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Space Economy: Italia all’avanguardia, approvata la nuova legge


L’Italia primo paese ad adottare una legge quadro sulla Space Economy

L’11 giugno 2025 si è concluso, con l’approvazione da parte del Senato, l’iter parlamentare della legge in materia di economia dello spazio, strumento indispensabile per essere competitivi in un’epoca in cui ormai la conquista dello Spazio non è più appannaggio solo degli Stati, ma anche dei privati.

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L’Italia è peraltro il primo Paese ad aver adottato una legge quadro sulla Space Economy, ponendosi così senz’altro all’avanguardia nell’elaborazione di una governance in grado di affrontare le sfide che si pongono per il presente e per il prossimo futuro.

Space economy: il ruolo dell’Agenzia Spaziale Italiana e il Piano nazionale per l’economia dello spazio

Nel nuovo quadro normativo un ruolo sempre più rilevante è affidato all’Agenzia Spaziale Italiana, a cui, nel suo ruolo di autorità nazionale per la regolazione tecnica delle attività spaziali, viene affidato il compito di garantire lo sviluppo regolato e sostenibile del settore, in linea con le priorità strategiche del Paese.

Tra gli obiettivi perseguiti anche quello di stimolare gli investimenti, favorendo la partecipazione di piccole e medie imprese e start-up innovative “attraverso deroghe al codice dei contratti pubblici“.

Nuova normativa sulla Space Economy: il nodo dell’articolo 25 del Ddl e l’ombra di Musk

La legge stabilisce poi l’elaborazione di un Piano nazionale per l’economia dello spazio e la costituzione di un Fondo per il sostegno al settore.

Le maggiori “fibrillazioni” tra maggioranza ed opposizione hanno però riguardato l’articolo 25 del Ddl, da mesi oggetto di discussioni.

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La norma prevede una “riserva di capacità trasmissiva nazionale” gestita da operatori privati, ovvero stabilisce che se dovesse venire a mancare la copertura di rete garantita dai gestori nazionali (per conflitti, sabotaggi, calamità naturali o qualsiasi altro problema) e dunque saltassero le comunicazioni, ci si potrebbe avvalere dei satelliti di società private, anche extra Ue, utilizzando sia satelliti sia costellazioni in orbita geostazionaria, media e bassa, gestiti comunque esclusivamente da soggetti appartenenti all’Unione europea o all’Alleanza atlantica.

Da qui la “paura” della possibile collaborazione con Musk, che gestisce la rete satellitare Starlink tramite la sua azienda SpaceX, anche considerato che, al momento,  visto il grande ritardo dell’Unione europea nel campo, Space X è in effetti l’unico che potrebbe fornire un tale tipo di servizio.

La necessità di dotarsi di una nuova normativa in materia

In ogni caso, a partire dal Trattato sullo Spazio Extra-Atmosferico del 1967 (OST – Outer Space Treaty), che aveva fornito un quadro iniziale per l’utilizzo pacifico dello spazio, dopo quasi 60 anni era senz’altro necessario un aggiornamento delle regole vigenti, sia in ambito nazionale che internazionale, laddove, a livello comunitario, già nel 2021, era stato emanato il Reg. UE n. 696/2021, che ha istituito il programma spaziale comunitario, dando seguito alla Strategia del 2016.

A marzo 2023, inoltre, la Commissione e l’Alto Rappresentante per gli affari esteri e la politica di sicurezza dell’Unione avevano presentato la prima comunicazione congiunta su questi temi, individuando la Strategia dell’UE per la sicurezza e la difesa dello spazio, nell’ambito della quale proporre anche una legge spaziale comunitaria per fornire un quadro comune per la sicurezza, la protezione e la sostenibilità nel dominio strategico dello spazio.

La legge italiana sulla Space Economy

La legge nazionale appena approvata si inserisce dunque in questo trend, e disegna un quadro normativo mediante un articolato composto da 31 articoli, divisi in quattro titoli, che disciplinano l’esercizio delle attività spaziali da parte di operatori nel territorio italiano, o da parte di operatori nazionali al di fuori del territorio italiano, declinano gli obblighi di immatricolazione degli oggetti spaziali, rispetto ai quali l’Italia risulta lo Stato di lancio, introducono un regime di responsabilità degli operatori spaziali e dello Stato italiano in conseguenza dell’esercizio di attività spaziali e definiscono misure di promozione della space economy in sede nazionale.

Se il titolo III si occupa dell’immatricolazione, disponendo l’iscrizione nel registro pubblico nazionale di immatricolazione degli oggetti spaziali lanciati nello spazio extra-atmosferico, il titolo IV si occupa invece del regime di responsabilità, attribuendo agli operatori autorizzati una responsabilità oggettiva, e, dunque, l’obbligo di rispondere dei danni causati dalla propria attività a prescindere dalla verifica della sussistenza di profili di colpa o dolo, nei limiti fissati con riguardo alle coperture assicurative (massimale non inferiore a 100 milioni di euro per sinistro).

Il COMINT (Comitato interministeriale per le politiche spaziali e la ricerca aerospaziale)

Quanto alle misure specifiche per l’economia dello spazio, la nuova Legge  assegna alla Struttura di coordinamento del COMINT (Comitato interministeriale per le politiche spaziali e la ricerca aerospaziale) il compito di elaborare (e successivamente aggiornare con cadenza biennale) il Piano nazionale per l’economia dello spazio, della durata non inferiore a 5 anni.

In definitiva, il testo appena approvato non può che essere visto con estremo favore, anche considerato che mira a disciplinare i vari aspetti della materia, dando finalmente certezza giuridica agli operatori, che, da oggi, potranno svolgere la loro attività all’interno di una precisa (e governabile) cornice di diritto.

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*Avv. Giovambattista Palumbo, Coordinatore del Laboratorio sulle politiche fiscali dell’Eurispes.

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