Il via libera del governo: qui manifattura d’eccellenza. Intanto, per le basi di Vicenza e Aviano, dagli Usa non sono arrivate indicazioni
La memoria delle Torri gemelle era ancora vivida quando, due anni dopo, George W. Bush lanciava l’operazione «Iraqi freedom». Con il primo attacco sferzato al regime di Saddam Hussein, il 27 marzo 2003, partito dal Veneto, dalla base Usa di Vicenza, camp Ederle. Da allora, il mondo e gli equilibri internazionali sono cambiati, come hanno sottolineato tutti i relatori del convegno «La difesa nazionale e la pace, fra incertezze Ue ed egemonia Usa» organizzato dall’associazione PadovaLegge nell’aula magna di Palazzo del Bo, ma nel Nordest le basi statunitensi di Vicenza e Aviano sono ancora operative e nel caso la situazione mediorientale precipitasse, con un impegno americano in Iran, è probabile che siano ingaggiate.
Ma, al momento, da Washington non sono arrivati segnali in tal senso. «C’è una convenzione che disciplina l’utilizzo delle basi che devono essere usate per motivi diversi a quelli normali — ha spiegato ieri il ministro della Difesa Guido Crosetto — a oggi non c’è nessuna richiesta. Inutile parlare di una cosa che non esiste». Cambiasse la situazione, dovrebbe esprimersi il Parlamento come fu nel 2003, a seguito della relazione dell’allora premier Silvio Berlusconi. «Ogni volta che il Parlamento chiede di andare a relazionare si va, non è una prassi, è un obbligo», ha precisato il ministro per cui gli italiani non devono preoccuparsi: «Io, invece, sì».
Gli attacchi di Israele a Gaza e ora in Iran, la guerra russo-ucraina alle porte dell’Europa sono solo due esempi degli oltre sessanta conflitti in corso nel mondo. In questo scenario di incertezza e allerta geopolitica, il Consiglio europeo il 6 marzo ha approvato il programma Rearm con 800 miliardi di investimenti nella difesa. Molte aziende venete che già avevano una sezione dedicata alle tecnologie e alle forniture militari stanno investendo per ampliare il settore. Per altre in crisi, come la Berco di Castelfranco Veneto nel Trevigiano, una riconversione in tal senso potrebbe rappresentare la salvezza. Lo è stata per la Faber, sempre a Castelfranco e i cui impianti confinano con Berco: grazie ai macchinari dell’ex Simmel (fabbrica attiva fino al 1998) ha iniziato a produrre bossoli e ogive e ora si candida a trasformare le due imprese «in uno dei siti più importanti del settore in Europa».
«Sono scelte industriali — ha commentato Crosetto — io penso che la capacità manifatturiera veneta non è seconda a nessuna nel mondo e in un settore che è, purtroppo, in espansione c’è la possibilità da parte dell’industria veneta di avere un reale peso in una catena di subfornitura che manca, perché mancano le capacità industriali. Ma una scelta è industriale: dal punto di vista dello Stato qualunque decisione che consenta alle aziende di sopravvivere o di crescere verrà supportata». Da Roma, dunque, arriva un placet alle riconversioni per quanto ieri, al Palazzo del Bo, nessuno soffiasse sui venti di guerra, tutt’altro.
Dalla rettrice dell’ateneo Daniela Mapelli a Fabio Pinelli, presidente emerito di PadovaLegge e vicepresidente del Csm. «Mai come oggi la pace grida la sua urgenza», ha detto Mapelli. «Le vittime civili sono aumentate del 67%, la morte e la distruzione sembrano caratterizzare la contemporaneità», ha sottolineato Pinelli. Al centro del confronto la riflessione che «il mondo è cambiato — ha osservato Crosetto —. Si parla di Europa come se contasse qualcosa. Ma è finito il suo tempo, e lo dico con tristezza». Al contempo, per il ministro, anche Nato e Onu hanno perso rilevanza per dirimere i conflitti internazionali. Riflessioni che sono scaturite a seguito della tavola rotonda cui hanno partecipato Lorenzo Guerini, presidente del Copasir; Marco Mascia, professore di Relazioni internazionali e presidente del centro per i diritti umani Antonio Papisca e Giovanni Melillo, procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo: un confronto che ha spaziato dal deterioramento degli equilibri di ordine internazionale agli attacchi criminali e informatici.
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