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Il Made in Italy oltre la tradizione, Taisch: “La manifattura punti su innovazione, sostenibilità e scalabilità”


La manifattura italiana deve abbandonare la logica difensiva e abbracciare una strategia basata sull’innovazione continua e la sostenibilità. Solo così potrà non solo mantenere la propria posizione, ma anche guidare il futuro industriale del continente. Il messaggio lanciato da Marco Taisch, presidente del partenariato esteso MICS (Made in Italy Circolare Sostenibile), in occasione del Made in Italy Innovation Forum 2025, è un appello all’azione che muove da alcune considerazioni.

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La prima è che le profonde “scosse” di natura economica e geopolitica che caratterizzano ormai da qualche anno lo scenario internazionale stanno avendo un impatto importante anche sul mondo della manifattura, ridefinendone i paradigmi. La globalizzazione, un tempo data per scontata, è ora oggetto di ripensamento profondo: le filiere mondiali, un tempo sulla via del just-in-time, si ritrovano vulnerabili difronte a scenari internazionali sempre più complessi. In questo contesto, la manifattura italiana, da sempre traino del PIL nazionale, deve affrontare una sfida storica: abbandonare la consolidata reputazione del “bello e ben fatto” per intraprendere un percorso improntato all’innovazione e alla sostenibilità.

“Il successo del Forum, che ha superato le mille iscrizioni in pochi giorni, ha dimostrato una chiara sete di cambiamento e un desiderio diffuso di discutere il futuro del Made in Italy”, ha detto Taisch. “Non è più il tempo di difendersi passivamente dalle minacce esterne, ma di innovare proattivamente per mantenere un vantaggio competitivo”, dice Taisch.

La nuova frontiera del Made in Italy: oltre la bellezza, la strategia

Il successo storico del Made in Italy è indissolubilmente legato alla capacità di creare prodotti di qualità, esteticamente appaganti e funzionali. Ma – dice Taisch – questo non basta più. I consumatori sono profondamente cambiati: per le giovani generazioni, la sostenibilità non è un’opzione ma parte integrante del loro DNA. I ragazzi di oggi, futuri consumatori, richiedono trasparenza, dati quantitativi sull’impatto ambientale dei prodotti e un approccio consapevole agli acquisti.

Questo passaggio da “nativi digitali” a “nativi sostenibili” impone alle imprese di ripensare i propri modelli di business, integrando concetti come la servitizzazione e l’iperpersonalizzazione dei prodotti.

Nonostante il patrimonio di eccellenza e la posizione di seconda potenza manifatturiera d’Europa, l’Italia non può permettersi di “sedersi sugli allori”.

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Taisch evoca la metafora del film “La Grande Bellezza”, descrivendo il rischio che le imprese restino ingabbiate in un passato glorioso, rinunciando all’evoluzione. Il dibattito sulla protezione della proprietà intellettuale e sulla difesa dalla contraffazione, sebbene legittimo, non deve distogliere l’attenzione dalla priorità assoluta: l’innovazione. È innovando e sviluppando prodotti sempre più intelligenti e sostenibili che si costringeranno i competitor a inseguire, ribaltando la logica della “difesa” in quella del “progresso”.

La manifattura come peace keeper

E poi c’è un altro tema sollevato dal professore: la manifattura, dice Taisch, non è solo un motore economico ma anche un “peace keeper”: dove c’è manifattura, c’è lavoro e dove c’è lavoro c’è ricchezza e, di conseguenza, un maggiore tenore di vita che disincentiva le persone a cercare fortuna altrove, contribuendo alla stabilità globale.

Le sfide attuali e il manifesto per l’innovazione

Il percorso verso un Made in Italy rinnovato non è privo di ostacoli. Taisch identifica diverse sfide che il paese deve affrontare con urgenza. La produttività del lavoro, stagnante da due decenni, compromette la competitività italiana rispetto ai paesi europei che avanzano. Un investimento in ricerca e sviluppo pari all’1,4% del PIL, a fronte di una media europea vicina al 3%, evidenzia una carenza strutturale che gli imprenditori, pur meritevoli di lode per i loro sforzi, non possono colmare da soli.

