Nei primi tre mesi del 2025 il factoring internazionale è cresciuto del 20%, con oltre 17 miliardi di euro di turnover, a fronte di una crescita del turnover complessivo del factoring pari al 3,07%. Sono i dati forniti oggi a Milano in occasione dell’assemblea annuale di Assifact (Associazione italiana per il factoring), che ha sottolineato come le operazioni legate all’export delle imprese italiane sono ormai più di un quarto del totale.
“I dati confermano il ruolo sempre più rilevante del factoring per la liquidità delle imprese e nel sostenere l’economia reale: in un contesto di debole domanda di credito, la domanda di factoring continua a crescere. Il mercato italiano si distingue per volumi consistenti, con un ruolo rilevante nel supporto alle pmi e all’export: il segmento internazionale rappresenta ormai un quarto dei volumi e cresce a doppia cifra. La qualità del credito rimane molto elevata sul settore privato e rischi sostanziali contenuti sul settore pubblico. Serve ora una semplificazione normativa coerente con queste evidenze”, ha affermato il presidente di Assifact, Massimiliano Belingheri, nella sua relazione all’assemblea.
Il factoring internazionale nel 2024
Già nel 2024 il factoring internazionale, con un turnover di quasi 73 miliardi di euro e una crescita del 13,79% sul 2023, era arrivato a rappresentare circa un quarto del mercato totale del factoring in Italia. Ora l’ulteriore accelerazione nel primo trimestre di quest’anno.
Nel 2024 il turnover complessivo degli operatori di factoring aderenti ad Assifact ha raggiunto circa 289 miliardi di euro, con un incremento dell’1% rispetto all’anno precedente, al netto dell’operatività degli acquisti di crediti fiscali derivanti da bonus edilizi che risulta in esaurimento causa di decreti legislativi che nel corso del 2024 hanno di fatto bloccato la cessione di questo tipo di crediti da imprese a banche o intermediari finanziari.
Alla base della forte crescita del factoring internazionale ci sono l’incremento delle esportazioni di merci italiane, la crescente domanda di transazioni in open account (quando il venditore invia la merce senza chiedere il pagamento anticipato, spesso concedendo una dilazione) da parte degli acquirenti internazionali e quindi la domanda crescente di soluzioni flessibili e sicure per le transazioni commerciali globali. Come evidenziato da una ricerca di Assifact, della quale nel corso dell’assemblea sono stati presentati in anteprima alcuni risultati, le società di factoring portano a termine anche operazioni legate a forniture complesse verso acquirenti in Paesi in via di sviluppo, adattando contratti e operatività alle caratteristiche peculiari della fornitura e ricorrendo a specifiche forme di garanzia. Resta tuttavia la criticità delle differenze di natura legale fra i diversi Paesi, in particolare riguardo alle modalità per rendere opponibile la cessione al debitore e ai terzi.
Di “Internazionalizzazione e factoring: strumenti per la crescita delle imprese” hanno discusso in una tavola rotonda Alberto Castronovo, responsabile dell’unità per l’internazionalizzazione – ministero delle Imprese e del Made in Italy; Paolo Magri, managing director, Ispi; Gregorio De Felice, chief economist Intesa Sanpaolo; Marco Felisati, direttore affari internazionali Confindustria; Alessandro Terzulli, chief economist, impact & Esg Sace; Diego Tavecchia, direttore operativo Assifact.
“Il factoring internazionale rappresenta già oggi un valido alleato per le imprese vocate all’export, grazie a soluzioni flessibili capaci di adattarsi alle diverse caratteristiche delle filiere produttive. In prospettiva, il suo ruolo sarà sempre più strategico nel sostenere le aziende italiane nell’espansione verso nuovi mercati, contribuendo a rendere più sicuro ed efficiente l’accesso al commercio globale”, ha sottolineato Diego Tavecchia.
Il factoring italiano nel 2024
In occasione dell’assemblea annuale è stato presentato anche il Rapporto sul mercato del factoring 2024, la nuova pubblicazione che, basandosi sul patrimonio informativo interno dell’associazione integrato con i contributi delle principali fonti esterne nazionali e internazionali, offre uno sguardo approfondito e aggiornato sull’andamento del settore, analizzando domanda, offerta, prodotti, rischi e prospettive future.
Il volume d’affari 2024 del factoring italiano corrisponde all’8% del mercato mondiale e all’11,5% di quello europeo. Nel 2024 hanno fatto ricorso al factoring oltre 32.400 imprese italiane, delle quali circa il 63% sono pmi, a testimonianza del continuo allargamento dello strumento finanziario a realtà di minori dimensioni. Sempre nel 2024 le operazioni di supply chain finance (finanziamento della catena di fornitura) si sono consolidate al 10% circa del mercato totale italiano, con un turnover cumulativo pari a 28,03 miliardi di euro (+0,89% rispetto al 2023). Il turnover del factoring delle imprese fornitrici del settore pubblico, da sempre caratterizzato da persistenti ritardi nei pagamenti (anche se in miglioramento negli ultimi anni), si è attestato nel 2024 a quasi 21 miliari di euro.
“Il Rapporto è il risultato di un approfondito lavoro di ricerca, analisi e coordinamento svolta dall’ufficio studi Assifact ed è concepito per essere strumento di riferimento per tutti gli stakeholder del settore (associati, banche capogruppo, autorità, istituzioni e imprese), fornendo dati, analisi e chiavi di lettura utili per una più ampia comprensione del mercato e del prodotto factoring nelle sue diverse configurazioni”, ha spiegato Nicoletta Burini, responsabile della segreteria generale Assifact.
La qualità del credito del factoring
Secondo i dati diffusi oggi da Assifact, la qualità del credito, con riferimento alle esposizioni lorde verso imprese private, si conferma molto elevata: i crediti deteriorati ammontano solo al 2% del totale, le sofferenze all’1,03%. È stata elaborata separatamente l’incidenza dei crediti deteriorati vantati verso la Pubblica Amministrazione, a causa dell’applicazione della definizione di default dell’European banking authority (Eba) che genera anomalie.
Ne deriva un risultato più elevato (oltre il 21%) rispetto alle esposizioni nei confronti di imprese private, non coerente rispetto all’effettivo rischio sottostante, praticamente nullo, come evidenziato dall’approfondimento prodotto da Assifact in merito alla definizione di default per i crediti commerciali acquistati verso Pubblica Amministrazione.
“Per sostenere efficacemente le imprese serve un sistema che faciliti l’accesso al credito tramite lo smobilizzo dei crediti commerciali, anche e soprattutto quando parliamo di imprese fornitrici della PA. È fondamentale un quadro normativo europeo semplificato e proporzionato, che riconosca la specificità e il basso rischio del factoring. La revisione della definizione di default rappresenta un importante tassello”, ha affermato il segretario generale di Assifact e professore all’Università di Roma Tor Vergata Alessandro Carretta.
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