Sono quasi 600 le comunità energetiche rinnovabili in Italia e le altre iniziative operative di autoconsumo collettivo. Il 240% in più rispetto all’anno precedente. Tuttavia, la capacità totalmente installata rimane alquanto modesta, pari ad appena 50,1 MW.
Le Cer sono iniziative collettive basate su una partecipazione aperta e volontaria, in cui individui, imprese o enti locali si associano per produrre, condividere e gestire energia rinnovabile localmente.
Nel 2018, la Direttiva Red II (Direttiva Ue 2018/2001) ha consentito ai cittadini proprietari di impianti energetici di condividere localmente l’energia che non consumano direttamente. La Direttiva Iem (acronimo di Internal energy market), riconosce il diritto di consumare, conservare e vendere energia prodotta localmente. Assieme, queste direttive aprono la strada allo sviluppo delle Comunità di energia rinnovabile (Cer).
Le Cer sono entità giuridiche autonome controllate dai loro membri. Sono state istituite con l’obiettivo di promuovere la diffusione dell’energia rinnovabile incoraggiando la partecipazione attiva dei cittadini attraverso la condivisione locale dell’energia.
In questo modo, le Cer rispondono al crescente desiderio di trovare modi alternativi di organizzare e governare i sistemi energetici, poiché rafforzano la partecipazione dei cittadini e delle autorità locali nello sviluppo di progetti di energia rinnovabile, un valore aggiunto per la democrazia partecipativa.
La diffusione delle Cer è ritenuta rilevante per diversi motivi. Innanzitutto, le Cer sono concepite con l’obiettivo di ottimizzare l’uso dell’energia prodotta da rinnovabili, riducendone gli effetti avversi sui sistemi elettrici. La minor necessità di trasportare l’energia su lunghe distanze minimizza le perdite di rete ed i rischi di congestione evitando picchi di domanda e riducendo il rischio di sovraccarico. Le Cer contribuiscono inoltre a ottimizzare la gestione dei flussi energetici e il bisogno di bilanciamento continuo tra immissioni e prelievi, i cui costi aumentano a causa delle caratteristiche di intermittenza e non programmabilità delle tecnologie rinnovabili.
Altri benefici conseguono la condivisione a livello locale dei benefici economici associati agli impianti rinnovabili. Infine, installazioni di media-piccola scala hanno un minor impatto locale e godono di procedure di autorizzazione semplificate e una maggiore accettazione politica a livello locale. Anche per questo, le Cer rappresentano un canale importante per la loro diffusione delle energie rinnovabili.
Nonostante l’Italia sia stata la prima in Europa ad emanare disposizioni transitorie di recepimento della normativa europea in materia di Comunità energetiche rinnovabili e un diffuso interesse da parte di cittadini, imprese ed enti locali, il fenomeno è rimasto circoscritto in un esiguo numero di progetti con limitata produzione elettrica.
+244% la crescita delle Cer nel 2024 in Italia…
Il 2025 sembrerebbe tuttavia segnare un cambio di passo per il variegato mondo delle Cer, per lo meno a livello numerico. L’emanazione dei decreti attuativi che, a inizio 2024, hanno chiarito modalità di costituzione e di incentivazione delle Cer ne ha favorito un rapido sviluppo. Se nel 2022 se ne censivano appena una ventina, il numero di Cer è cresciuto a 168 nel 2024. A fine marzo 2025, nel portale Gse si contavano già 578 iniziative operative di autoconsumo collettivo.
Nonostante i promettenti tassi di diffusione (maggiori a 240% nell’ultimo anno), la capacità totalmente installata delle quasi 600 Cer rimane alquanto modesta, pari ad appena 50,1 MW.
…ma la capacità installata totale resta di appena 50,1 MW
La dimensione media delle Cer è pari a 83,7 kW. Il 76% delle Cer registrate nel portale Gse ha una dimensione inferiore a 50 kW mentre un altro 11% è costituito da Cer con una dimensione compresa tra i 50 e 100 kW.
Mediamente si contano 8,2 membri a Cer. Quasi il 77% di esse è composta da meno di 10 membri, meno del 2% ne conta più di 40.
La diffusione geografica è concentrata nel Nord-est (26%) e nel Nord-ovest (30%), seguito dalle Isole e dal Sud (entrambe al 16%). Il Centro Italia ospita meno delle 11% delle Cer italiane. Le principali regioni per numero di Cer sono Lombardia, Piemonte e Sicilia, rispettivamente con 88, 75 e 73 Cer.
Le iniziative operative di autoconsumo collettivo
Le iniziative operative di autoconsumo collettivo possono riferirsi a differenti categorie, suddivisibili in
Autoconsumatore individuale di energia rinnovabile “a distanza”: Un cliente finale che produce energia rinnovabile in un luogo diverso da quello in cui consuma l’energia, utilizzando la rete di distribuzione per trasportarla. L’energia elettrica rinnovabile viene prodotta in un impianto, mentre il consumo avviene in un punto diverso. L’autoconsumatore è sia il produttore che il consumatore dell’energia, formando un unico cliente finale
Cliente attivo a distanza: presenza di un solo cliente finale con due punti di connessione, uno alimenta un’utenza di consumo e un altro a cui è collegato un impianto di produzione. Cliente finale ha la piena disponibilità degli edifici o siti presso cui sono ubicati gli impianti di produzione facenti parte della configurazione. immissione energia in rete tramite un impianto di produzione, poi la preleva da altre fonti per il proprio consumo. Il cliente attivo non è solo un consumatore, ma anche un fornitore di energia generando un surplus che può essere venduto o utilizzato per altri scopi.
Comunità energetica rinnovabile (Cer): insieme di clienti che condividono energia rinnovabile prodotta collettivamente e localmente
Gruppo di autoconsumatori è un insieme di almeno due soggetti distinti, facenti parte della configurazione in qualità di clienti finali e/o produttori appartenenti al gruppo (ovvero sottoscrittori di un contratto di diritto privato) e di almeno due punti di connessione distinti a cui siano collegati rispettivamente un’utenza di consumo e un impianto di produzione/UP.
Gruppo di clienti attivi: presenza di almeno due soggetti distinti, facenti parte della configurazione in qualità di clienti finali e/o produttori appartenenti al gruppo (ovvero sottoscrittori del contratto di diritto privato) e di almeno due punti di connessione distinti a cui siano collegati rispettivamente un’utenza di consumo e un impianto di produzione.
Il limite dell’attuale assetto istituzionale
Un profondo limite al potenziale sviluppo delle Comunità energetiche rinnovabili in Italia è l’attuale assetto istituzionale, tema che approfondisco in un apposito articolo sul trimestrale ENERGIA (2.25, ndr).
Al di là delle motivazioni di natura ambientale, solidale o comunitaria che possono indurre un soggetto ad aderirvi, infatti, l’unico vantaggio economico che se ne trae si esaurisce nella maturazione dell’incentivo.
Da questa prospettiva, in assenza di una revisione che possa equiparare l’autoconsumo collettivo a quello individuale, la Cer rischia di tradursi unicamente in un nuovo meccanismo di sostegno economico alle rinnovabili, solo più complicato e amministrativamente più oneroso rispetto ai precedenti sistemi incentivanti.
Stefano Clò, Università degli Studi di Firenze e Comitato scientifico ENERGIA
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