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Riforme e meno costi energetici. Cosa serve all’Italia per affrontare le sfide globali secondo Cottarelli


Carlo Cottarelli nella sua intervista a Formiche.net analizza i nuovi equilibri di potere tra Cina e Stati Uniti, il crescente ruolo politico delle Big Tech e la debolezza strutturale dell’Unione Europea, incapace di agire con coesione. Per l’Italia, indica quattro priorità: riduzione della pressione fiscale, snellimento della burocrazia, riforma della giustizia e contenimento dei costi energetici. Apprezza la prudenza fiscale del governo Meloni, ma sottolinea la necessità di interventi più incisivi su riforme strutturali

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22/06/2025

Probabilmente nel titolo del suo ultimo libro è contenuta la caratteristica che in assoluto lo rappresenta di più. Non usa mezzi termini. Non fa sconti, è diretto. Una schiettezza che diventa metodo applicato all’analisi dei problemi complessi. “Senza giri di parole. La verità sulle sfide economiche e sociali del nostro futuro”(Mondadori) è l’ultimo libro dell’economista Carlo Cottarelli. Approfittando di una recente presentazione, Formiche.net ha parlato con il docente ed ex politico per tracciare un quadro analitico a partire dalle sette sfide contenute nel saggio.

Professore, nel suo testo parte dal mettere a fuoco il riassetto del potere internazionale tra Cina e Stati Uniti in particolare dopo l’insediamento della nuova amministrazione di Trump. Cosa è cambiato, nel profondo?

La presidenza Trump, nei fatti, sta accelerando un processo già in corso che ha determinato questo riassetto. Non era mai successo prima che Cina e Usa si equivalessero sostanzialmente sul piano economico. Addirittura, tanto per dare un dato, la Cina produce dodici volte tanto l’acciaio che viene fatto negli States. Restano, tuttavia, dei vantaggi competitivi degli Stati Uniti sulle nuove tecnologie e in particolare sull’Intelligenza Artificiale. Resta il fatto che, in un contesto come questo i due Paesi non possono fare a meno l’uno dell’altro.

In questo quadro lei analizza anche il ruolo delle Big Tech. Esiste il rischio che possano trasformarsi in qualche modo in soggetti politici?

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Non c’è dubbio che le Big Tech facciano parte di questo grande puzzle. Le parole dell’ex presidente Biden, che identificava nel potere di influenzare l’opinione pubblica delle Big tech un pericolo per la democrazia americana, siano molto significative.

Lei muove una critica pesante all’Europa, sotto tanti punti di vista. Cosa manca al Vecchio Continente per incidere negli equilibri globali?

L’Europa non riesce a parlare con una voce unica, le istituzioni europee sono debolissime e, nel profondo, si è perso lo spirito europeista che mosse i padri fondatori dopo il secondo conflitto mondiale. Anche sulla Difesa la Commissione ha proposto un piano che mette sul piatto solamente 150 miliardi di fondi comunitari, per il resto è demandato agli stati membri e ai loro bilanci. Non c’è un progetto davvero unitario, che servirebbe.

Veniamo all’Italia. Lei auspica diverse riforme, ma secondo lei qual è la più urgente?

Sono quattro i temi più urgenti sui quali occorrerebbe intervenire. Ridurre l’eccessiva pressione fiscale in particolare a carico delle imprese – l’Italia continua a crescere a tassi del tutto insufficienti, basta pensare allo 0,7% stimato – allentare il fardello burocratico, intervenire per accelerare i tempi della giustizia e calmierare il costo dell’energia che rappresenta un grosso ostacolo per la competitività industriale.

Come valuta su questi dossier gli interventi messi in campo dal governo guidato da Giorgia Meloni?

Il governo è intervenuto sull’Irpef, ad esempio, ma la pressione fiscale è ancora molto alta. Va detto che questo esecutivo non ha ricevuto il mandato dagli elettori di tagliare le spese. Sulla Pubblica Amministrazione il decreto che valorizza il merito è passato fondamentalmente in sordina, mentre avrebbe bisogno che il leader – Meloni – ci mettesse la faccia per valorizzarne il contenuto che si muove nella direzione giusta. Sulla giustizia va detto invece che qualche progresso è stato fatto, ma i tempi dei processi sono ancora molto lunghi. Così come sui costi dell’energia il lavoro da fare è ancora molto lungo. Riconosco a questo governo, però, una grande prudenza nella gestione dei conti pubblici e una capacità significativa di mantenere buoni rapporti con gli alleati atlantici e con le istituzioni europee.

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