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«Spopolamento drammatico, denatalità strutturale». Giorgetti lancia l’allarme


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Giancarlo Giorgetti – Ansa

«La denatalità, l’invecchiamento della popolazione, il drammatico spopolamento territoriale sono problematiche strutturali che l’Italia – come tanti altri Paesi – deve affrontare, con conseguenze di lungo periodo sulla stabilità finanziaria, il debito pubblico e lo sviluppo economico». Lo ha sottolineato il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, nel corso dell’audizione in commissione parlamentare di inchiesta sugli effetti economici e sociali derivanti dalla transizione demografica. L’Italia non «è isolata, non è eccezione a confronto con economie avanzate». A ogni modo il «contrasto della denatalità è un obiettivo politico del governo», ma «non possiamo illuderci che bastino pochi anni» per invertire una «tendenza avviata da decenni, però noi abbiamo scelto di non girarci dall’altra parte, ma di guardare in faccia la realtà», mentre «la politica tende deliberatamente ad accantonare» il tema. Nel concreto, ha aggiunto il titolare del Mef, «servono incentivi alla natalità sia diretti che indiretti», ma «non partiamo da zero, perché il governo ha già messo in campo» tutta una serie di politiche, che «non sono misure isolate, ma un disegno strategico» perché «serve una visione ampia che tenga conto di tutte le variabili del caso». «È stato costituito recentemente presso la Presidenza del Consiglio dei ministri un tavolo tecnico con il compito di valutare eventuali modifiche alla legislazione vigente in materia di Isee».
Va proprio in questa direzione il Family Index – presentato ieri alla Luiss di Roma – uno strumento per valutare le politiche aziendali a favore delle famiglie e della natalità. Il progetto è promosso dalla Fondazione per la natalità, in collaborazione con il Forum delle associazioni familiari e l’Osservatorio Ethos della Luiss. «Questa iniziativa nasce da un dialogo concreto e costruttivo avviato con le imprese, sempre più consapevoli che la denatalità non è solo un tema demografico o sociale, ma un vero e proprio fattore di rischio per la sostenibilità economica del nostro Paese», ha dichiarato Gigi De Palo, presidente della Fondazione per la natalità.
Il modello di calcolo non è pensato per fare una classifica fine a sé stessa, ma per attivare un circolo virtuoso di consapevolezza, miglioramento e condivisione delle buone pratiche. Contrastare la crisi demografica italiana richiede infatti un’azione collettiva. Non bastano più le politiche pubbliche: servono anche imprese capaci di essere protagoniste del cambiamento, adottando misure concrete a sostegno della natalità.
I dati mettono infatti in evidenza con chiarezza l’impatto della genitorialità sull’occupazione femminile, tanto che tra le donne con figli piccoli il 30% è fuori dal mercato del lavoro (Fonte Istat, 2024). Secondo il Child Penalty Atlas del 2023, dopo il primo figlio, le donne italiane perdono in media il 33% del reddito rispetto agli uomini.
«Accogliamo con attenzione e disponibilità l’apertura espressa dal ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti sulla necessità di aggiornare l’Isee». Così Adriano Bordignon, presidente del Forum delle associazioni familiari. In particolare, «a titolo esemplificativo, andrebbero scomputati il valore della prima casa di abitazione, le somme percepite a titolo di Assegno unico universale, che ha finalità proprie di sostegno alla genitorialità, e le borse di studio». Allo stesso modo, «è auspicabile un aggiornamento della scala di equivalenza, affinché tenga conto con maggiore aderenza dell’impegno educativo e delle responsabilità che crescono al crescere del numero dei figli».

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