Confindustria Ascoli Piceno torna a sollecitare una presa di coscienza
istituzionale. L’ente consortile, nato con finalità industriali in una fase
storica completamente diversa, rappresenta oggi un modello superato, il cui
peso economico e operativo non è più giustificabile né sostenibile per le
imprese né per gli enti pubblici coinvolti.
“È inaccettabile – dichiara il Presidente Simone Ferraioli –
che si continui a mantenere in piedi una struttura cronicamente in perdita,
affidando alle imprese costi non più riconducibili a servizi reali o
strategici. Un ente pubblico non può continuare a esistere solo per garantire
la propria sopravvivenza a danno del sistema produttivo e della collettività. È
ora che le sue funzioni tornino alle pubbliche amministrazioni locali
comunali”.
Rispetto a quanto dichiarato dal
Presidente Procaccini, osserva Ferraioli “Le recenti risorse erogate da
Invitalia per il sostegno alle imprese sarebbero state assegnate in ogni caso;
il Piceno Consind non ha nulla a che fare con i finanziamenti ricevuti. Quelle
risorse sarebbero arrivate a prescindere in quanto assegnate come area
geografica area ex Casmez. Attribuire il merito dell’operazione al Piceno
Consind mistifica la realtà e impedisce un confronto serio sul futuro. Tant’è
vero ciò che le somme assegnate alle imprese non sono transitate dal consorzio
ma erogate alle stesse direttamente da Invitalia; il Consind non ha avuto
nessun ruolo in questa vicenda, né formale né sostanziale.”.
La pura verità è la seguente: “Il
Fondo Contrasto alla Deindustrializzazione è stato istituito con il DPCM 30
novembre 2021. Le risorse sono nazionali e sono gestite da Invitalia per conto
del Dipartimento per le politiche di coesione e per il sud – Presidenza del
Consiglio dei Ministri. Il Piceno Consind è soggetto completamente estraneo.
Esso è indicato dalla norma ai soli fini dell’individuazione territoriale, non
avendo alcun ruolo attivo o competenza nel procedimento di attribuzione delle
risorse. È un soggetto di mera individuazione territoriale privo di competenza
procedimentale. Il Piceno Consind non ha avuto e non ha alcun ruolo previsto
dalla norma, nella fase di istruttoria delle domande né tantomeno nella fase di
liquidazione dei contributi alle imprese”.
“Se tutto ciò non è la pura verità
aspetto una replica formale dal Presidente Procaccini” dichiara il Presidente Ferraioli.
“Procaccini si chiede poi chi si
occuperebbe dei servizi al posto di Piceno Consind. Come mai non si chiede come
fanno allora nel resto delle province marchigiane? Si preoccupa del costo che
sosterrebbero i cittadini nel caso di scioglimento del consorzio. Anche in
questo caso ci sembra che nel resto della Regione Marche il problema non
sussista minimamente, anzi in realtà nel Piceno la situazione è molto più grave. Infatti – aggiunge Ferraioli – qualcuno
dovrà farsi carico di coprire il disavanzo dell’ente. E quel qualcuno sarà la
collettività, nella quota parte di ogni Comune socio. Già oggi molti Comuni, in
applicazione del principio di prudenza amministrativa, stanno accantonando
risorse per far fronte alla chiusura dell’ente: parliamo di fondi pubblici
sottratti a scuole, strade, servizi, che si continuano a destinare a un
contenitore vuoto. Per questo ribadiamo: è necessario intervenire ora, prima
che la situazione peggiori ulteriormente”.
Confindustria Ascoli Piceno rinnova
dunque la richiesta alle istituzioni di assumere una decisione risolutiva e
coraggiosa, che metta fine all’incertezza e liberi il territorio da un vincolo
inefficace.
“Non possiamo più assistere
inermi a questa emorragia di risorse,” conclude Ferraioli. “Chiediamo con
urgenza alla Regione Marche di prendere atto della situazione oggettiva,
confermata anche da analisi esterne, e di procedere con lo scioglimento o il
commissariamento del Piceno Consind. È il momento di dare un segnale chiaro al mondo
produttivo, liberando le imprese da un fardello insostenibile. È l’unica via
per salvaguardare il futuro industriale del Piceno. Crediamo in un modello di
sviluppo moderno, snello, competitivo, in rete con le migliori esperienze
europee. Non possiamo permettere che le nostre imprese vengano zavorrate da una
macchina amministrativa anacronistica. Il tempo dell’attesa è finito”.
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