Le spese militari nei Paesi europei sono in continuo aumento, la reintroduzione della leva militare obbligatoria è tornata al centro del dibattito pubblico, mentre le parole d’ordine dell’Ue sono diventate “riarmo”, “guerra” e “preparedness”, traducibile in italiano nella più specifica “preparazione al conflitto”. Maggiori spese militari, tuttavia, alimentano la corsa al riarmo e i conflitti regionali mentre, sul piano interno, sottraggono risorse ad altre voci di spese nazionali e comunitarie, mettendo in secondo piano il welfare e il benessere dei cittadini. Il piano RearmEurope è esemplificativo di questo spostamento di risorse verso il warfare: le istituzioni europee hanno da una parte reso possibile l’uso dei fondi di coesione per progetti di stampo militare, dall’altra hanno aperto al superamento dei limiti del 3% stabilito dal Patto di stabilità, concedendo fino a un ulteriore 1,5% di sforamento se i fondi saranno impiegati per acquistare armamenti. Entrambe le misure hanno un effetto negativo sul welfare, in quanto spostano fondi e creano ulteriore debito che gli Stati potrebbero poi ripagare tagliano altre voci di spesa pubblica. Ma il progetto di riarmo europeo sta cambiando anche la natura stessa del Vecchio Continente che da Unione di pace sta diventando sempre di più un’Unione militare. Il processo di militarizzazione dell’Ue è al centro del volume Europa a mano armata pubblicato da Sbilanciamoci!, a cura di Futura D’Aprile, e al cui interno sono presenti analisi approfondite e possibili alternative alla trasformazione dell’Europa.
Una parte importante del volume è dedicato all’analisi dei programmi di riarmo europei, con uno studio di Futura D’Aprile, Martin Köhler, Paolo Maranzano, Mario Pianta e Francesco Strazzari. All’interno di questo lavoro sono ricostruiti i numerosi programmi europei che finanziano la ricerca, la produzione, l’acquisizione di armamenti e le forniture militari ad altri Paesi, a cominciare dall’Ucraina. Sono documentate le spese militari nazionali e le alternative di sicurezza che si presentano per l’Europa. L’analisi evidenzia come fondi destinati ai programmi militari – ricerca e sviluppo nel settore della difesa, produzione di armi, acquisti congiunti, mobilità militare e fornitura di armi letali a paesi terzi – siano aumentati esponenzialmente dal 2021, ben prima dell’invasione russa, registrando una crescita di circa il 350% dal 2021 al 2024.
Tuttavia, l’aumento delle spese militari non è avvenuto in un contesto di maggiore integrazione e di prerogative sovranazionali più ampie per l’Unione: al contrario, è stato accompagnato da disaccordi tra gli Stati membri su questioni fondamentali di politica estera e da strategie di difesa nazionale e programmi di acquisto di armamenti diversi (talvolta contrastanti), per non parlare delle decisioni nazionali sulla reintroduzione del servizio militare obbligatorio. Il tutto a discapito delle voci di spesa legate all’ambiente e al cambiamento climatico, ormai finite largamente in secondo piano.
All’interno del volume Europa a mano armata è presente anche un’intervista a Luciana Castellina che prova a immaginare il futuro dell’Europa a partire dalla storia e dai successi dei movimenti pacifisti degli anni ’80. I testi di Giulio Marcon e Guglielmo Ragozzino offrono nuovi spunti sulle spinte verso la guerra e sulle mobilitazioni per la pace. I contributi successivi esaminano le spese militari a livello europeo, la corsa al riarmo in Italia e nei Paesi dell’est Europa, Polonia in testa, le esportazioni di armamenti, con testi di Raul Caruso, Francesco Vignarca, Paolo Maranzano, Sara Mombelli, Marco Stamegna, Giorgio Beretta. Al complesso militare-industriale, ai suoi rapporti con la finanza e agli effetti che queste relazioni possono avere nello sfruttamento dello spazio sono dedicati i contributi di Gianni Alioti, Paolo Andruccioli e Franco Padella. Alla guerra in Ucraina, entrata nel 2025 nel suo terzo anno, sono dedicate analisi e proposte di pace. Viene ripresentato un articolo collettivo che chiede l’avvio di negoziati, pubblicato in numerosi Paesi europei, un esame di Martin Köhler delle prospettive di trattative tra Russia e Ucraina, sullo sfondo delle posizioni di Usa e Europa, la documentazione di Mario Pianta dei costi della guerra, l’analisi di Rachele Gonnelli dell’accordo tra Ucraina e Usa sui materiali critici. Al massacro in corso a Gaza da parte di Israele è dedicata l’intervista a Luisa Morgantini, figura di rilievo del pacifismo e della solidarietà con la Palestina, che ricostruisce le posizioni europee sul conflitto e l’importanza delle proteste pacifiste. All’impatto delle guerre su clima e ambiente è dedicato il testo di Farah Al Hattab che documenta le distruzioni di lungo termine prodotte dalla guerra di Israele a Gaza e il contributo di Federica Frazzetta e Paola Imperatore su clima e guerra.
Le voci di pace in un’Europa segnata da riarmo e conflitti chiudono questo volume. Sergio Bassoli riflette sull’esperienza di Europe for Peace, la rete italiana nata all’indomani della guerra in Ucraina. Carlo Rovelli, Flavio Del Santo e Francesca Vidotto presentano l’appello degli scienziati contro il riarmo, un manifesto che invita il mondo accademico a prendere posizione contro la militarizzazione dell’Europa. Chiude il volume un articolo pubblicato nel 1991 da Alexander Langer, figura di spicco del movimento pacifista europeo, le cui parole risultano ancora di grande attualità a più di trent’anni di distanza. L’Appendice, infine, presenta due campagne in corso: Stop ReArm Europe e l’iniziativa italiana Ferma il riarmo.
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