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MARELLI, AVVIATA LA PROCEDURA DI FALLIMENTO. SINDACATI E POLITICA CHIEDONO GARANZIE: “ORA IL GOVERNO NON PUÒ PIÙ IGNORARE LA SITUAZIONE”


È ufficiale: la Marelli ha avviato la procedura di ristrutturazione del debito secondo il Chapter 11, il meccanismo previsto dal diritto fallimentare statunitense. Lo ha confermato oggi il governo durante il summit tenutosi al Ministero delle Imprese e del Made in Italy, alla presenza dei rappresentanti aziendali e delle organizzazioni sindacali. L’obiettivo è alleggerire l’esposizione debitoria e garantire continuità operativa, pur prevedendo un cambio di proprietà, con l’ingresso di un nuovo fondo.

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A preoccupare maggiormente è il destino degli oltre 6.000 lavoratori italiani, in particolare quello dello stabilimento di Sulmona, dove lavorano 444 persone. Qui, 147 esuberi sono previsti entro la fine del 2025 e l’unità produttiva è da tempo sotto contratto di solidarietà. A peggiorare il quadro, la delocalizzazione imminente della produzione dei bracci oscillanti, elemento che secondo i sindacati rischia di compromettere definitivamente il futuro del sito.

Interviene la segretaria provinciale della Fiom-Cgil, Simona De Santis, che ha smentito alcune dichiarazioni secondo cui la Fiom-Cgil “avrebbe assunto un atteggiamento più prudente e non avrebbe delineato una strategia prima del vertice”. “Sono dichiarazioni che non ho mai rilasciato – precisa De Santis – e non esiste alcuna spaccatura tra i sindacati. Stiamo facendo comunicati unitari e affrontiamo questa crisi insieme. È importante mantenere un fronte compatto a difesa dei lavoratori”.

De Santis ha anche commentato gli esiti del vertice: “Marelli ha precisato che le lavorazioni spostate da Sulmona non sono state rimosse per decisione di Stellantis, ma resta il problema: se l’ex FCA non invertirà la rotta, la stessa esistenza del sito di Sulmona sarà in discussione”.

La Uil, per voce di Michele Paliani, ha annunciato l’avvio delle assemblee nello stabilimento peligno, e ha aggiunto che “faremo di tutto per portare a casa il risultato. Il governo ha fissato un nuovo incontro tra fine luglio e inizio agosto”.

Il governo ha illustrato le misure allo studio: dalla moral suasion su Stellantis, all’eventuale applicazione del Golden Power, fino alla ricerca di nuovi acquirenti industriali. Ma secondo la senatrice Gabriella Di Girolamo (M5S), è troppo tardi per dichiararsi sorpresi: “Dall’America è suonata la sveglia per il governo Meloni e il ministro Urso. Ora si tutelino in tutti i modi i lavoratori. Lo stabilimento di Sulmona, come quelli di Caivano e Melfi, è troppo dipendente dalle commesse Stellantis e soffre l’ampio ricorso alla cassa integrazione. La Golden Power da sola non basta. Serve un piano serio per evitare licenziamenti e dismissioni. Il governo si è svegliato tardi: speriamo ora sia davvero cosciente”.

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Sulla stessa linea il senatore Michele Fina (PD): “Preoccupa l’assenza di spiegazioni chiare da parte della proprietà, che ha fatto riferimento a una presunta riservatezza legata alla procedura. Le istituzioni devono farsi carico delle ansie dei lavoratori, specialmente a Sulmona, dove da anni regna incertezza. Non lasceremo nulla di intentato. Continueremo a seguire la vertenza con la massima attenzione, anche in vista del nuovo incontro annunciato per fine luglio o inizio agosto”.

L’attenzione resta quindi altissima. In attesa del prossimo vertice, nei vari stabilimenti Marelli si aprirà una fase di mobilitazione, con assemblee e stato di agitazione. Le parti sociali, il territorio e i rappresentanti istituzionali chiedono ora al governo risposte concrete, non solo dichiarazioni di principio.



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