Il settore calzaturiero italiano archivia un primo trimestre 2025, con indicatori che confermano una fase complessa. A dirlo, i dati elaborati dall’ultimo report del centro studi Confindustria Accessori Moda illustrati nel corso dell’assemblea annuale di Assocalzaturifici, l’associazione che rappresenta a livello nazionale le imprese a carattere industriale che operano nel settore della produzione delle calzature. “Non si registrano miglioramenti significativi nel panorama economico e geopolitico internazionale, segnali di tenuta ma ancora tiepida la ripresa”, evidenzia Giovanna Ceolini, presidente di Assocalzaturifici.
In questi primi tre mesi dell’anno, il comparto ha registrato una flessione del fatturato del -7%, ma l’export, registra con cautela un segno positivo del +2,5% in quantità, contenendo la frenata – un -4,1% in valore. I consumi delle famiglie sono in linea con l’inflazione (-1,2% in spesa e -2,1% in quantità) dovuta all’aumento dei costi energetici. La congiuntura poco positiva conferma un saldo stabile nella demografia delle imprese (-0,6% fine dicembre scorso) e nei livelli occupazionali dello -0,8%. Nel dettaglio, le esportazioni nel primo trimestre si sono attestate a 3,04 miliardi di euro per 53,2 milioni di paia, con i prezzi medi che, si sono contratti del -6,5% a 57,07 euro/paio. Come già lo scorso anno, sui mercati dell’Unione (+0,8% in valore e +6,4% in quantità) sono stati conseguiti risultati migliori rispetto alle destinazioni extra-Ue.
Nella Ue spicca il recupero della Germania (+15,5% in valore e +17% in paia), che lo scorso anno però nel primo trimestre aveva sperimentato cali superiori al -10%, e si consolida in quantità (+4,6%) l’export verso la Francia (in cui sono compresi anche i flussi di rientro dei beni che le griffe l’Oltralpe fanno realizzare in Italia), che segna al tempo stesso una contrazione del -6,9% in valore (restando comunque saldamente al primo posto tra le destinazioni).
Fuori dai confini dell’Unione, prosegue stabile la Svizzera legato al minor utilizzo, da parte delle multinazionali del lusso, degli hub logistici in territorio elvetico a favore di spedizioni dirette ai mercati finali di destinazione. Segnano un forte rallentamento tutti i principali sbocchi del Far East: la Cina cede il -17,9% in volume (-27,5% in valore); Hong Kong il -14,3%; la Sud Corea il -18,1%; il Giappone il -33,5% (con un -13,6% in valore). Complessivamente l’Estremo Oriente perde il -22,6% in quantità e il -25,3% in valore.
Trova invece conferma il buon momento degli Emirati Arabi (+16,8% in valore e +33,5% in volume) e della Turchia (+21% a valore). Arretramenti del -8,5% in valore per la Russia e del -4,2% per l’Ucraina. Rallenta il Kazakistan (-2% in valore), dopo l’evoluzione decisamente favorevole degli anni recenti. Gli Stati Uniti, pur tenendo in valore (+2,2%) cala nei volumi (-10,6%), a causa delle politiche commerciali e dalla svalutazione lieve del dollaro.
Analizzando il dettaglio territoriale, tra le prime 5 regioni esportatrici la Lombardia, si conferma in cima alla graduatoria, denota un segno positivo nelle vendite estere (+5,9%) mentre il Veneto (-10,6%) e Toscana (-20,1%, con -24% per Firenze). Un po’ meno impattante la flessione per le Marche (-6,9%, con Fermo -12,1%, Ascoli Piceno -6,3% e Macerata in controtendenza, +1,2%). l’Emilia-Romagna (-12,3%, con un -8,4% a Forlì-Cesena), come pure le due regioni a maggior presenza calzaturiera, vale a dire Puglia (-5,7%) e Campania (-20,9%). In merito infine ai consumi interni, un segno positivo negli acquisti delle famiglie si osserva, come già in passato, per le “sportive e sneakers” (+1% in volume e +1,7% in spesa); le scarpe da uomo denotano registrano (-4,8% in paia), mentre le calzature destinate alla clientela femminile e quelle da bambino presentano flessioni nell’ordine del -3% in quantità.
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