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Mazzette sui contributi all’agricoltura, condannati i funzionari della Regione. Risarciranno 1,7 milioni


La gran parte dei fondi europei concessi alle imprese agricole pugliesi previa consegna di mazzette dovranno essere restituiti. E a pagare dovranno essere tanto i due ex funzionari della Regione (uno dei quali arrestato a novembre 2021) quanto alcuni degli imprenditori beneficiari dei finanziamenti. In attesa che il processo penale davanti al Tribunale di Bari entri nel vivo sono arrivate le condanne della Corte dei conti: riguardano gli ex funzionari Lorenzo Mazzini, 67 anni, di Foggia e Giuseppe Vacca, 72 anni di Bari, insieme ad altre due persone e alle rispettive società.

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A novembre il gup di Bari, Giuseppe Ronzino, aveva respinto la proposta di patteggiamento di Vacca e Mazzini, accusati di corruzione e truffa aggravata in relazione ai contributi Psr 2007-2013 e 2014-2020. Le indagini della Finanza avevano accertato irregolarità su 26 richieste di finanziamento presentate da nove ditte. Un sistema collaudato: Vacca predisponeva i preavvisi di rigetto delle istanze, Mazzini contattava le ditte, bussava a denaro e magicamente i procedimenti si sbloccavano. In alcuni casi, i finanziamenti concessi alle aziende sarebbero anche stati gonfiati attraverso l’utilizzo di fatture false. Secondo l’accusa i due funzionari avrebbero richiesto il 3% del valore dei finanziamenti o somme fisse tra 500 e 30.000 euro.

Nel 2022 dopo la chiusura dell’indagine la Regione ha proceduto alla revisione in autotutela di tutte le pratiche di finanziamento curate dalla coppia di funzionari, disponendo l’annullamento in autotutela di numerosi procedimenti. I soldi però non sono stati restituiti se non in parte, e così l’anno successivo è partito il procedimento erariale. La Procura della Corte dei conti guidata dalla dottoressa Carmela De Gennaro ha avviato sette distinte indagini relativi alle diverse misure e sottomisure del Psr finite sotto esame: cinque procedimenti si sono conclusi con le condanne. Nel dettaglio, Mazzini è stato condannato a restituire circa 1,7 milioni di euro in solido con Vacca (1,1 milioni) e, a seconda dei procedimenti, con le società Tenuta Umbra, Consorzio Biase Fasanella, Calalunga e gli imprenditori Matteo Fasanella e Francesco Nasuti. Per Vacca in quattro casi le sentenze hanno disposto assoluzioni totali o parziali, in un caso disponendo il rimborso delle spese legali.

La Procura contabile è partita proprio dalle motivazioni dell’annullamento in autotutela disposto dalla Regione. Anche per questo la Corte (presidente Daddabbo, relatore De Corato, Natali) ha respinto le eccezioni delle difese che chiedevano la sospensione dei procedimenti in attesa delle sentenze penali: il danno alle casse dell’Agea e della Regione – hanno rilevato i giudici – discende infatti non solo dai presunti reati, quanto dalle irregolarità nel procedimento di concessione dei finanziamenti. In un caso, per esempio, i funzionari non si erano accorti che la documentazione presentata da un’impresa (pagante) era arrivata fuori termine, oppure che i lavori su cui erano stati concessi i contributi non risultavano correttamente annotati in contabilità. Sono proprio gli aspetti tecnici su cui i funzionari pubblici erano chiamati a vigilare.
I giudici contabili hanno riconosciuto l’esistenza di «un quadro di sostanziale accordo corruttivo fra i due funzionari e una pluralità di soggetti privati» sulla base di «condotte dolose». E, nel merito delle singole condotte, hanno fatto emergere come «sia stata palesemente violata» la normativa o anche una o più disposizioni contenute nel bando. In alcuni casi i giudici contabili hanno però rilevato la mancanza di dolo nei confronti dei due funzionari, oppure hanno riconosciuto che le istruttorie erano formalmente corrette e dunque la mancanza di un danno erariale.

Dopo che il no al patteggiamento a quattro anni e mezzo per i due funzionari, il gup ha disposto il rinvio a giudizio per 18 persone. Alla prima udienza, il 5 giugno, il processo è stato rinviato per incompatibilità della presidente del collegio della Seconda sezione, Anna Perrelli, che da gip aveva firmato le ordinanze cautelari: riprenderà a ottobre con un diverso giudice. È nel frattempo diventata definitiva l’assoluzione dei due imputati che avevano scelto il rito abbreviato, l’agronomo Antonio Bernardoni (difeso dall’avvocato Francesco Marzullo) per non aver commesso il fatto e l’ex dirigente Domenico Campanile (difeso dall’avvocato Tommaso Barile) perché il fatto non costituisce reato.



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