Investi nel futuro

scopri le aste immobiliari

 

Fresta (Ance Ct): “Servono competenze avanzate per il rilancio del settore edile”


Forum con Rosario Fresta, presidente di Ance Catania

Microcredito

per le aziende

 

Un confronto su questioni strutturali e non contingenti: ospite di questo Forum con il QdS, alla presenza del vice direttore Raffaella Tregua, il presidente di Ance Catania, Rosario Fresta.

Il presidente dell’Autorità nazionale anti corruzione, Busia, nella relazione presentata pochi giorni fa alla Camera, ha sottolineato che nel 2024 si è registrato un calo del 38,9% degli appalti per lavori pubblici. Come sta il settore in Sicilia?
“Come nel resto del Paese, anche in Sicilia nel 2024 il mercato degli appalti pubblici ha registrato un calo di quasi il 40% del numero delle gare, esaurita la fase legata agli interventi Pnrr. Una flessione che ha interessato tutte le classi di importo con un valore del -30% nel taglio 1.5 mln e del –70% per gli appalti di importo superiori ai 20 mln (fonte Ance “Scenari regionali dell’Edilizia Sicilia 2025”, nda). Nel contesto regionale di crescente rallentamento, la dinamica non migliora se si guarda ai dati provinciali. Per la Provincia di Catania, si è registrata una flessione del 10,79% in termini di bandi e del 63,22% in termini di importi rispetto al 2023. Per il 2024 in Sicilia, su dati elaborati da Prometeia–Ance, si è stimato un calo degli investimenti in costruzioni del 4,9% in termini reali rispetto al 2023. Un risultato attribuibile al forte ridimensionamento degli incentivi fiscali legati al cosiddetto Superbonus e al venir meno della cessione del credito, confermato dai dati del monitoraggio Enea–Mase che evidenziano un drastico calo nell’utilizzo dello strumento fiscale legato agli incentivi edilizi. La crescita, finora trainata dalla riqualificazione abitativa, ora sta trovando il suo nuovo motore nella costruzione e nell’ammodernamento delle infrastrutture pubbliche, che acquisiscono un ruolo sempre più centrale per il complessivo andamento del settore. Un settore, quello delle costruzioni che nell’economia regionale, rappresenta il 12% degli investimenti totali ed il 42% degli occupati nell’industria, pari al 7,5% dei lavoratori operanti nell’insieme dei settori di attività economica”.

Un altro elemento che è emerso dal report dell’Anticorruzione è che, dopo l’ultima riforma degli appalti, 98 su 100 vengono affidati in modo diretto, senza gara. Anche su questo, recentemente Ance Palermo si è espressa in modo critico lanciando l’allarme per il rischio di corruzione e infiltrazioni. Lei cosa ne pensa?
“Ritengo che la semplificazione e l’accelerazione siano due principi che debbano essere strettamente correlati a trasparenza e partecipazione, ossia concorrenza. Il dato fornito dall’Anac è certamente allarmante, sebbene riferito agli appalti di servizi e forniture, in considerazione del fatto, come rilevato dallo stesso presidente Busia, che l’incidenza numerica di detti affidamenti è maggiormente crescente proprio a ridosso della soglia limite prevista dalla norma, facendo quindi pensare ad artificiosi frazionamenti. Passando poi agli appalti di lavori il fenomeno risulta parimenti allarmante. È indubbio che il rischi paventati da Ance Palermo, nonché quanto denunciato da ultimo anche da Ance Ragusa, siano ampiamente condivisi. Un’indagine condotta per l’anno 2024 sulla provincia di Catania, su un monitoraggio di 290 gare, collocate nella fascia che va dai 150 mila euro alla soglia comunitaria, ci mostra che il 66,90% è stato gestito attraverso procedure negoziate senza pubblicazione del bando. Se poi parliamo in termini di importi, queste procedure esprimono quasi il 57% del valore complessivo degli appalti, escludendo quelli sopra la soglia comunitaria. Continuando nel nostro monitoraggio, per l’anno 2025 l’ampio ricorso alle negoziate senza bando trova conferma. Nel solo periodo gennaio-marzo, su un campione di 67 gare, il 70,15%, sempre nella fascia che va dai 150 mila euro alla soglia comunitaria, sono state affidate con negoziate senza pubblicazione del bando, esprimendo complessivamente in termini di importi il 58,52%. è comprensibile, oltre che più che concreto, il rischio e quindi legittimo l’allarme. Né la modifica introdotta dal correttivo, ovvero l’obbligo, in chiave di trasparenza di pubblicazione dell’avvio di una consultazione in caso di utilizzo di procedure negoziate senza bando, elimina il pericolo denunciato”.

Oggi sempre più spesso, soprattutto nel settore dei lavori pubblici, è necessario avere competenze elevate. Riuscite a trovare nel mercato siciliano maestranze adeguate? Quali sono le professionalità su cui dovrebbe puntare la formazione regionale?
“L’innovazione tecnologica, e in particolare dal 2025 con l’obbligo del Bim (Building information modeling) negli appalti pubblici, il garantire standard qualitativi sempre più significativi, rende necessario acquisire competenze avanzate. Il boom di cantieri legati al Pnrr ha messo in evidenza il problema del reperimento della manodopera, dai carpentieri ai movimentatori di macchine da terra, muratori, impiantisti elettrici, pavimentisti, posatori. Tutte figure professionali sempre più difficili da trovare sul mercato; un problema che rischia di compromettere la qualità e la tempistica degli interventi. Tra le cause, certamente c’è l’invecchiamento della forza lavoro, la perdita di professionalità dovute agli anni di crisi del settore con la conseguente fuoriuscita di maestranze, senza che, con la ripresa del settore, sia seguito l’ingresso di giovani, sempre meno attratti dai lavori manuali e privi di adeguata formazione. Oggi l’età media della forza lavoro nel nostro settore si attesta intorno ai 45 anni”.

