Sassari Simulazione fatta, debriefing nei locali dell’ex Seminario e una parola chiave per definire tutto: innovazione. Si è chiusa così, il 19 giugno, la prova pilota del progetto europeo
TEMA , che ha messo in scena un incendio su larga scala nel cuore del Montiferru, tra Badde Urbara e Santu Lussurgiu, teatro reale del disastro del 2021.Tre giorni di attività, oltre 100 operatori in campo – tra la Direzione Generale della Protezione Civile, CFVA, Forestas, volontari e partner tecnologici.
«Non vogliamo sostituire l’operatività sul campo del personale specializzato», ha spiegato in una nota la Direzione Generale della Protezione Civile della Regione Sardegna, «ma rafforzare il collegamento tra le squadre e le sale operative, migliorare il processo decisionale e fornire una maggiore consapevolezza dell’evento in corso». E ancora: «Il test ha simulato uno scenario di incendio in rapida espansione con minaccia centri abitati, infrastrutture e ambiente. Grazie alla collaborazione tra le strutture operative e partnener coinvolti e a una preparazione accurata, l’esercitazione si è svolta senza criticità e ha confermato il potenziale della piattaforma. Il successo della prova pilota conferma l’importanza di integrare l’innovazione digitale nei sistemi di protezione civile europei e rappresenta un passo importante nello sviluppo del progetto TEMA che prevede altri test e altri mesi di lavoro, prima della versione definitiva della piattaforma». E sottolinea: «TEMA non attinge ai fondi della campagna antincendi – specifica la Protezione Civile – ma utilizza risorse comunitarie dedicate alla sperimentazione. Fondi che, se non impiegati, sarebbero destinati ad altri territori europei».
Ma a fronte dell’entusiasmo istituzionale, i dubbi di chi lavora sul campo sono forti e concreti. Il sospetto è che la retorica dell’innovazione copra un vuoto pratico: i problemi veri della campagna antincendi. «Se si guarda con attenzione ai partner del progetto TEMA, si scopre che tra questi figurano angenzie con un peso lobbistico tutt’altro che trascurabile. Non è un dettaglio da poco: TEMA è la terza piattaforma tecnologica che finanziano con cifre a sei zeri. Le prime due, costate circa 10 milioni di euro ciascuna, oggi giacciono dimenticate in qualche angolo remoto del web, in siti del tipo progettoX.com/piattaforma. Insomma: nessuno le utilizza più». Ora si ripropone lo stesso schema, e la stessa promessa: «Metteremo in campo l’intelligenza artificiale e risolveremo tutto. Ma non è mai andata così. È sempre il medesimo copione: soldi che girano e nessuna soluzione reale ai problemi concreti. È una direzione che pochi conoscono davvero, e che non ha mai prodotto benefici sul campo». Secondo gli addetti allo spegnimento, ci sono mestieri che non sono sostituibili con l’intelligenza artificiale. Il fuoco, per esempio, si spegne con la pala, la zappa, l’atomizzatore. Serve di più la mano dell’uomo, l’occhio di chi conosce il terreno. I sensori e le eliche vengono decisamente dopo l’arruolamento a terra. E invece si continua a insistere con questa retorica della “Protezione Civile” che, sì, ha professionalizzato le emergenze, ma ha anche desponsabilizzato la popolazione. «Oggi si aspetta il drone, o il Canadair. È cambiata la percezione del rischio. Ed è cambiata in peggio. «Questa spinta alla tecnologizzazione forzata non è neutra: è un versante culturale nuovo, pieno di ambizioni e interessi, che però va nella direzione sbagliata. Trasforma l’emergenza in spettacolo. E crea troppi spettatori».(lu.so.)
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