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I prezzi della benzina e del diesel aumentano per la guerra


L’escalation del conflitto Israele‑Iran ha spinto i prezzi di benzina e diesel in continua crescita, spinti dai timori di interruzioni nelle forniture petrolifere.

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L’escalation militare tra Israele e Iran ha acceso un nuovo fronte di crisi internazionale, ma anche un’altra fiammata nei mercati energetici. A soli pochi giorni dall’avvio dell’operazione militare Rising Lion lanciata da Tel Aviv contro le installazioni nucleari e militari iraniane, il costo del petrolio è schizzato in alto, e con esso anche i prezzi dei carburanti. Alla pompa, il prezzo della benzina ha toccato e superato nuovamente quota 1,7 euro al litro in modalità self-service, mentre il diesel è tornato stabilmente sopra 1,6 euro.

L’escalation in Medio Oriente non ha solo rilanciato le tensioni geopolitiche, ma ha anche messo in allerta gli operatori del mercato energetico internazionale. Il risultato è una stangata per automobilisti e imprese italiane, che rischia di riflettersi presto anche sul carrello della spesa e sui bilanci delle piccole imprese.

Nella notte tra il 12 e il 13 giugno, Israele ha lanciato un’offensiva aerea contro l’Iran, sostenendo di voler fermare un imminente sviluppo dell’arma nucleare da parte di Teheran. Le reazioni non si sono fatte attendere sui mercati: il Brent – riferimento europeo per il prezzo del petrolio – ha subito un’impennata del 10%, arrivando fino a 75 dollari al barile.

La tensione militare ha generato un immediato timore sugli approvvigionamenti energetici, soprattutto considerando il ruolo strategico dell’Iran nelle esportazioni di greggio. La possibilità che la tensione in Iran porti Teheran a chiudere il rubinetto petrolifero o che i traffici marittimi nel Golfo Persico vengano interrotti ha scatenato una reazione speculativa che si è riflessa sui listini dei carburanti.

Anche le quotazioni dei prodotti raffinati nel bacino del Mediterraneo sono tornate ai massimi da aprile, con aumenti equivalenti a 2 centesimi al litro per la benzina senza piombo e 3 per il gasolio.

Prezzi di benzina e diesel: tra rincari e accuse di speculazione

Quanto costa dunque fare rifornimento di carburante? Secondo i dati raccolti da Quotidiano Energia e Staffetta Quotidiana, i prezzi alla pompa sono aumentati in modo repentino nel giro di pochi giorni. Oggi la benzina in modalità self ha toccato quota 1,710 euro/l, mentre il diesel ha raggiunto 1,609 euro/l. In modalità servito, i prezzi si sono attestati rispettivamente a 1,849 euro/l per la benzina e 1,749 euro/l per il gasolio.

Le principali compagnie hanno aggiornato al rialzo i prezzi consigliati: sabato Eni ha alzato di 1 centesimo al litro sia benzina che gasolio, mentre IP e Q8 hanno aumentato di 2 centesimi sul diesel.

L’Unione Nazionale Consumatori e il Codacons hanno lanciato l’allarme speculazioni. Solo 7 regioni su 20 – secondo i dati del Mimit – hanno ancora una media della benzina self sotto 1,7 euro/litro.

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Il Codacons sottolinea inoltre che il carburante venduto in questi giorni è stato acquistato mesi fa, quando le quotazioni del greggio erano inferiori. L’associazione ha chiesto al Governo un intervento immediato per vigilare e fermare eventuali manovre speculative, in particolare in vista dell’esodo estivo.

Impatto su imprese e consumatori: rincari su larga scala

Ma l’effetto domino non si limita ai distributori. L’Italia importa oltre il 95% del petrolio e il 90% del gas che consuma: ciò la rende particolarmente vulnerabile agli shock energetici. Secondo un’analisi di Unimpresa, l’aumento del costo del greggio si sta già traducendo in rincari del gas naturale, utilizzato per produrre circa il 40% dell’energia elettrica nazionale.

Un rincaro del 10-15% dei prezzi del gas potrebbe far salire il costo dell’energia da 120-150 euro/MWh a 140-180 euro/MWh. Un balzo che avrebbe ripercussioni importanti soprattutto per le piccole e medie imprese: si stima un incremento del 3-7% dei costi energetici per una manifattura di dimensioni medie.

Particolarmente esposti sono i settori dei trasporti, dell’agricoltura e della logistica. Una flotta media di 50 camion potrebbe dover sostenere un aggravio annuo fino a 300mila euro. Il rincaro dei costi di trasporto rischia di essere scaricato a valle sull’intera filiera produttiva e distributiva, con effetti sui prezzi al consumo e sulla competitività.

Aumentano anche i costi di spedizione marittima e aerea (aumenti stimati tra il 5 e il 10%), mentre le imprese chiedono con urgenza sgravi fiscali, crediti d’imposta e incentivi per flotte ecologiche.

Articolo Modificato Il:16 Giugno 2025



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