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nuova soglia a 100.000 euro, ma l’Europa frena


Il Governo vuole alzare a 100.000 euro la soglia del regime forfettario, ma l’Italia non può decidere autonomamente perché ci sono ostacoli nella normativa UE. Ecco cosa cambierebbe per partite IVA, professionisti e microimprese.

Il Governo italiano punta ad alzare la soglia del regime forfettario a 100.000 euro: lo ha annunciato il sottosegretario all’Economia, Federico Freni, nel corso di un’audizione in Commissione Finanze alla Camera.

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È una misura attesa da molti professionisti, lavoratori autonomi e piccole imprese, che oggi, se sforano il basso “tetto” degli 85mila euro di ricavi o compensi annui, sono costretti a fuoriuscire dal regime agevolato, passare in contabilità ordinaria (con più tasse e adempimenti) e applicare l’IVA.

Ma non sarà così semplice riuscirci: l’Italia non può decidere da sola, e dovrà ottenere l’autorizzazione dell’Unione Europea. Infatti la normativa su franchigie ed esenzioni, un tempo più flessibile, è diventata molto rigida.

Una soglia più alta per aiutare le partite IVA

Il regime forfettario è un regime fiscale agevolato, pensato per semplificare la vita alle microimprese e ai professionisti, alleggerendo notevolmente il carico fiscale (la flat tax è del 15%, ridotta al 5% per le nuove attività).

Attualmente si può accedere al forfettario se il fatturato annuo non supera gli 85.000 euro. Portare questo limite a 100.000 euro permetterebbe a molte piccole imprese e lavoratori autonomi in espansione di restare nel regime agevolato, evitando il passaggio a quello ordinario, molto più complesso e oneroso.

Il sottosegretario Freni ha spiegato che si tratta di una misura «concreta e utile» per sostenere la crescita delle attività economiche più piccole, alleggerendo il peso fiscale e riducendo la burocrazia.

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Ma l’Italia non può decidere da sola

C’è però un ostacolo importante: l’Italia non ha autonomia per modificare da sola la soglia del forfettario. Questo perché i regimi IVA semplificati, come quello forfettario, adesso sono disciplinati a livello europeo, e perciò sottratti alle decisioni unilaterali nazionali. Ogni variazione deve essere autorizzata dalla Commissione UE.

Le attuali direttive europee fissano la soglia massima per il regime di esenzione IVA a 85.000 euro per le operazioni interne, con l’eventuale estensione a 100.000 euro prevista solo per chi effettua operazioni transfrontaliere. Per ora, quindi, non è possibile per l’Italia applicare in autonomia una soglia più alta per tutti.

Per superare questo limite, il Governo dovrebbe aprire un negoziato con Bruxelles, intavolando trattative. Ma l’esperienza insegna che ottenere deroghe di questo tipo è un processo lungo e incerto. Lo stesso sottosegretario Freni, nel corso dell’audizione alla Camera, ha sottolineato le difficoltà in tal senso, affermando che adesso “tutto dipende dall’Europa”.

Le reazioni di professionisti e associazioni

Intanto, l’annuncio inaspettato del Governo ha raccolto il favore di molti professionisti e partite IVA, che vedono nella proposta una chance per continuare a crescere senza perdere i vantaggi fiscali del forfettario.

Alcune associazioni di categoria si dicono, però, caute: pur apprezzando l’intento, avvertono che il superamento del limite comporta l’uscita automatica dal regime agevolato e l’obbligo di adeguarsi al regime ordinario, con adempimenti IVA (bisogna emettere le fatture), istituzione dei registri contabili e costi maggiori.

Altri esperti temono, poi, un “effetto soglia” che rischia di penalizzare chi supera di poco il limite, incentivando l’evasione o il frazionamento delle attività. È un fenomeno già ben noto con l’attuale soglia di 85.000 euro, che molti temono di superare, e questo, a livello generale, ostacola la crescita economica dei professionisti e delle microimprese.

Non manca poi chi critica l’intero impianto del forfettario, definendolo distorsivo e poco equo nei confronti del regime ordinario: un lavoratore dipendente, infatti, soggetto ad IRPEF ordinaria, paga il 23% sui redditi bassi e arriva al 43% (quasi la metà del guadagno) per la parte eccedente i 50mila euro annui. In questo senso, aumentare ulteriormente la soglia per i forfettari significherebbe incrementare sperequazioni e disparità di trattamento. E alla fine pagherebbero più tasse sempre i soliti lavoratori dipendenti e pensionati.



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