Settori trainanti come il tessile-abbigliamento, l’arredamento, l’automazione e la meccanica, pur rappresentando quote significative delle esportazioni e della produzione globale (i beni strumentali italiani costituiscono il 9% della produzione mondiale), necessitano di un impulso strategico. La scarsa presenza femminile nelle discipline STEM rappresenta inoltre una lacuna da colmare per promuovere una maggiore diversità e innovazione.

Il decalogo dell’innovazione

Per affrontare queste sfide, MICS ha elaborato un manifesto per l’innovazione articolato in dieci punti, un vero e proprio decalogo per il futuro della manifattura italiana:

Il Made in Italy come laboratorio di futuro

Il primo punto enfatizza la necessità di trasformare il Made in Italy in un vero e proprio laboratorio per il futuro. Le tecnologie digitali, ormai onnipresenti e in continua evoluzione, non devono essere solo monitorate e comprese, ma integrate in maniera profonda e sistemica all’interno del processo di progettazione dei prodotti. L’obiettivo è creare prodotti intrinsecamente smart e sempre più connessi, capaci di interagire con l’ambiente circostante e di offrire nuove funzionalità, rendendo l’innovazione tecnologica un pilastro fondamentale del design e della produzione. Questo significa andare oltre la mera applicazione di strumenti esistenti, per arrivare a una vera e propria simbiosi tra design, produzione e intelligenza artificiale, abilitando nuove forme di personalizzazione e interazione con l’utente.

Innovare per restare fedeli alla tradizione

Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, l’innovazione non va vista come un tradimento della tradizione, ma come la sua più autentica espressione e l’unico mezzo per garantirne la longevità e la rilevanza. L’idea è che, per rimanere fedeli all’essenza e ai valori che hanno reso grande il Made in Italy, è indispensabile guardare avanti, abbracciare nuove metodologie e tecnologie. Solo attraverso un costante processo di rinnovamento si può mantenere la credibilità e la competitività in un mercato globale in rapida evoluzione. Si tratta di infondere nuova linfa vitale in un patrimonio consolidato, permettendo al genio creativo italiano di esprimersi attraverso i linguaggi del futuro senza perdere le proprie radici.

Ricerca e impresa: una collaborazione virtuosa

Il terzo pilastro del manifesto sottolinea l’importanza di una stretta collaborazione tra il mondo della ricerca, l’accademia e le imprese. MICS si pone come esempio virtuoso di questa sinergia, con una chiara direttiva: ogni progetto sviluppato all’interno del partenariato deve includere almeno un’azienda come partner. Questo approccio garantisce che la ricerca non rimanga confinata nei laboratori, ma si traduca in risultati concreti, applicabili e di immediato impatto per il settore industriale, colmando il divario tra teoria e pratica. La contaminazione tra sapere accademico e necessità produttive diventa così un motore di sviluppo, generando soluzioni pratiche e innovative che rafforzano il tessuto industriale.

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I giovani catalizzatori del futuro

I giovani vanno riconosciuti come i veri catalizzatori del futuro, indispensabili per accelerare il processo di evoluzione della tradizione. È imperativo sviluppare strategie efficaci per attrarre, formare e trattenere i talenti nei settori chiave della manifattura. Questa necessità è resa ancora più evidente dai dati preoccupanti sulla “fuga di cervelli”, con un saldo negativo di 350.000 giovani tra i 18 e i 25 anni che hanno lasciato il paese negli ultimi nove anni, privando l’Italia di risorse preziose. Investire sui giovani significa non solo garantire il ricambio generazionale, ma anche integrare nuove prospettive e competenze che sono essenziali per l’innovazione.

