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Green Job in crescita, selezione del personale ostacolata


Secondo il rapporto Future of Jobs Report 2025 rilasciato dal World Economic Forum (WEF), saranno principalmente tre le tendenze che trasformeranno il mercato di lavoro nei prossimi cinque anni. Non sorprende che i trend individuati siano digitalizzazione e intelligenza artificiale, transizione energetica e risposte concrete ai cambiamenti climatici; e non meraviglia quindi nemmeno che tra i lavori maggiormente in crescita secondo il WEF ci siano i green jobs, ovvero i lavori sostenibili direttamente legati alla transizione energetica ed ecologica. La selezione del personale green, però, non è facile come si vorrebbe: esiste infatti un notevole gap tra domanda e offerta, un mismatch delle competenze che rallenta l’evoluzione verde delle aziende. 

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Il sondaggio del WEF sui Green Job

È bene sottolineare che, in generale, la necessità di affrontare la transizione ecologica ha influenzato i processi di selezione del personale ben al di là dei green job propriamente detti: sempre di più infatti vengono ricercate delle skill legate alla sostenibilità anche per profili che, formalmente, non hanno a che fare direttamente con la gestione dell’energia, dei rifiuti e delle risorse aziendali. Detto, questo tra i green job più richiesti in questi anni – come spiegato dal WEF – ci sono gli ingegneri ambientali, gli ingegneri delle energie rinnovabili nonché per esempio gli specialisti in veicoli autonomi ed elettrici.

Analizzando un campione composto da oltre 1.000 datori di lavoro a livello mondiale – a rappresentare complessivamente oltre 14 milioni di lavoratori in 22 cluster industriali, in 55 economie differenti – è stato stimato che entro la fine del decennio la transizione ecologica brucerà 92 milioni di posizioni di lavoro; parallelamente, però, ne creerà 170 milioni di nuove, con un saldo positivo di ben 78 milioni di posti di lavoro (tra i quali per l’appunto moltissimi green job).

La selezione del personale ostacolata dalla mancanza di competenze

Che ci sia un gap tra domanda e offerta a livello di green job non sorprende in alcun modo gli addetti ai lavori. Come sottolineato per esempio dagli head hunter di Adami & Associati, società di selezione del personale di Milano attiva a livello nazionale e internazionale, il mismatch è una componente ormai fisiologica del mercato del lavoro, con quasi la metà delle ricerche del personale che si scontrano con delle oggettive difficoltà di reperimento.

In generale a rendere difficile l’attività di recruiting è la mancanza di competenze aggiornate o specialistiche, nel campo della digitalizzazione, delle nuove normative e per l’appunto della sostenibilità. Proprio per questo, peraltro, sono in aumento le imprese che anziché affidarsi ai classici recruiter per individuare nuovo personale optano per le società di head hunting, così da inserire nei processi di selezione del personale anche persone non all’attiva ricerca di un nuovo lavoro ma potenzialmente interessate.

Più in particolare, il WEF dichiara che, nonostante un incremento netto del 12% delle competenze green a livello globale tra il 2022 e il 2023, l’offerta del mercato del lavoro resta ancora molto distante dall’effettiva domanda delle imprese per accompagnare e sostenere la transizione verde. Un processo che risulta prioritario per la metà circa delle aziende: il sondaggio del WEF riporta infatti che il 47% dei datori di lavoro è convinto che saranno proprio gli investimenti rivolti alla riduzione delle emissioni nocive a guidare la trasformazione della propria azienda nei prossimi anni.

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