue senza rinunciare alle sue ambizioni climatiche, ma anzi facendo degli investimenti in decarbonizzazione e circolarità una leva per il rilancio della produttività industriale. Un obiettivo ambizioso che, chiarisce la comunicazione, passa anche per la creazione di un vero mercato unico dei rifiuti, che superi l’attuale stato di frammentazione amministrativa negli scambi tra Stati membri e rilanci lo sviluppo su scala industriale e intraeuropea di strategie basate sul recupero di materia dagli scarti. Soluzioni capaci di tenere assieme autonomia degli approvvigionamenti, competitività e decarbonizzazione ma il cui potenziale è tenuto a freno da regole complesse e oneri eccessivi a carico delle imprese.

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Caso paradigmatico quello della Responsabilità Estesa del Produttore, regime che a livello europeo copre rifiuti come imballaggi, apparecchiature elettriche ed elettroniche o batterie, ma che gli Stati Ue hanno esteso anche a flussi diversi (in Italia ad esempio olii e pneumatici). Uno strumento che sulla carta dovrebbe promuovere una gestione più efficiente e circolare del fine vita dei beni immessi sul mercato Ue ma che, nella pratica, è invece diventato “uno degli ostacoli più frequentemente segnalati dalle aziende che operano in diversi Stati dell’Ue”.

Secondo la Commissione, infatti, anche se nella maggior parte dei casi i regimi EPR sono istituti in attuazione della normativa Ue, negli Stati membri “la mancanza di uniformità di principi e requisiti ha portato a una grande diversità – si legge – a complessità normativa e a elevati oneri amministrativi per le imprese. In particolare per le PMI, gli obblighi nazionali di registrazione e comunicazione, incluso l’obbligo di nominare rappresentanti autorizzati separatamente per ogni Stato membro in cui il produttore immette i prodotti sul mercato, rappresentano un vero ostacolo all’adesione all’Unione europea”.

Per questo, ha annunciato Bruxelles, entro la fine dell’anno un nuovo pacchetto Omnibus punterà a semplificare il quadro di regole comuni, intervenendo soprattutto sulla non armonizzazione dei regimi nei vari Stati membri, rimuovendo “requisiti ingiustificati” per la nomina di rappresentati autorizzati (come consorzi o sistemi collettivi) e riducendo gli obblighi di comunicazione. Sempre in quest’ottica si muoverà anche l’annunciato Circular Economy Act, che entro la fine del 2026 introdurrà ulteriori misure per spingere “armonizzazione, semplificazione e digitalizzazione, anche attraverso uno sportello unico digitale per l’informazione, la registrazione e la comunicazione”.

Sempre nell’ambito del Circular Economy Act la Commissione interverrà anche su un altro fronte caratterizzato da frammentazione e ritardi, quello dei rifiuti, dell’end of waste e dei sottoprodotti. In mancanza di criteri comuni a livello dell’Ue, infatti, “i criteri nazionali o regionali per la cessazione della qualifica di rifiuto sono stati adottati dagli Stati membri in modo non coordinato – si legge – e non sono facilmente riconoscibili tra gli Stati membri” e allo stesso modo “la mancanza di una definizione armonizzata di sottoprodotti a livello UE ostacola inoltre la circolarità dei processi produttivi”. Per questo il Circular Economy Act definirà “un quadro più snello per raggiungere la fine della qualifica di rifiuto e di sottoprodotto”, facilitando al tempo stesso l’adozione di criteri a livello Ue, soprattutto per le materie prime considerate prioritarie, e agevolando le spedizioni transfrontaliere di rifiuti da destinare a riciclo.

Due fronti, quello dell’EPR e della cessazione della qualifica di rifiuto, da sempre segnalati come critici anche dalle imprese europee del waste management e del riciclo, che in tema di rilancio del mercato interno chiedono però un ventaglio di misure ben più ampio di quello delineato dall’Ue nella comunicazione di qualche giorno fa. Secondo FEAD, oltre a intervenire sulla frammentazione regolatoria, serve anche spingere il mercato dei materiali riciclati (con obiettivi di contenuto minimo, IVA agevolata e più controlli sull’ingresso di materiali extra Ue), favorire la concorrenza leale tra pubblico e privato, facilitare le movimentazioni di rifiuti tra Stati membri – soprattutto di quelli in ‘lista verde’ – e accelerare il rilascio di autorizzazioni. Interventi che, al netto del prossimo pacchetto semplificazioni, non sembrano poter trovare spazio nella strategia per il rilancio del mercato unico. Tutto rinviato al 2026, quindi, e a un Circular Economy Act che è ancora un work in progress ma che promette già di essere uno spartiacque nei destini del waste management europeo.





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