I prodotti del futuro: umanocentrici e sostenibili

Il quinto punto del manifesto traccia le caratteristiche fondamentali dei prodotti di domani, che devono essere concepiti con un’attenzione intrinseca all’essere umano, ponendo le sue esigenze e il suo benessere al centro del processo di design. A ciò si aggiungono i requisiti di sostenibilità, circolarità (intesa come riuso e riciclo dei materiali), digitalizzazione e etica. Sono attributi non opzionali, ma essenziali, che definiscono la qualità e la desiderabilità dei beni nel mercato contemporaneo e futuro. La creazione di valore non si misura più solo in termini economici, ma anche in impatto sociale e ambientale positivo.

Capacità creativa ed entusiasmo a Bruxelles

L’Italia possiede una straordinaria capacità creativa, riconosciuta a livello mondiale. Tuttavia, Taisch invita a tradurre questa dote in una maggiore proattività e in un rinnovato entusiasmo nella promozione delle risorse del paese a livello europeo, in particolare a Bruxelles. L’osservazione è che, mentre altri paesi dimostrano maggiore capacità nel “vendere” le proprie peculiarità, l’Italia tende a un atteggiamento più lamentoso. È fondamentale cambiare questa percezione e mostrare una maggiore determinazione nel guidare l’agenda industriale europea. Si tratta di trasformare il potenziale in azione diplomatica e di influenza, assicurando che la voce italiana sia ascoltata e valorizzata nelle sedi decisionali.

Produrre meglio e con senso strategico

Non è sufficiente “produrre bene”, ma è indispensabile “produrre meglio” e con un profondo senso strategico. Questo significa che la qualità intrinseca del prodotto deve essere affiancata da una visione a lungo termine che abbracci la circolarità e l’innovazione. Questi due concetti non devono essere considerati in antitesi, ma devono fondersi in un unico processo sinergico che orienti ogni fase della produzione, dalla concezione alla distribuzione, con un occhio attento all’impatto ambientale e sociale. La produzione diventa così un atto consapevole, orientato non solo al profitto ma anche alla responsabilità.

L’eccellenza scalabile delle PMI

Il patrimonio delle piccole e medie imprese (PMI) è un valore inestimabile per l’economia italiana, ma Taisch evidenzia come il concetto di “piccolo e bello” non sia più sufficiente nel contesto competitivo attuale. Le PMI, pur mantenendo la propria identità e flessibilità, necessitano di un supporto strutturale per fare ricerca e innovazione in modo più incisivo e per rimanere competitive su scala globale. La sfida è aiutare queste aziende a scalare le proprie eccellenze senza perdere il loro carattere distintivo, favorendo la crescita e la penetrazione in mercati più ampi.

Il fattore italiano può ispirare l’Europa

L’Italia, in quanto seconda potenza manifatturiera d’Europa, detiene una posizione di forza che deve essere valorizzata. Il Made in Italy ha la capacità di ispirare l’intera Europa, a condizione che si faccia a sua volta ispirata dai grandi programmi comunitari, come il decimo programma quadro, non perdendo questo treno e partecipando attivamente alla definizione dell’agenda europea sulla manifattura. È inaccettabile che altri paesi guidino questa discussione quando l’Italia ha tutte le carte in regola per esserne protagonista. Il ruolo dell’Italia non deve essere quello di seguire, ma di co-creare e di essere un modello.

Il futuro è oggi

Il decimo e ultimo punto è un richiamo all’azione immediata: il futuro non è un’entità lontana ma qualcosa da progettare con audacia e passione oggi stesso. Questo implica un impegno concreto sulle piccole e medie imprese e sui giovani, trasformando i ricercatori in protagonisti attivi, le imprese in sperimentatori coraggiosi di nuove soluzioni e le istituzioni in garanti di una visione e di una continuità politica. MICS, con la sua ambizione di diventare una piattaforma permanente, incarna questa volontà di agire e di costruire un futuro solido per il Made in Italy. Si tratta di un investimento collettivo, un patto tra tutti gli attori del sistema per un domani prospero e sostenibile.

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