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Energia, la Commissione Ue semplifica le regole sugli aiuti di Stato per lo sviluppo di tecnologie green




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Ultim’ora news 25 giugno ore 17


La Commissione Ue facilita gli aiuti di Stato per permettere ai governi di stimolare con rapidità gli investimenti green, evitando però che il contributo pubblico avvantaggi un’impresa rispetto alle altre. Le norme presentate da Teresa Ribera, vicepresidente esecutiva per una Transizione pulita, giusta e competitiva, servono quindi ad accelerare la decarbonizzazione e lo sviluppo di tecnologie ed energie pulite, grazie a semplificazioni e contributi sulle bollette.

La disciplina sostituisce il quadro temporaneo in vigore dal 2022 e rientra nel Clean Industrial Deal, l’insieme di provvedimenti pensati per aggiornare il Grean Deal e aiutare i settori (come l’auto) più in difficoltà. Le nuove norme resteranno in vigore fino al 31 dicembre 2030 per dare maggiore prevedibilità a Stati e imprese, e per centrare l’obiettivo di ridurre le emissioni del 90% entro il 2040.

Procedure accelerate e prezzi più bassi

Il 25 giugno Bruxelles ha approvato una procedura accelerata e semplificata per diffondere l’energia pulita, le rinnovabili e i combustibili a basse emissioni. Come l’idrogeno, che svolge un ruolo centrale nella transizione delle imprese dei settori difficili da decarbonizzare.

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La Commissione punta poi a ridurre i prezzi dell’elettricità pagati delle aziende con i consumi maggiori, che vuole indirizzare verso forme di energia pulita e a basso costo. In questo caso gli Stati membri potranno aiutare le società che sopportano costi più elevati dei competitor, chiedendo in cambio investimenti nella decarbonizzazione.

Sviluppo delle rinnovabili e delle tecnologie green

A queste norme si aggiungono quelle sulle misure di flessibilità e sui meccanismi di capacità, che forniscono ai governi gli strumenti per integrare le rinnovabili intermittenti (cioè l’eolico e il solare), garantendo comunque un approvvigionamento affidabile di energia. 

Ma il nuovo quadro sugli aiuti di Stato faciliterà anche lo sviluppo delle tecnologie per la decarbonizzazione – come l’elettrificazione, l’idrogeno, la biomassa e l’utilizzo e lo stoccaggio del carbonio – su tre basi: il deficit di finanziamento, una procedura di gara competitiva o un aiuto predefinito fino a 200 milioni

Le regole serviranno inoltre a rafforzare la produzione e la trasformazione delle materie prime critiche necessarie per le tecnologie pulite. E per salvaguardare la coesione tra le diverse zone d’Europa, gli Stati potranno agevolare i progetti sviluppati nelle aree più svantaggiate.

I governi infine potranno stimolare la domanda di tecnologie green attraverso degli incentivi fiscali, come la deduzione più rapida dal reddito imponibile del costo degli investimenti nell’innovazione sostenibile.

Il ruolo degli investimenti privati

Oltre al contributo statale servirà anche quello dei privati per guidare la transizione verso un’economia decarbonizzata. Per questo motivo l’ultimo obiettivo delle nuove norme è ridurre i rischi per gli investitori interessati al patto per l’industria pulita. Il sostegno potrà assumere la forma di equity, prestiti e/o garanzie fornite a un fondo specifico o a una società veicolo che detiene il portafoglio di progetti ammissibili.

Nucleare e gas

Gli aiuti di Stato saranno estesi anche al nucleare e al gas (in particolare biogas). Nel primo caso Bruxelles riconosce il diritto dei Paesi a determinare il proprio mix energetico, in cui rientrano i reattori modulari di piccole dimensioni e avanzati.

Quanto al gas, invece, il sostegno sarà possibile «solo se lo Stato dimostrerà che non esiste un’alternativa tecnologicamente matura». In questo modo la Commissione ha cercato di bilanciare il libero mercato e la necessità di sviluppate un’industria pulita e competitiva. Il rischio però è quello di aiutare gli Stati con più margini di bilancio, penalizzando quelli più indebitati.

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Ribera: renderemo l’industria Ue più competitiva 

«Se l’Europa vuole assumere un ruolo guida nel campo delle tecnologie pulite, dobbiamo agire con coraggio e chiarezza. La nuova disciplina semplifica e accelera il sostegno alla decarbonizzazione, ma va anche oltre: riconosce lo Stato come un investitore strategico nel nostro futuro», spiega Ribera, che guida anche la Dg Comp (l’Antitrust Ue).

«Si tratta di uno strumento per promuovere l’ambizione in materia di clima, rafforzare la resilienza dell’Europa e garantire che la nostra industria rimanga competitiva a livello mondiale. E così facendo difendiamo anche l’integrità del nostro mercato unico, evitiamo distorsioni e rendiamo i nostri sistemi energetici più stabili, accessibili ed equi». (riproduzione riservata)



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