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Dematerializzazione e rimaterializzazione: l’acciaio


Negli anni ’90 del secolo scorso, agli albori dell’informatizzazione, molti analisti e anche ambientalisti prevedevano una dematerializzazione dell’economia. Previsioni sbagliate. Sul risparmio di materia per unità di prodotto effettivamente sono stati fatti molti passi in avanti ma, oltre alla globalizzazione, anche l’aumento totale dei consumi ha aumentato sia i volumi di materia trasformata in prodotti, sia le tonnellate estratte.

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Dopo 30 anni e con l’intelligenza artificiale alle porte, le previsioni per l’energia elettrica e la materia sono ora tutte al rialzo. L’emersione nel dibattito, anche fra i non specialisti del tema delle cosiddette terre rare, è lì ad evidenziarlo. Senza “quella materia” non si produce energia elettrica sufficiente ad alimentare l’intelligenza artificiale.

Ma il tema dell’estrazione e della trasformazione della materia non si ferma all’intelligenza artificiale. Ha riguardato e riguarda tutta la materia. Tanto che anche l’Unione europea sta considerando il riciclo come indispensabile al futuro dell’economia.

Ovviamente, quando si parla di riciclo si parla di impianti industriali. E quando si parla di impianti industriali si deve tenere necessariamente di conto delle criticità dei materiali/rifiuti in ingresso come di quelle sui materiali/rifiuti in uscita. Queste criticità riguardano tutti i materiali. Anche quelli riciclabili quasi al 100% e praticamente all’infinito. Ovvero, sostanzialmente, i metalli (acciaio, alluminio, rame ecc…) e il vetro.

Per l’acciaio, domanda e offerta globale sono sostanzialmente allineate. La produzione mondiale di acciaio grezzo nel 2024 ha raggiunto 1882,6 milioni di tonnellate, con una sostanziale stabilità rispetto al 2023. Per una panoramica sulla produzione di acciaio nel mondo (fonte Siderweb), la Cina è il maggior produttore di acciaio, con oltre 1005,1 milioni di tonnellate prodotte nel 2024, rappresentando circa il 53% della produzione mondiale. L’India è al secondo posto, con 149,6 milioni di tonnellate prodotte nel 2024. Il Giappone è il terzo produttore mondiale con 84 milioni di tonnellate prodotte nel 2024. Altri produttori importanti sono gli Stati Uniti con 79,5 milioni di tonnellate; la Russia con 70,7 milioni di tonnellate; la Corea del Sud con 63,5 milioni di tonnellate; la Germania con 37,2 milioni di tonnellate e l’Italia con 20 milioni di tonnellate. Come si evince dai dati sopra, l’Asia produce circa il 73% dell’acciaio mondiale, guidata da Cina, India e Giappone. L’Europa rappresenta il 7,5% della produzione mondiale. Il Nord America copre circa il 6,1% della produzione globale.

Considerato lo sconquasso che attraversa la globalizzazione fra guerre e dazi, l’Italia e l’Europa dovranno stabilire, nei fatti, se la produzione d’acciaio è strategica anche per la transizione ecologica e elettrica, oppure affrontare questa transizione con “le materie degli altri” e con “le produzioni degli altri”. Se la strada è la prima, allora bisognerà tener conto dei vantaggi e delle criticità. Sui primi e le seconde ci torneremo la prossima volta.

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