Il tema del costo dell’energia continua a gravare sulle imprese industriali italiane, specie le medie aziende. Durante la presentazione a Genova del rapporto Unioncamere, è emerso un quadro critico e approfondito sul peso che questa spesa ha oggi e avrà nel prossimo futuro. Giovanni Mondini, presidente di Confindustria Genova, ha spiegato con chiarezza le radici di questo problema, collegandolo a scelte energetiche passate e puntando l’attenzione sulle difficoltà che le piccole e medie imprese stanno affrontando. Senza facili soluzioni immediate, il percorso verso un sistema energetico più sostenibile e meno dipendente dal gas risulta impegnativo e prolungato.
Il peso del gas nell’attuale sistema energetico italiano
In Italia, la struttura del sistema energetico è profondamente influenzata dalla forte dipendenza dal gas naturale. Come sottolineato da Mondini durante l’incontro a Genova, questa situazione nasce da decisioni prese negli anni precedenti, che hanno orientato la produzione verso impianti a gas. Un tempo considerata una scelta razionale, oggi si rivela un limite pesante perché il prezzo del gas ha subito un’impennata. Le centrali termoelettriche sono spesso state convertite per funzionare a gas, causando un effetto domino sui costi rispetto ad altre nazioni.
Costi energetici più alti per chi usa più gas
Il risultato è che dove si usa più gas, come in Italia, l’energia elettrica risulta più costosa rispetto a paesi meno dipendenti da questo combustibile. Non a caso, i recenti aumenti dei prezzi dell’energia elettrica sono una diretta conseguenza di questa scelta strategica. Questo scenario ha messo in difficoltà soprattutto le aziende di medie dimensioni, che faticano a sostenere spese energetiche così elevate.
Le rinnovabili non bastano senza interventi sulla rete
Molto si parla di transizione alle energie rinnovabili, giuste per ridurre la dipendenza dal gas e limitare le bollette. Mondini ha messo in luce però che l’adozione di impianti solari ed eolici non è sufficiente se non si potenzia anche la rete di distribuzione. Senza una rete efficiente e adeguata, i nuovi impianti rischiano di provocare problemi di stabilità e di approvvigionamento.
La rete italiana ha bisogno di investimenti
La rete elettrica italiana ha bisogno di investimenti significativi per gestire una quantità maggiore di energia prodotta da fonti non programmabili come vento e sole. Senza una rete moderna, l’integrazione delle rinnovabili si traduce non solo in costi maggiori ma anche in rischi di blackout e dispersioni. Le lamentele nelle regioni più industrializzate aumentano, proprio a causa di interruzioni o difficoltà a soddisfare la domanda. Quindi, il passaggio alle rinnovabili deve essere accompagnato da interventi strutturali sulle infrastrutture, pena la creazione di nuove criticità.
Una transizione energetica lunga e complicata, colpa delle scelte del passato
Giovanni Mondini ha chiarito che non ci si deve aspettare una soluzione rapida al problema del costo energia. Questa transizione verso un modello più sostenibile sarà graduale e richiederà anni, forse decenni. Si punta anche al nucleare, ma per ora resta un tema controverso e lontano nel tempo.
In molte discussioni il nucleare di ultima generazione o la fusione vengono spesso indicati come la “panacea”, ma nel migliore dei casi questi impianti possono entrare in funzione non prima di 30-50 anni. Fino ad allora, Italia dovrà convivere con un sistema ancora basato sul gas e sulle fonti rinnovabili che si stanno progressivamente espandendo. Questa fase di passaggio impone alle aziende di affrontare costi elevati che continueranno a pesare sulle loro attività.
Un lungo percorso fatto di piccoli passi
Il quadro fotografato a Genova offre quindi un’attesa lunga, fatta di piccoli passi e aggiustamenti continui per ridurre il gap energetico e sostenere le imprese italiane.
La sfida per le piccole e medie imprese nella gestione dei costi energetici
Le piccole e medie imprese sono le più esposte all’aumento del costo dell’energia. Mondini ha spiegato che queste aziende non hanno la forza finanziaria per siglare contratti di fornitura energetica a lungo termine, a prezzi fissi, come invece fanno le grandi realtà industriali. Ne deriva quindi un maggiore rischio e un impatto diretto sui bilanci, con conseguenze su competitività e capacità di investire.
Il punto cruciale per il sistema produttivo nazionale
È proprio questo il punto cruciale per il sistema produttivo nazionale. Trovare strumenti e soluzioni per sostenere le PMI in questa fase di caro energia rappresenta una priorità. Bisogna evitare che i costi elevati frenino la loro attività o causino fallimenti. Qui entra in gioco il concetto di filiera, cioè il supporto collettivo che si può dare a queste imprese per superare il disagio temporaneo.
I prossimi mesi, e in certa misura anche i prossimi anni, saranno decisivi nel trovare meccanismi di aiuto concreti e mirati per evitare che l’onda lunga dell’aumento dei prezzi energetici danneggi soprattutto le aziende di medie dimensioni, che sono quelle più numerose e importanti per l’economia italiana.
Il Rapporto Unioncamere presentato a Genova ha tracciato con nettezza i problemi energetici italiani, sottolineando che serve un equilibrio complesso tra politica energetica, sviluppo tecnologico e protezione delle imprese. Un quadro che invita a gestire con realismo e attenzione un passaggio che si conferma lungo e impegnativo.
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