Space Act, le nuove regole Ue per lo spazio, paletti anche per Musk e Bezos: limiti ai rifiuti, quote per pmi e startup

Far sì che lo spazio non diventi il Far West fissando dei paletti su sicurezza, sostenibilità e resilienza e ridurre la frammentazione delle regole all’interno dell’Ue, frutto di approcci nazionali diversi che rischiano di frenare l’innovazione. Sono questi i principali obiettivi dello Space Act, la nuova normativa sullo spazio proposta dalla Commissione europea. 

I tre pilastri

I tre pilastri su cui si basa lo Space Act sono: sicurezza, resilienza e sostenibilità. In particolare la nuova normativa introduce misure volte a migliorare il tracciamento degli oggetti spaziali e a limitare i nuovi detriti, compresi i requisiti per lo smaltimento sicuro dei satelliti al termine della loro vita operativa. A tutti gli operatori spaziali verrà chiesto di effettuare valutazioni approfondite dei rischi durante l’intero ciclo di vita di un satellite. Inoltre verranno stabilite norme comuni per misurare l’impatto ambientale delle attività spaziali. 

Pari condizioni per gli operatori (compreso Starlink)

Per superare il problema della frammentazione del mercato europeo, lo Space Act prevede di creare un mercato unico per le società che intendono offrire servizi spaziali nel Vecchio Continente. Non solo quelle europee, ma anche quelle extra-Ue come Starlink di Elon Musk o Kuiper di Jeff Bezos, che dovranno rispettare le nuove regole. Se l’Italia, o qualsiasi altro governo in Ue, volesse quindi stipulare un accordo con Space X, dovrebbe rispettare «una serie di condizioni» poste nell’Eu Space Act che «saranno uguali per tutti gli Stati membri», ha spiegato Andrius Kubilius, commissario per la Difesa e lo spazio. «La questione – ha aggiunto – sta nel creare parità di condizioni per tutti gli operatori spaziali che vogliono operare sul territorio dell’Ue, incluso Starlink».

Un codice del traffico spaziale

Tra le novità proposte nel regolamento, l’introduzione di una sorta di codice del traffico spaziale. «Oggi 11.000 satelliti sono in orbita e altri 50.000 dovrebbero essere lanciati nel prossimo decennio. Allo stesso tempo, più di 128 milioni di pezzi di detriti stanno già circolando nello spazio, aumentando drasticamente il rischio di collisioni. Nel peggiore dei casi, questo potrebbe innescare crash a cascata che rendono le orbite chiave inutilizzabili e tagliano l’accesso ai servizi satellitari vitali», sottolinea la Commissione Ue in una nota.

Negli appalti quote del 10% per startup e pmi

Nel giorno in cui a Bruxelles veniva presentato il nuovo regolamento, è stata pubblicata in Gazzetta Ufficiale la nuova legge 89/2025 sulle «Disposizioni in materia di economia dello spazio», approvata in via definitiva al Senato lo scorso 11 giugno. La norma introduce un obbligo di subappalto di almeno il 10% a favore delle start-up e delle pmi in caso di appalti non suddivisi in lotti. La norma, secondo il presidente dell’Agenzia Spaziale Italiana Teodoro Valente, colma «un vuoto legislativo insostenibile», aprendo «la strada per un moderno cammino per il settore spaziale italiano e per l’Asi». «Per l’Agenzia Spaziale Italiana si apre ora un capitolo di grandi e nuove competenze legate, tra l’altro, alla capacità regolatoria che la legge le affida -ha aggiunto Valente – . Le nuove disposizioni legislative avranno un impatto oggettivo e concreto per una idonea crescita per la nostra industria nazionale, la competitività e l’innovazione tecnologica con particolare attenzione per Pmi e le start up»