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Perché l’attuazione del Piano Casa è ancora lontana


Ieri nel Parlamentino del Ministero delle Infrastrutture si è svolto un incontro al quale il vicepremier e ministro Matteo Salvini ha convocato le principali associazioni del settore abitativo

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Il Piano Casa Italia è in ritardo e servirà ancora tempo prima che entri davvero a pieno regime. È questo il messaggio emerso dall’incontro che si è svolto ieri nel Parlamentino del ministero delle Infrastrutture, dove il vicepremier e ministro Matteo Salvini ha convocato le principali associazioni del settore abitativo. Sul tavolo, oltre al programma per contrastare il disagio abitativo, anche la riforma del Testo unico per l’edilizia.

660 MILIONI PER I PROGETTI PILOTA

Quanto al primo fronte – si legge sul Sole 24 Ore – Salvini ha annunciato la disponibilità di 660 milioni per dare il via ai progetti pilota, risorse già stanziate ma distribuite su un orizzonte pluriennale: 100 milioni nella legge di Bilancio 2024 (50 nel 2027 e 50 nel 2028) e altri 560 milioni nell’ultima manovra, con 150 milioni previsti per il 2028, 180 per il 2029 e 230 per il 2030. La manovra prevedeva anche un Dpcm, proprio su proposta del Mit, entro 180 giorni dall’entrata in vigore della legge di Bilancio, “previa intesa in Conferenza unificata”. E quindi entro il 30 giugno dovrebbe essere emanato un decreto con i contenuti del Piano che ieri Salvini ha anticipato, ancora soltanto nelle linee generali, ai rappresentanti delle associazioni. Al riparto delle risorse, poi, dovrebbe procedere un ulteriore provvedimento del Mit, di concerto con il ministero dell’Economia.

LE LINEE STRATEGICHE DEL PIANO CASA

In attesa di far camminare il Piano su più concrete gambe normative, il Mit ha intanto illustrato ieri il quadro generale dell’intervento che poggia su alcune linee strategiche. Tra queste, la riorganizzazione del sistema di social housing e delle Aziende Casa; la promozione di modelli innovativi di finanziamento dei progetti di social housing, fondati sulla integrazione tra risorse pubbliche e private (partenariato pubblico privato); la creazione di soluzioni abitative flessibili, fondate sulla commistione di edilizia residenziale e sociale, e integrate nella città; la definizione di modelli edilizi di social housing idonei a fornire una risposta alle esigenze di gestione dei bisogni sociali anche da parte del Terzo settore.

LE FONTI DI FINANZIAMENTO DEL PIANO CASA

Nella strategia illustrata agli stakeholder attraverso una serie di slide, Salvini ha elencato anche le fonti di finanziamento, vero punto nevralgico della messa a terra delle azioni per l’abitare “affordable”. Tra questi l’utilizzo di fondi europei come Invest Eu ma anche i finanziamenti Bei, lo sviluppo di un Fondo per l’abitare sostenibile di natura rotativa e la creazione di un nuovo Fondo acceso presso il ministero che incameri, Mef permettendo, alcune risorse non utilizzate in Italia e in Europa, come ad esempio i fondi Pnrr avanzati da progetti non finalizzati.

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Saranno anche coinvolti fondi immobiliari, fondazioni e Casse di previdenza. Alle nuove aziende casa dovrà essere garantita una maggiore autonomia manageriale e gestionale, in modo da consentirgli di essere maggiormente attrattive per gli investimenti. Bisognerà, poi, concentrarsi sul monitoraggio del disagio abitativo, individuando i diversi fabbisogni «identificati in base al motivo e alla gravità del disagio». In questo contesto sarà centrale il ruolo di Regioni ed enti locali.

IL COINVOLGIMENTO DEL TERRITORIO

La strategia nazionale dovrà integrarsi con le esperienze nate sul territorio. Le condizioni di disagio abitativo variano, infatti, significativamente da regione a regione, sia per natura del problema che per entità. Per questo motivo le soluzioni individuate a livello territoriale andranno riconosciute e integrate in una strategia flessibile.



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