Avvicinare domanda e offerta di lavoro formando profili ricercati dalle imprese

In che modo state lavorando per formare figure professionali adatte al mercato?
“La necessità è favorire l’incontro domanda-offerta e creare profili rispondenti alle effettive esigenze delle imprese. Serve quindi una maggiore interazione con le scuole e le Università. Da anni Ance, in quasi tutti i territori, ha un proprio rappresentante nei comitati accademici dei corsi di laurea in Ingegneria e Architettura per orientare l’offerta formativa verso le esigenze reali del mercato. Riguardo le professionalità correlate alle nuove tecnologie, alla transizione digitale, ecologica e sostenibilità ambientale, ci stiamo muovendo attraverso una stretta collaborazione con gli Its, che offrono percorsi formativi a giovani diplomati e laureati. Istruzione e lavoro devono dialogare tra loro per rispondere all’esigenza di unire il sapere e il saper fare, conoscenze e competenze”.

Prestito personale

Delibera veloce

 

Cosa ci può dire, invece, del problema delle maestranze?
“La situazione è più complessa, perché qui è fondamentale riuscire a intercettare i ragazzi pre-adolescenti, iniziare percorsi formativi già dalle scuole medie. Diventa fondamentale far comprendere ai giovani in età scolastica il valore del settore e dei lavoratori che vi operano, esaltando l’idea del ‘costruire’, della capacità dell’attività dell’uomo, del valore che nel tempo il costruire ha lasciato come patrimonio anche in termini di sviluppo e crescita del Paese. L’edilizia garantisce prospettive di crescita professionale con adeguate retribuzioni e tutele, ma richiede competenze e formazione. Tuttavia, riscontriamo che alla ricerca di manodopera rispondono sempre meno italiani, per cui, per affrontare la crisi, abbiamo avviato in questi anni una serie di azioni, in collaborazione con le istituzioni e gli enti di formazione, per garantire la continuità del settore edile e la realizzazione delle opere previste. A livello nazionale è in fase di attuazione un progetto denominato Towards a Holistic Approach to Labour Migration Governance and Labour Mobility in Italy and North Africa (Thamm+), coordinato dall’Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim) e finanziato dall’Unione europea, di cui è partner l’Ance, assieme all’Associazione CentroElis e al Formedil. L’Accordo interessa 2.000 tunisini e prevede la formazione all’estero dei lavoratori stranieri, prima dell’ingresso in Italia, al momento le figure interessate sono carpentieri, manovali ed elettricisti, finalizzata all’inserimento occupazionale in aziende italiane con contratto di lavoro di durata a lungo termine, almeno dodici mesi. Come Ance Catania già dal periodo post Covid, in cui si registrava una certa difficoltà nel reperimento della manodopera, abbiamo pensato di soddisfare i fabbisogni delle imprese attraverso la ricerca di giovani immigrati già presenti sul territorio”.

Iniziative divenute modello anche a livello nazionale

Avete stretto anche degli accordi con altri enti del territorio così rilevanti da destare l’interesse di Ance centrale…
“Con un protocollo siglato con la Comunità di Sant’Egidio e il nostro Ente di Formazione, Esec Catania, abbiamo messo in atto un modello risultato vincente. Il gancio con gli extracomunitari è stato lo sportello legale della Comunità che li accoglie e li aiuta nella ricerca di una sistemazione. È iniziata così la selezione di ragazzi avviati alla formazione presso l’Esec, con un corso modulare di 64 ore tecnico e soprattutto pratico. Completata la formazione abbiamo organizzato i colloqui con le imprese interessate, circa l’80% dei corsisti ha trovato occupazione all’interno dei nostri cantieri. Per questa attività abbiamo ricevuto il plauso di Ance nazionale e di altre territoriali che hanno chiesto di condividere il modus operandi. Ci tengo però a precisare che prima di rivolgere la nostra ricerca di manodopera agli extracomunitari, abbiamo più volte lanciato delle call di ricerca del personale offrendo anche formazione gratuita, purtroppo nessun italiano ha mai risposto”.

L’Italia è passata dalla “sbornia” del superbonus a una forte riduzione degli incentivi. Resta però il problema del patrimonio immobiliare. Non ritiene, anche alla luce della direttiva Ue Case green, che sia necessario tornare a ragionare di misure per le famiglie più bisognose?
“Il Superbonus ha rappresentato uno strumento che ha fortemente trainato la riqualificazione abitativa degli ultimi anni. Uno strumento discusso, più volte modificato, oggi di fatto archiviato perché considerato troppo costoso per i conti pubblici. Eppure, al di là dei pro e contro del Superbonus, grazie ad esso, l’Italia non parte da zero nell’iter per il raggiungimento degli obiettivi della Direttiva Case green, secondo cui il consumo medio di energia primaria, rispetto al 2020, deve diminuire di almeno il 16% entro il 2030 e del 20-22% entro il 2035. Per raggiungere l’obiettivo occorrerà comunque ristrutturare circa 1 milione di edifici dal 2024 al 2030 e circa altri 450 mila dal 2031 al 2035. Se dunque la stagione del Superbonus può ormai dirsi finita, quella della riqualificazione energetica è appena iniziata. Occorre quindi ridisegnare il sistema degli incentivi fiscali, fondamentali per stimolare la riqualificazione energetica e quella strutturale”.





Source link

***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****

Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link

Source link

Carta di credito con fido

Procedura celere

 

Mutuo 100% per acquisto in asta

assistenza e consulenza per acquisto immobili in asta